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ESCLUSIVA – Pucciarelli racconta l’altro Sarri: “Ancora ricordo gli scherzi”

Pucciarelli
Il calciatore, allenato dal tecnico della Lazio a Empoli, rivela in esclusiva alcuni retroscena sulla gestione del gruppo da parte del mister

redazionecittaceleste

C’è un Sarri davanti le telecamere e ce n’è poi uno più nascosto, che si vive solo dentro lo spogliatoio o a stretto contatto sui campi di allenamento. È il Maurizio Sarri che ha a che fare con i calciatori, che rimane dietro le quinte rispetto a quello che appare poi in tv. Proprio per raccontare l’attuale allenatore biancoceleste visto da vicino, ma non solo, Cittaceleste ha contattato in esclusivaManuel Pucciarelli. Il calciatore, che ha lavorato con Sarri a Empoli, è intervenuto su Cittaceleste TV durante Io tifo Lazio, condotto da Valerio Marcangeli e Lorenzo Beccarisi.

Il rapporto con Sarri.

La Serie A mi manca tanto, ho vissuto degli anni davvero belli soprattutto con Sarri a Empoli. Poi abbiamo seguito anche negli anni successivi il lavoro svolto col mister. Mi manca tanto. Con Sarri ho fatto più partite che con qualsiasi altro allenatore, sono stato un suo fedelissimo finché mi ha allenato. Poi è andato al Napoli, un altro livello. Non è stato facile seguirlo, a differenza di quanto hanno fatto altri giocatori soprattuto in fase difensiva. Lui è molto forte in questo aspetto e magari preferisce gente già abituata al suo lavoro piuttosto che prenderne altri nuovi a cui deve insegnare tutto. Sarri è molto maniacale, la fase difensiva per lui è tutto. Magari la gente la pensa diversamente, anche l’opposto, ma non è così. In attacco dà molto spazio e molta libertà di movimento e giocate. In fase difensiva no, devi fare quello che dice lui”.

Un maestro della fase difensiva.

Secondo me è il migliore che abbia mai visto in questo senso. Se avessi giocato terzino probabilmente avrei avuto un’altra carriera: basta seguire quello che dice lui e si migliora. Poi ogni allenatore ha il suo pensiero, ma per quello che vedevo io ogni giorno è molto maniacale. È impressionante, una cosa che non ho mai visto neanche in modo simile in nessun allenatore. Alla Lazio è richiesto un altro tipo di gioco, vincere sempre e comunque le partite e dare spettacolo visti tutti i giocatori che ha. Può sembrare che si pensi più a quello piuttosto che alla fase difensiva, ma in realtà difensivamente è un mostro. Davanti lascia molto molto spazio ai giocatori”.

Gli anni sotto la guida Sarri.

Al suo primo anno ero giovane, tornavo da un prestito in C: mi dovevo ancora formare e il primo anno di B è stato duro per quello. Ma mi ha dato da subito fiducia, entravo e giocavo anche se non moltissimo. Poi l’anno dopo, sempre in B, per necessità ho fatto una delle due punte. Non è il mio ruolo, però feci bene anche in fase di copertura per il pressing e la profondità. Poi sono cresciuto da attaccante e nell’anno dopo in Serie A mi ha subito messi lì e sono andate bene. Ho fatto tre gol nelle prime sei gare. Poi è andata bene, si era trovata la filosofia giusta della squadra. Ovviamente non mi sento attaccante, spesso mi chiedevano chissà quanti gol ma non sono un attaccante. Per il gioco che voleva fare lui però andava bene e le ho giocate quasi tutte”.

Luis Alberto e Milinkovic.

Da quando è arrivato Sarri so che c’è il dilemma su Luis Alberto. Non è facile, un anno fa avevo detto in un’intervista che a Sarri lo spagnolo sarebbe piaciuto molto. È innamorato di questi giocatori. Ma capisco il suo pensiero, si vede il campo. Offensivamente la Lazio guadagna tantissimo con un giocatore che può trovare la giocata da un momento all’altro. In fase difensiva si perde però un po’ di gamba. Anche Milinkovic può fare la mezzala in entrambe le fasi, ma è molto più forte offensivamente. Non è facile metterli in campo insieme, secondo me però Sarri sta provando in tutti i modi a farli coesistere entrambi. Ma se ha ancora questi dubbi oggi troverà anche altre soluzioni. Ha voluto fortemente Vecino, sa cosa può dargli. Credo stia provando a mettere un po’ ordine con le sue idee. Anche se mettere fuori Luis Alberto non è facile”.

L’altro Sarri.

L’entusiasmo di Sarri è coinvolgente, un suo punto di forza oltre la tattica e la fase difensiva che è impressionante. Magari da fuori non si nota a maggior ragione ora che è diventato un personaggio e la gente si basa solo su ciò che vede e sente nelle interviste. È diretto, schietto, magari fa battute che non tutti percepiscono. Dentro lo spogliatoio è un’altra persona: concede tantissimo ai giocatori sia nei ritiri estivi che durante i weekend e in settimana. Lui permette di fare ciò che vuoi: basta che in campo vai a mille all’ora quell’ora lì e dai tutto capendo ciò che vuole e lo fai per un’ora. Poi puoi fare ciò che vuoi, per questo è molto apprezzato da tanti giocatori, tipo me. Mi piace un allenatore che ti lascia spazio fuori dal campo e anche dentro”.

La gestione del gruppo.

Un attaccante non ha paura di provare una giocata con lui, la fa. Se sbaglia non è un problema, basta correre mettersi in posizione e stare dove si deve. I giocatori apprezzano molto questi allenatori. Ci sono molti con cui non puoi neanche fiatare o scherzare. Lui è l’opposto. Sembra molto duro ma se ti metti a ragionare con lui è una risata continua. Anche quando capita che sgrida un compagno, gli altri ridono perché usa dei modi e dei termini che fanno sorridere. Molti, quasi tutti anche nella Lazio, lo rispettano. Non è poco quando arrivi ad allenare calciatori di quel livello. Lui ci è riuscito e se lo merita sicuramente”.

Le sigarette nascoste

Un retroscena che mi è rimasto impresso? Sono state dette tante cose. Ma ricordo le sigarette che gli nascondevamo durante gli allenamenti nelle palle inattive. Lasciava le sigarette lì per spiegare e qualcuno gliele nascondeva. Non ammetterò mai che possa averlo fato anche io (ride, ndr). Qualcuno gliele nascondeva e lui finché non si trovavano le sigarette non riprendeva, poteva anche star lì fino a notte inoltrata. Ma questa è una delle tante, era un continuo scherzo. È chiaro che dovevi andare forte, ma se sapevi prenderlo… Dopo tre anni c’era un altro tipo di rapporto, ce ne sono tante da raccontare e molte sono state già dette”.

La scaramanzia e le battute.

C’è il fatto che sia scaramantico e abbia le sue mille fisse. Lui per esempio non tocca le linee del campo, non so se ora è cambiato. Girare piano intorno al gruppo, fumando o mordendo il mozzicone, durante il torello? Sì sì, anche questa è vera (ride, ndr). Sembra serio e pensieroso, ma magari qualche battutina la fa ai giocatori. È un modo di comunicare e ai calciatori magari può far piacere che il mister gli stia dietro e dica le cose, anche scherzando. Magari da fuori non si vede, ma lui le ha queste cose qui”.