cittaceleste news Lazio, Fabiani: “Mercato, Sarri, Baroni, Insigne, futuro: vi dico tutto. E le vacanze…”

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Lazio, Fabiani: “Mercato, Sarri, Baroni, Insigne, futuro: vi dico tutto. E le vacanze…”

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Le parole del direttore sportivo biancoceleste, protagonista di una nuova lunga intervista. “Accattone non era riferito ai tifosi ma a...”
Michele Cerrotta

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È vero sono stato fuori per trascorrere il giorno del compleanno con la mia famiglia. Poi se qualche accattone non ha questi valori, peggio per lui, io non devo rendere conto a nessuno”. Aveva fatto rumore questa uscita oggi sulle colonne del Tempo di Angelo Fabiani, direttore sportivo biancoceleste. Per provare a chiarire quanto detto e per fare il punto sulla Lazio il ds è intervenuto nel pomeriggio ai microfoni di RadioRadio. Queste le sue parole: “Vacanze? Vorrei fare una premessa, sapete quanto io sia una persona vicina e sensibile nei confronti di tutte le classi sociali. E non lo dico in termine dispregiativo. Però volevo usare il termine accattone per questo ignobile soggetto, ‘chi tenta di tenere aiuti, favore o risorse da altri senza lavorare, o impegnandosi in modo disonesto’.

Cosa voglio dire? Si dice che Fabiani invece di lavorare sta vacanza. Premesso che se il giorno del mio compleanno raggiungo la mia famiglia non ci vedo nulla di male, non capisco il motivo di tanto accanimento. Prima di parlare bisognerebbe capire cosa può pensare qualsiasi uomo. In questi ultimi due mesi sto attraversando problematiche familiari di malattie serie, che toccano i miei figli e mia sorella. Quando si tocca la sfera familiare ci si inalbera, poi se mi dicono che sono incompetente o capace fa parte del mestiere. Ma non consentirò mai a nessuno, né tantomeno a questo accattone o alle persone che si contano sulle dita di una mano, che aprono bocca e gli danno fiato, si nascondono dietro profili Facebook e scrivono stupidaggini. Nella mia sfera familiare e privata non ci faccio entrare nessuno. E spero di incontrare un giorno vis a vis questo accattone per scambiarci due parole. Gli farò capire che non erano vacanze, ma qualcosa di più importante che auguro a tutti di non vivere mai. Tutto qui.

Non era una frase rivolta ai tifosi della Lazio, la gente penso mi conosca: sono trent’anni che faccio questo mestiere. Ho profondo rispetto di tutti, figuriamoci della tifoseria. Siamo in uno stato di diritto, se uno si sente di manifestare in piazza va bene, purché siano cose sempre contenute nella legalità. Io rispetto tutti, soprattutto ho profondo rispetto di tutti. Vorrei sottolineare questo aspetto. Il termine accattone non vuole essere offensivo verso chi vive per poter mangiare e anzi me ne scuso. Se sono stato frainteso chiedo scusa umilmente. È un termine usato per indicare chi non conosce le persone, non sa determinate situazioni e si permette di dire cose che non stanno né in cielo né in terra.

Io da trent’anni faccio questo mestiere e non conosco il termine ferie, ma anche volendo sono problemi via se vado 20 giorni in ferie. Non c’entra col mondo del calcio. Significa essere cattivi d’animo. Io sono nato a Roma, è la mia città. E mi auguro un giorno di incontrare questo accattone, inteso come l’ho detto prima, e farmi dire certe cose in faccia. Io avrò il coraggio di dirgli che è un accattone, vediamo se lui avrà il coraggio di dirmi qualcosa. Troppo facile nascondersi dietro una pagina Facebook. Quando succedono certe cose non è facile, ma sono fatti miei. Non auguro del male a nessuno, neanche a questo accattone nel senso che ho detto prima.

I 27mila abbonati? Vanno ringraziati, come chi ha manifestato in maniera civile e ha sottoscritto l’abbonamento. Chi sottoscrive un abbonamento e fa uno sforzo ha tutta la solidarietà e il ringraziamento. Io capisco la difficoltà, mi metto nei panni di chi poi di riflesso vive anche di calcio. E parlo delle emittenti, i giornali e i siti. Il calciomercato riempie di fatto e questo potrebbe recare un danno a tutte le situazioni collaterali che ruotano intorno a una società di calcio. Poi c’è il calcio giocato, quello professionale, che mi riguarda da vicino. E dico che a mio modo di vedere bisogna essere moderatamente fiduciosi, perché questa squadra lo scorso anno ha prodotto numeri interessanti, questa squadra purtroppo lo scorso anno specialmente in casa dove poteva fare meglio ha collezionato dieci pareggi. E fino all’ultima giornata si stava giocando qualcosa di importante. In Europa è arrivata ai quarti di finale. Una forza interna c’è.

Blocco del mercato? È evidente non sia una cosa normale, è un danno per tutto il movimento. Poi se faccio una considerazione interna dico che la Lazio è attrezzata. Il blocco del mercato che è arrivato per una svista, capita a tante società, succede a chi lavora. Ma non all’indomani del blocco ho detto che non avremmo dato via i pezzi migliori: l’ho detto alla seconda giornata dello scorso anno. Ho intrapreso il percorso di un programma triennale e avevo detto che a giugno non avrei venduto nessuno. E questo è stato fatto. È stato ceduto solo Tchaouna per un fatto ambientale: non si era ambientato, mettiamola così. Né a Roma, né nel cuore dei tifosi, né nel nostro movimento. Comprato a otto e venduto a quindici. Per tutti gli altri giocatori sono arrivate richieste che abbiamo declinato.

Se qualche società avesse esercitato la clausola di Guendouzi o Rovella non ci avremmo potuto fare nulla e avremmo avuto qualche problema in più. La giornata lavorativa di un direttore sportivo, visto che oggi non si tratta più di una figura che segue un’ora e mezza di allenamento e torna casa, guarda alla gestione di tutta la società. Sulle uscite c’è sempre il veto del tecnico: fin quando Sarri non scioglie le riserve per due over, e la lista è un’altra cosa che andrebbe cambiata, né Fabiani né Lotito possono intervenire. Sarà lui a fare le sue valutazioni e a comunicarcele.

Intanto ovviamente ho fatto tante altre uscite: da Floriani ad altri che abbiamo sistemato in diverse società. Abbiamo altri giovani aggregati alla prima squadra come Ruggeri che hanno delle richieste. Ma dobbiamo aspettare che Sarri ci indichi la rotta da seguire. Gennaio? L’indice è stato abolito, entreranno altri parametri. A gennaio si apre un nuovo capitolo, un nuovo mercato, nuovi scenari. A fine anno di questa stagione molte situazioni pregresse che ci portiamo dietro da anni e anni verranno meno per la scadenza dei rispettivi contratti. È giusto che cambino aria: dopo sette, otto o nove anni è giusto fare nuove esperienze. Ci riossigeneremo ancora di più e faremo un altro passo verso quel programma di tre anni. Il sottoscritto, finché avrà la responsabilità tecnica, non intende dare via i pezzi migliori perché ci si sta fondando il futuro della Lazio. Abbiamo fatto due amichevoli di lusso, abbiamo visto una bella Lazio e questo ci fa ben sperare. Ringrazio i tifosi e andiamo avanti con estrema fiducia.

Belahyane? Nessuno ha la verità in tasca: ai tecnici e agli allenatori va lasciata la possibilità di fare delle scelte. Purtroppo lo scorso anno Baroni, a cui va il nostro ringraziamento, la vedeva in una certa maniera. E non è che si possa intervenire per modificare qualcosa. Fare ingerenze verso un tecnico è brutto, significa delegittimarlo. E allora gli devi dare la fiducia che gli hai accordato quando hai sottoscritto un contratto. Insigne? No, è stata una cosa più suggestiva che altro. Noi abbiamo riconfermato Pedro, che dipendesse da me riconfermerei per altri dieci anni, anche dopo il calcio giocato. È un uomo importante, professionista dentro e fuori dal campo. Ma il mio modo di concepire il calcio è quello di andare alla scoperta di giovani elementi e non trentenni. Gigot lo abbiamo preso, ma perché ci sono momenti della stagione in cui devi fare delle scelte. Questa è stata una scelta un po’ forzata.

Il mio modo di programmare è rivolto verso i giovani. Abbiamo preso elementi che fanno ben sperare. Per Insigne tutto il rispetto, ma credo che non rientri nei parametri di una ricostruzione e del programma della Lazio. Un uomo guida, uomo spogliatoio, lo abbiamo già e me lo terrei ancora stretto anche dopo il calcio giocato. Prima ho ringraziato Baroni, un amico a cui tanti anni fa diedi anche la possibilità di andare ad allenare l’Ancona, che però evidentemente ha un profilo diverso da Sarri. Anche per una questione anagrafica, di esperienza. È un po’ più camaleontico, lungimirante. E ci sono fasi della partita in cui bisogna portare accorgimenti. Probabilmente lo scorso anno in alcuni momenti siamo stati un po’ presuntuosi, i primi sei mesi ci avevano fatto adagiare. E quando è stato il momento di cambiare marcia non lo abbiamo fatto. Ma questo non è un attacco a Baroni, che ringrazierò a vita perché ricordo perfettamente che in un momento delicatissimo in cui alcuni big non c’erano più ha accettato una sfida che non tutti avrebbero accettato. Lui lo ha fatto, gli voglio bene e lo ringrazio. Poi ha deciso lui di andare al Torino.

Sarri si è subito reso disponibile e lo devo ringraziare di cuore, mi ha ridato la mano per la seconda volta dopo la cosa dell’indice anche se non c’era ancora un contratto. La sua esperienza servirà a migliorare i Provstgaard, gli Ibrahimovic (che non è più alla Lazio, ndr) e tutti questi giovani. La norma dell’indice? Ci sono tre indici, i quali se superano una certa soglia comportano il blocco totale. Se compro oggi Rovella e lo pago in quattro anni, di anno in anno accumulo questi ammortamenti e l’indice segna il rosso. Il costo del lavoro allargato rappresenta procuratori, stipendi di giocatori in organico e no, come quelli acquistati cinque anni fa che devi mandare a giocare in altri club, a volta dando anche degli incentivi all’esodo o alla valorizzazione. Nell’indice di liquidità ci vanno anche le spese infrastrutturali.

Se questi tre indici segnano rosso scatta il blocco. Il tema è che per una svista una cifra che poteva essere messa a giugno è stata, per pignoleria, messa al 31 marzo. E questo ha fatto scattare questo blocco. Purtroppo solo chi lavora sbaglia, certo è che questa situazione la si poteva prevedere prima: se al 31 luglio non ti do la possibilità di fare neanche un mercato senza alterare gli equilibri economici, avremmo fatto operazioni diverse iniziando a pagare dopo. Purtroppo è stata una svista, un eccesso di zelo. La Lazio è quotata in borsa, ci sono riflettori accesi e anche il contabile prende e mette tutto in scaletta. Ma se l’ammortamento della nuova accademia fosse stato messo al 30 giugno non sarebbe accaduto. È andata così, chiediamo scusa ma sono abbastanza fiducioso che dopo il temporale arrivi sempre il sereno.

Provedel e Mandas? La scelta compete all’allenatore. Ma è l’unico ruolo in cui ci debbono essere certezze, perché nell’incertezza sbagli con entrambi. Sarri non è un allenatore di primo pelo, conosce le regole del gioco. L’incertezza dà fastidio anche ai giocatori di movimento, figuriamoci al portiere che ha grandi responsabilità. Credo che Sarri quanto prima sciolga la riserva su chi sarà il portiere. Poi ci saranno situazioni come la Coppa Italia, ma avere due portieri forti aiuta entrambi a crescere. Mi assumo tutte le responsabilità, ma dopo circa trent’anni di questo mestiere sono anche lungimirante. A gennaio presi due giovani calciatori che andavano a completare un organico di per sé già ottimo. E io oggi questa necessità di sostituire Guendouzi non la vedo. Mi danno 40 milioni, ne spendo 30 per sostituirlo e non sono sicuro di avere gli stessi risultati. Allora non lo faccio per rispetto dei tifosi. Da inizio anno ho detto che non darò mai via i pezzi migliori e questa è la vera forza della società.

Io sono per la classe operaia, per chi lavora e ci mette la faccia. Ci può stare che nella vita quotidiana si possano commettere leggerezze in buona fede per essere onesti. Ma cosa cambia tra lo status quo della Lazio che oggi non necessità di urgenze per sostituire un calciatore con una squadra che ha 30 giocatori in organico e non può fare mercato se alcuni non vanno via? Molte squadre hanno di fatto l’indice bloccato. Se io avessi voluto fare il furbo avrei preso l’Insigne della situazione: vieni a costo zero, mi rinunci a tutti gli stipendi e da gennaio ti do i soldi. Avrei fatto l'interesse della Lazio? No. E allora ho preferito non trovare le scorciatoie come probabilmente fanno altri. Io non prendo in giro nessuno, non espongo società e tifosi a brutte figure perché ho la consapevolezza che abbiamo un organico importante e che può ben fare da qui a fine campionato, fermo restando che esiste il cosiddetto mercato di riparazione a gennaio.

Questa squadra lo scorso anno ha fatto 86 gol ma ne ha subiti purtroppo 56, però i numeri li ha prodotti. È mancato equilibrio. Io voglio pensare che la Lazio attuale sia quella bella Lazio ammirata da tutti quanti a inizio della scorsa stagione. La Lazio non arretrerà mai: viene da due settimi posti, ma va vista la storia. Si sta lavorando per un futuro migliore, basato sui giovani e sul non dare via i pezzi migliori. Da laziale addetto ai lavori l’obiettivo è avere un parco giocatori dal valore importante per fare qualcosa di serio e duraturo ripercorrendo il modello Atalanta degli ultimi anni. Ma se mai si inizia mai se ne può avere contezza. Io sono ripartito da zero dopo certi addii importanti, non era facile né scontato immaginare che si potesse fare un campionato interessante come quello dello scorso anno.

Questa Lazio ha lottato un anno fa per l’Europa e può farlo anche quest’anno. Lo ha dimostrato, poi esistono tante cose: uscire ai quarti di finale ai rigori non piace a nessuno. Ma i valori si sono visti anche contro il Galatasaray. Credo nel lavoro, nell’onestà e nella professionalità di tutti quelli che operano all'interno della Lazio. A un eventuale fallimento seguiranno eventuali dimissioni del sottoscritto. Sono molto testardo, ma dall'oggi al domani non si costruisce nulla. Ci metto passione, voglia e fede: mi auguro che come da trent’anni a questa parte i risultati importanti non tardino ad arrivare. Lo scorso anno uscire ai rigori è stato un incidente di percorso. E una roba insolita perdere l'ultima di campionato con il Lecce. Mettiamola così, ma senza dare o addossare responsabilità a nessuno.

Giocatori? Si sentirà parlare di Provstgaard, è un ragazzo che è un predestinato perché è un professionista anche fuori dal campo. Poi abbiamo tanti altri calciatori interessanti. Anche Cataldi si è ripresentato molto bene, un anno di esilio gli ha fatto bene: è tornato centrato, voglioso e sta dando delle belle risposte. Mi auguro un qualcosa in più in fase di finalizzazione da parte del Taty, che possa con Sarri acquisire quella sicurezza, quella giocata su questioni di sviluppo di gioco ben codificate.

Il capitano? Il capitano è il capitano dell’allenatore. Anche lì la scelta ricade su Sarri. Le uscite, così come chi rappresenta l'allenatore in campo, è una scelta che ricade anche e soprattutto sull’allenatore. Non ci sono prime donne: sono tutti affiatati e tra lo scorso anno e quest'anno si è costruito un buon gruppo. Per me sono tutti capitani, poi la fascia la porta uno. Lo scorso anno Baroni ha deciso di darla a Zaccagni, il più rappresentative e un ragazzo straordinario. A noi va bene così. Il calcio non è scontato, il Milan l'anno scorso ha tentennato e ci saranno sorprese anche quest’anno”.