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Fenomeni Parastatali, storie di meteore biancocelesti. Muriqi: il naufragio del Pirata
È il 15 settembre 2020 e in piena sessione di mercato (quell'anno aperta dal primo settembre al 15 ottobre causa COVID) la Lazio annuncia l'arrivo dal Fenerbahce di Vedat Muriqi. I biancocelesti, che avevano chiuso la travagliata stagione 2019/20 al quarto posto, sono certi: il gigante kosovaro è il profilo giusto per completare il pacchetto offensivo in vista della campagna in Champions League. L'operazione è, a suo modo, storica: Muriqi, sbarcato nella Capitale per 20 milioni bonus compresi, diventa il secondo acquisto più oneroso dell'era Lotito, dietro solo a un idolo della storia recente biancoceleste come Mauro Zarate (20,2 milioni). Le premesse poi sono incoraggianti: 32 gol negli ultimi due campionati di Turchia, numeri più che all'altezza per affiancare Ciro Immobile, fresco di scarpa d'oro.
Gol e carattere: il carisma infatti non gli manca. Un'infanzia segnata dalla guerra, dalla tragica scomparsa del padre e dal lungo viaggio dal Kosovo all'Albania ne hanno fatto un uomo dalla scorza dura, dedito alle cose importanti della vita e poco turbato dal non rientrare nei canoni estetici stereotipati costruiti intorno alla figura mitizzata del calciatore. I lunghi capelli raccolti, la barba incolta e lo sguardo arcigno gli valgono infatti il soprannome di Pirata. Ma se il prologo poteva lasciar pensare a un'avventura da ricordare, il suo viaggio in poco tempo termina con un naufragio. Muriqi fatica ad ambientarsi, non riesce a inserirsi nei dettami di gioco di Simone Inzaghi e la prima stagione con la maglia della Lazio termina con il misero bottino di 2 gol (1 in Coppa Italia e 1 in campionato, entrambi contro l'Atalanta) in 34 partite (27 in Serie A, 5 in Champions League e 2 in Coppa Italia).
L'annata di Muriqi con la maglia della Nazionale ha, paradossalmente, tutt'altro copione: il Pirata in patria rimane un idolo e segna ben 7 gol in 5 partite. Ma a Formello le acque non sono quelle giuste per lui e la staffetta in panchina Inzaghi-Sarri lo conferma ulteriormente. Muriqi inizia la stagione 2021/22 in biancoceleste, raccoglie 15 presenze senza mai riuscir a incidere se non con un assist, ma a gennaio l'inevitabile epilogo si concreta. Il Pirata saluta, salpa direzione Mallorca e lo fa dando dimostrazione, ancora una volta, della sua grande umanità. "Niente scuse, solo colpa mia, nel calcio succede - dirà una volta arrivato in Liga - Avevo un problema alla coscia e mia moglie incinta era rimasta in Turchia, stavo male dentro e fuori dal campo".
Cruciale l'incrocio con Maurizio Sarri: "Un mostro. Il migliore che abbia mai avuto. Io con lui non giocavo, ma godevo tantissimo, in partita e in allenamento". Ma l'importanza del tecnico toscano non è legata solo all'aspetto tecnico. "Andai a chiedergli cosa pensava di me, se e dove potevo migliorare: una chiacchierata eccezionale, onesta, trasparente. Lo ringraziai di cuore e gli chiesi se mi dava un mano ad andar via: trasferimento a Mallorca, e il resto, se vogliamo, è storia". Ma storia per davvero. In Spagna il Pirata ha trovato il suo porto sicuro, conquistandosi il cuore dei tifosi a suon di gol (nel 22/23 chiude quarto nella classifica marcatori dietro all'accoppiata leggendaria Lewandowski-Benzema e a Joselu, che la stagione successiva avrebbe vestito la camiseta blanca del Madrid).
Eroe in Spagna, meteora in biancoeleste: Muriqi rimane, suo malgrado, tutt'oggi uno dei più grandi flop della storia recente della Lazio. Un Pirata buono naufragato a Formello.
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