cittaceleste news Fenomeni Parastatali, storie di meteore. Perea: il fuoco di paglia del Cavani di Tare

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Fenomeni Parastatali, storie di meteore. Perea: il fuoco di paglia del Cavani di Tare

Gianluca Mattalini
Fenomeni Parastatali, la nuova rubrica di Cittaceleste dove ripercorreremo la storia in biancoceleste delle meteore passate per la Capitale

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Cresta alla Neymar, Ibrahimovic come idolo e la voglia di spaccare il mondo classica di un ventenne: si presenta così, nell'estate 2013, Bryan Perea appena sbarcato nella Capitale. "Vorrei imitarne la carriera" confessa subito il colombiano parlando del fuoriclasse svedese. Le premesse sembrano quelle giuste per l'inizio di una carriera folgorante anche in Europa. Sì perché in patria, nel suo Deportivo Cali, sono tante le cose positive mostrate dal classe '93.

I compagni di squadra in Colombia lo chiamano El Coco, questo perché si diche una volta si è presentato rasato a zero agli allenamenti e sembrava Cocoliso (nome sudamericano di Pisellino, il figlio di Braccio di Ferro). Paragoni con cartoni a parte, le sue buone prestazioni gli valgono la chiamata della Colombia Under 20, che lo convoca sia per il Sudamericano di categoria - vinto - in Argentina nel 2013 che per il Mondiale dello stesso anno.

Perea sembra un predestinato, così a inizio 2013 la Lazio trova l'accordo per il giocatore, con l'affare che si concretizza poi nell'estate per una cifra intorno ai 3 milioni di euro. Nonostante la società preferiva affiancare Burak Yilmaz all'eterno Klose, i biancocelesti sono certi di essersi assicurati un gioiellino. E non mancano i paragoni - azzardati - di livello assoluto. “Vedendolo ogni giorno a Formello mi ricorda il Cavani dei primi due anni a Palermo" dichiara Igli Tare al Corriere dello Sport poco dopo il suo arrivo.

"Ha delle caratteristiche, per la sua altezza, fuori dalla norma. È un giocatore di grande velocità - aggiunge Tare - ha buona tecnica in movimento, fondamentale per il suo gioco. Deve migliorare le due fasi di gioco e fare gol. Non dobbiamo aspettarci che diventi subito il capocannoniere del campionato. Deve continuare su questa strada". Un predestinato dunque a detta del diesse biancoceleste. Ma del Cavani di Palermo, del potenziale capocannoniere del campionato, neanche l'ombra.

L'inizio della sua avventura comunque non sembra neanche quella della meteora. Nei suoi primi mesi in Italia, Perea trova infatti un discreto spazio nella rosa di Vladimir Petkovic prima ed Edy Reja poi. L'esordio in Serie A a settembre, una ventina di minuti in un 3-1 al Catania, giocando poi, una decina di giorni dopo, tutti e 90 i minuti nel pareggio a reti bianche contro la Fiorentina (0-0 all'Olimpico). Il 20 ottobre arriva finalmente il primo timbro: una zampata ravvicinata che non basta per evitare la sconfitta sul campo dell'Atalanta.

A fine anno Tuttosport lo inserisce perfino tra i 40 finalisti del Golden Boy, il trofeo destinato al miglior Under 21 europeo, in compagnia di giocatori del calibro di Mauro Icardi e Paul Pogba. La sua grande serata in maglia Lazio però arriva in Coppa Italia, quando con una doppietta stende il Parma e regala ai biancocelesti i quarti di finale di Coppa Italia. La sua prima stagione si chiude con 27 presenze, 5 gol e 4 assist in tutte le competizioni.

Nonostante i numeri discreti Perea non convince la Lazio, che inizia a mandarlo in prestito. Prima in Serie B, a Perugia, che punta su di lui nonostante la frattura al perone rimediata poche settimane prima. Poi in Francia, al Troyes, che lo spedisce addirittura in seconda squadra, nel CFA. E infine in Spagna al Lugo, in seconda divisione. Lentamente ma inesorabilmente Perea finisce nell'anonimato fino al 2018 quando risolve il suo contratto con la Lazio. E di quel ragazzo arrivato pettinato come Neymar e che sognava Ibra non è rimasto più nulla, se non le ceneri amare di un fuoco di paglia.