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Lazio, Dia: “Non volevo venire in Italia. Sono stato convinto da…”

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In un'intervista rilasciata ad Au Coeur Du Jeu, Boulaye Dia ha raccontato la sua esperienza al Villareal e il passaggio alla Salernitana
Stefania Palminteri Redattore 

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In una lunga intervista rilasciata al podcast Au Coeur Du Jeu, Boulaye Dia, attaccante della Lazio, ha raccontato la sua esperienza al Villareal e la partita contro il Liverpool in Champions League. Poi, ha analizzato anche il passaggio alla Salernitana, di cui in seguito si è pentito amaramente. Ecco le sue parole.

"Da molto tempo ho capito che bisogna avere pazienza. Quando le cose sono fatte bene e con passione non si deve avere paura. Prima della semifinale di ritorno di Champions League contro il Liverpool non giocavo quasi mai, all’improvviso hanno poi scoperto che avevo grandi qualità.

Quando ho saputo di non essere più nei piani del Villarreal, avevo chiesto al mio agente di poter andare a giocare in Ligue 1, indipendentemente dalla squadra. Conoscevo il campionato, sapevo che avrei fatto 15-20 gol, in più avevo maturato esperienza.

Avevo delle offerte in Spagna: Almeria e  Celta Vigo, ma non volevo andare alla Salernitana. Ciò che mi ha convinto ad arrivare in Italia è stato un aneddoto di due anni prima. Mi avevano detto che se in Italia avessi giocato bene, le porte dell’Inghilterra si sarebbero aperte facilmente.

In Serie A è difficile, c’è tanta tattica, quindi se segni lì puoi segnare ovunque. Oltre alla tattica, ci sono anche tanti spazi. Non sono una persona che ha paura delle sfide, quindi ho scelto di andare alla Salernitana. Ho visto anche il mercato che stava facendo la mia società: Bradaric dal Lille, Bronn dal Metz, molti giocatori dal campionato francese.

Inoltre, c'era Candreva che ha avuto una carriera importante. Non mi avevano mentito, stavano allestendo una buona squadra. L’obiettivo era arrivare in Inghilterra, in società lo sapevano e mi avevano dato la loro parola. Mi sono fidato di una stretta di mano ma è stato un errore.

Avevo una missione, niente poteva fermarmi e sapevo quale sarebbe stato il mio calciomercato. Soprattutto dopo aver realizzato 16 gol in campionato, l’ultimo contro la Roma all’Olimpico. Finita la stagione, la società non faceva gli stessi discorsi dell’anno prima.  Hanno iniziato a dire che stavano costruendo la squadra intorno a me e io non ero d'accordo.

Dopo avermi riscattato per 12 milioni di euro, hanno aggiunto una clausola rescissoria da 20 milioni. Dicevano che era per rassicurare i tifosi. Poi non mi ha comprato nessuno e il prezzo ha iniziato a salire, come se fossi Dennis Bergkamp. Non ero assolutamente d'accordo.