cittaceleste news Castroman: “Gol alla Roma? Mi ha cambiato la vita. Questa Lazio ha bisogno di Pedro”

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Castroman: “Gol alla Roma? Mi ha cambiato la vita. Questa Lazio ha bisogno di Pedro”

Lazio: Lucas Martin Castroman
Le parole dell'ex calciatore biancoceleste, intervistato dal Corriere della Sera, sul suo gol nel derby e sul momento della squadra di Sarri
Edoardo Benedetti Redattore 

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Lucas Martin Castroman è stato intervistato dal Corriere della Sera. L'ex calciatore della Lazio ha parlato del suo gol nel derby che gli ha cambiato la vita e della situazione attuale dei biancocelesti. Di seguito le sue dichiarazioni:

"Ancora oggi, quando sono a Roma, mi riconoscono tutti. Sia i tifosi della Lazio, che mi offrono cene e aperitivi, sia quelli della Roma, che vedendomi imprecano. Quel gol mi ha fatto capire l’amore viscerale che si vive in quella città. Guerino Gottardi mi aveva detto che il derby

può cambiare la vita. Ma non potevo immaginare tutto questo, a distanza di 25 anni. Ci sono giocatori che nelle partite o nelle stagioni importanti si esaltano. Non so chi può assumersi questa responsabilità nella Lazio attuale, ma in ogni gruppo ci sono le personalità che devono emergere".

Cancellieri, che gioca in un ruolo simile al suo, improvvisamente è diventato protagonista: cosa gli manca per diventare grande?

"A me il gol con la Roma ha cambiato la vita. Ma questo anche in campo. Prima sei un gregario, poi ti senti tutti gli occhi addosso. Tifosi, compagni, ma anche avversari ti guardano diversamente. Si diventa improvvisamente grandi. Ed è in momenti come questi che serve la continuità. Cancellieri deve dunque avere voglia di essere grande, senza temere la pressione".

La squadra appare in difficoltà: a chi aggrapparsi in un momento come questo?

"Pedro. Parliamo di uno che, con la sua esperienza, può valutare con saggezza i vari momenti della stagione. È sicuramente un punto di riferimento per i compagni".

Di Sarri cosa pensa?

"Sono convinto che sia la figura alla quale affidarsi. Non solo i giocatori, anche la società deve seguirlo per crescere".

Cosa ricorda del suo gol?

"Tutto. Stavamo spingendo molto, era il terzo angolo di fila che avevamo conquistato. La cosa che però ricordo in maniera più nitida è la sensazione prima del gol: sentivo che potevo segnare. Quando ho visto la palla venire verso di me, ho pensato solo a calciare. Ho avuto il merito di crederci con convinzione. Poi quello che è successo dopo, è indescrivibile".

Segue ancora il calcio?

"In questo periodo mi interessa di più la Formula 1. Faccio il tifo per Franco Colapinto: è cresciuto vicino a casa mia".

Si è proprio staccato dal suo vecchio mondo?

"Non del tutto. Sono presidente di una scuola calcio. Ci occupiamo di bambini dai 4 ai 16 anni. Onestamente per noi è sì importante che imparino a stoppare il pallone, a dribblare l’avversario e a calciare in porta, ma ci interessa di più che capiscano il senso dello sport di squadra. Bisogna aiutare il compagno più in difficoltà, per vincere insieme, serve il rispetto, la solidarietà. Aiutiamo anche bambini autistici e devo dire che per me questa è una missione. Una sorta di credo".

Che intende?

"Sono cattolico, credo profondamente in Dio. Mi ha avvicinato alla religione mia nonna, poi mia mamma e ora mia moglie. Lei, in particolare, mi riprende quando sbaglio. Mi fa ragionare sui miei errori. Sono contento di vivere cercando di rispettare la parola del Signore aiutando chi è in difficoltà".