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Un racconto straziante, come lo è il dolore di una morte ingiusta. A diciotto anni di distanza dalla morte di Gabriele Sandri, tragicamente ucciso presso la stazione di servizio di Badia al Pino da un colpo di pistola sparato dal carabiniere in servizio, Luigi Spaccarotella, è stato il fratello Cristiano, in una bellissima e toccante intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, a raccontare gli attimi terribili di quell'11 novembre 2007.
Cristiano, chi era Gabriele?
"Un ventiseienne con la gioia di vivere, altruista, generoso, buono, pieno di amici. Aveva anche giocato a calcio, una punta vecchio stile tutto cuore e grinta. Mi ricordava Gigi Casiraghi. Poi amava la Lazio e la musica".
Le passioni più grandi.
"La prima entrò nelle nostre vite grazie a mio padre. Ricordo l'abbraccio in curva nord nel giorno dello scudetto del 2000 o la trasferta a Parigi per la finale di Coppa Uefa, nel 1998. Partimmo da Piazzale degli Eroi e attraversammo il Monte Bianco".
E la musica, invece?
"Grazie a me. Mi piaceva l'elettronica, comprai i piatti da dj e se ne innamorò. Siamo cresciuti alla Balduina, a Roma nord, una famiglia umile. Mio padre ha un negozio di abbigliamento, Gabriele lavorava li di giorno e di notte andava a suonare. L'aveva fatto anche tra il 10 e l'11 novembre, prima di partire per Milano. Poi ce l'hanno ammazzato".
Dove si trovava e cosa le dissero quando la chiamarono?
"A casa. Era domenica mattina. Mi dissero di andare ad Arezzo. area di servizio di Badia al Pino, perché era successo qualcosa. Avevo capito che qualcosa non andasse. Mi consigliarono di venire accompagnato, poi una persona mi disse che avevano ucciso un tifoso. Collegai le cose, ma la mazzata finale la diede la radio. La tentazione di sapere era forte, così accesi e ascoltai. "Morto Gabriele Sandri, sostenitore biancoceleste". Mio fratello. Fu terribile, non si può capire".
L'ultima conversazione avuta con lui?
"Gli dissi di riposarsi. Aveva suonato al Piper fino a tarda notte. Ci penso da 18 anni".
All'epoca la figura di Gabriele fu strumentalizzata.
"Ferì tutti noi. Siccome tifava Lazio si parlò di un ragazzo di estrema destra, fascista, un ultrà. Ci fu una narrazione secondo cui se l'era andata data a cercare. Niente di più falso. E il questore di Arezzo disse che avevano sparato in aria".
Cosa provò nel sentire quelle parole?
"Incredulità. Avevo visto la macchina dov'era appena morto mio fratello con un buco nel vetro posteriore. Come poteva aver sparato in aria?".
Si parlò di una rissa come causa dello sparo.
"Sì, ma quale rissa? Gabriele dormiva in auto, era con altri quattro amici, persone a cui era legato e che sento tuttora. Appena alzato, altri tifosi della Lazio erano entrati in contatto con quelli della Juve, ma né lui né gli altri parteciparono. Gabbo si rimise in macchina, al centro, seduto dietro, ma il colpo di pistola, sparato dall'altro lato della strada, lo colpi. Quella persona prese la mira e sparò. Mi chiedo ancora cosa gli sia venuto in mente".
Luigi Spaccarotella, condannato a 9 anni e 5 mesi per omicidio volontario, si è mai scusato? Disse di essersi rivolto al vescovo di Arezzo per mettersi in contatto.
"Sì, ho letto di una lettera scritta di suo pugno che non ci è mai arrivata. Di questa persona non mi importa. Mi chiedo solo come può un agente, alle 9 del mattino, sparare due colpi così? Avrebbe potuto causare un incidente in autostrada o far esplodere la pompa di benzina. Come si fa?".
Ha mai avuto un confronto diretto con lui?
"Mai. Lo abbiamo visto solo alle udienze".
Lo perdonerebbe, se si pentisse?
"In quasi vent'anni non ci è mai arrivata nemmeno una lettera di scuse. Non sarebbe sincero".
Il rapporto tra lei e la Lazio è cambiato?
"Con la squadra no, con lo stadio sì. Era una cosa che univa me io mio fratello. Ora vado ogni tanto con mio figlio: ha 16 anni, si è abbonato in curva. L'ho chiamato Gabriele, e sa tutto dello zio».
Il calciatore che ha avuto più a cuore Gabriele?
"De Silvestri e Fabio Firmani. Ricordo ancora il suo gol al Parma un paio di settimane dopo il suo omicidio. Segnò all'ultimo minuto, sotto la Nord, con un destro sbilenco: fu Gabbo a spingere quella palla in rete. Fabio festeggiò andando ad abbracciare la foto di Gabri sul cancellone. Ricordo anche Totti e Rocchi portare i fiori sotto la curva. La sua morte ha unito tutte le tifoserie d'Italia".
Ha senso dire che dopo un lutto simile si deve guardare avanti e ci si può riprendere?
"No. Mia madre non si è più ripresa, una parte di lei è morta. L'abbiamo protetta. Lo stesso vale per me e mio padre: è un trascinarsi, sopravvivere".
Le capita di passare per quell'area di servizio?
"Ogni tanto sì, e il dolore non muterà mai".
Cosa direbbe a Spaccarotella se lo incontrasse?
"Spero di non incontrarlo mai".
Ha saputo che si è sposato?
"Beato lui. Anche a Gabriele sarebbe piaciuto. Non l'ha potuto fare. E la colpa è la sua".
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