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Fenomeni Parastatali, storie di meteore. Morrison: la Promessa mai mantenuta di Sir Alex

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Fenomeni Parastatali, la nuova rubrica di Cittaceleste dove ripercorreremo la storia in biancoceleste delle meteore passate per la Capitale
Gianluca Mattalini

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"È la migliore promessa mai vista!" sentenzia, nell'estate del 2009, senza dubbi niente di meno che Sir Alex Ferguson. Parole a cui fanno poi eco quelle di un'altra leggenda del Manchester United come Wayne Rooney: "Ho visto venire fuori dalle giovanili talenti come Pogba e Lingard, ma lui era più forte di loro e di parecchio". Le referenze dunque sono quelle del predestinato, ma di quei famosi What if il calcio - purtroppo - ne è pieno e Ravel Morrison è, indubbiamente, tra i più grandi mai visti.

Ma quella del talento nato a Manchester e naturalizzato giamaicano non è una di quelle storie a lieto fine. Tutt'altro: è la triste narrazione di un'autodistruzione. Perché se nessuno, tra compagni e allenatori, ha mai dubitato dell'infinito talento del classe '93, anche per l'epilogo della sua carriera il pensiero è unanime: il principale artefice del suo mancato successo non deve essere ricercato in altre persone se non in lui stesso.

La Lazio lo punta nel gennaio 2015 e a giugno da svincolato arriva finalmente in biancoceleste. Morrison ha 22 anni e sbarca come rinforzo per affrontare al meglio i play off di Champions. Al momento del suo arrivo l'entusiasmo è già altissimo e in poco tempo scatta il paragone tutt'altro che banale con una leggenda della Lazio anni '90: Paul Gascoigne, manifesto del genio e della sregolatezza biancoceleste. Subito Morrison mette in mostra la sua personalità ma, molto probabilmente, anche la sua ingenuità: il giamaicano confessa infatti, nonostante il suo passato in Premier League e le origini inglesi, di non aver mai sentito parlare di Gazza e delle sue gesta.

Le premesse poi sembrano ottime: Morrison incanta nei test estivi, in allenamento i compagni rimangono incantanti a uno tocco di palla. Ma poi, di quel talento, in campo neanche l'ombra. I comportamenti eclettici fuori dal campo prendono il sopravvento e nella sua prima stagione in biancoceleste gioca appena 8 partite, 4 delle quali in campionato e solo per pochi spezzoni di gara. Più che degli spezzoni di partite si ricordano di lui i tweet polemici (spesso postati ma poi cancellati).

La seconda annata va, se possibile, anche peggio fino a quando, il 31 gennaio 2017, decide di fare ritorno in patria, tornando in prestito al QPR. Quello agli inglesi è solo il primo di una serie infinita di prestiti culminata che nel luglio 2019 quando saluta la Lazio definitivamente. Tanti i rimpianti da una parte e dall'altra, con i biancocelesti che ancora oggi, più di 10 anni dopo, si chiedono come sarebbe andata se Morrison avesse avuto la testa di "Gary Neville" (cosa che Rooney più volte sottolineò come enorme mancanza nel giamaicano) piuttosto che vivere la vita da rockstar tanto sognata ma mai, realmente, meritata. E così di quella Promessa di Sir Alex non è rimasto niente, se non la consapevolezza che quella meteora ha, davvero, illuso chiunque. Morrison per primo.

 

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