Il direttore sportivo della Lazio Angelo Fabiani ha concesso una lunga intervista ai taccuini de La Stampa, nella quale ha parlato della prossima sfida contro la Juventus allo Stadio Olimpico e del futuro di alcuni giocatori biancocelesti. Di seguito le sue dichiarazioni:
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Fabiani: “La Lazio è senso di appartenenza. Cessioni? Non rafforzeremo altri club italiani”
Stadio Olimpico, ore 18. Direttore Fabiani, chi ha più da perdere?
"Noi e loro, non vedo differenze. Noi siamo arrivati fino a qui grazie alla forza delle idee e, le idee, danno sostanza e forma a tutto".
La Juve deve arrivare in Champions: la missione bianconera si annuncia senza via d’uscita e potrebbe darvi l’assist della minore responsabilità…
"Il quarto posto è una corsa a più facce: se loro devono conquistarlo, noi lo vogliamo prendere".
La Lazio gioca bene, diverte, attira: così, almeno, fino a poco tempo fa.
"La Lazio è senso di appartenenza: lo hanno capito i nostri tifosi, lo ha percepito chi ama il calcio. I risultati contano, e non poco, ma conta anche come lavori per arrivarci: noi, in questa stagione, abbiamo creato curiosità negli occhi di chi ci guarda".
Va via Sarri, tocca a Tudor: che cosa vi è rimasto della breve parentesi con il tecnico croato in panchina quando, l’anno scorso, la stagione doveva scrivere la sua ultima parte?
"Tudor in corsa fa la differenza: il suo impatto fu più che positivo con la squadra e l’ambiente".
Poi, i saluti nonostante il contratto prevedesse altro.
"Si è detto e scritto tanto, troppo: ho letto di screzi tra l’allenatore e la società, niente di vero. Fu Igor (Tudor, ndr) a decidere di andare via e, noi, di continuare sulla nostra strada che prevede un orizzonte temporale di tre anni per dare un senso al nuovo progetto".
Non è vero nemmeno la narrazione che vede Tudor e Guendouzi in rotta di collisione dai tempi di Marsiglia?
"Non mi risulta. E, comunque, prima di scegliere il dopo Sarri ci siamo confrontati, ad ogni livello".
Rimaniamo sui singoli: un progetto può avere successo se si basa sulla continuità...
"Sarà così. Anzi, mi faccia fare un avviso ai naviganti".
Tradotto?
"Chi vuole i nostri ragazzi sappia che non ci sono margini: non li cederemo a potenziali concorrenti in campionato, non rafforzeremo
gli altri club italiani".
Una presa di posizione netta.
"Logica, direi".
Rovella, Isaksen, lo stesso Guendouzi, Zaccagni, Gigot, solo per citarne alcuni, non si muovono da Roma, dunque?
"Al 99, 99 per cento no. E, tra l’altro, non si vogliono muovere loro. Torniamo al senso di appartenenza...".
Una riflessione a parte la merita l’intramontabile Pedro.
"Ha detto bene: intramontabile".
Giocherà ancora una stagione alla Lazio?
"Una o due, dipende da lui. Pedro conosce bene il nostro pensiero che va oltre: quando deciderà di smettere, le porte per un ruolo in società sono aperte. Non si perde un patrimonio e un esempio come lui".
Idee uguale sostenibilità: la Lazio può fare scuola.
"Niente contro i fondi o le altre proprietà, ma se chiediamo ai tifosi chi sono, in pochi sanno rispondere. La nostra storia è diversa, gli obiettivi ben chiari".
Un passo indietro: sabato, ore 18, Lazio-Juve. Sorpreso dal campionato in altalena dei bianconeri?
"Le sorprese nel calcio non mancano mai: per me, ad esempio, il Milan è la squadra più forte nei singoli eppure è là dietro. Comunque non si parla mai delle sorti altrui".
Lei è nel calcio da oltre trent’anni...
"Mi faccia raccontare una cosa: ad Empoli un dirigente fa un commento con un mio collaboratore seduto dietro. “Fabiani comanda il calcio da una vita...”, io non comandavo nemmeno a casa mia. Sono uno che si affida alle idee".
Lazio o Juve: chi vince?
"Per ora vincono i nostri tifosi: l’attesa tra la gente è incredibile".
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