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Lazio, Immobile: “In Turchia sono una stella. Mister Baroni meriterebbe…”

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Ciro Immobile, ex capitano e bomber della Lazio, ha rilasciato una sua intervista tra le colonne di Repubblica. Ecco le sue dichiarazioni
Stefania Palminteri Redattore 

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Ciro Immobile, ex capitano e bomber della Lazio, vincitore della Scarpa d'oro , ha rilasciato un'intervista tra le colonne di Repubblica. Ha affrontanto vari temi, tra cui la fondazione della sua nuova Academy -tra Torre Annunziata e Torre del Greco-; la sua nuova avventura in Turchia e, ovviamente la stagione del club biancoceleste. Ecco le sue parole.

È sempre stato il mio sogno, creare una scuola calcio dove sono cresciuto. Ho giocato tante partite proprio li, dai 6 ai 14 anni, prima di andare a Sorrento e poi alla Juventus. È una zona difficile, mancano le strutture. Non che a Roma, dove ho vissuto otto anni, sia molto diverso: ci sono scuole calcio con 10 squadre che si allenano sullo stesso campo.

Ho deciso di puntare sul nostro territorio perché ci sono tanti ragazzini e ragazzine di talento, non voglio che si chiudano in casa ostaggi di telefonini e PlayStation. O, peggio, che imbocchino strade sbagliate. Mi emoziona percepire la loro gioia, che era la mia, quando hanno il pallone tra i piedi.

Abbiamo oltre 300 tra bambini e bambine dai 4 ai 15 anni, mio padre si occupa della parte sportiva e mio fratello Luigi, con nostro cugino, di un po' di tutto. Con noi c'è Ciro Vesce, che mi allenava quando ero piccolo: osservatore dell'Academy, cura anche la tecnica dei mini-calciatori. Una bella storia”.

Anche la sua a Istanbul è una bella storia, Ciro?

“Sì, mi trovo bene. Adesso ho un'esperienza diversa rispetto ai tempi di Dortmund e Siviglia, mi sono ambientato subito. So gestire meglio certe situazioni: ho imparato l'inglese, qui lo parlano tutti, ma le interviste le faccio in spagnolo. Al Besiktas ci sono due traduttori che conoscono queste due lingue e anche il portoghese. L'accoglienza delle gente turca è stata speciale. Nel mio club, poi, mi fanno sentire una stella, la cura dei dettagli è da grande società”.

Il calcio turco sembra aver fatto un salto di qualità.

“I club più importanti non badano a spese per vincere in Europa, non solo in Turchia. Il fattore chiave per la crescita del movimento è la rivalità tra i tre grandi club di Istanbul, Besiktas, Galatasaray e Fenerbahçe, con la concorrenza del Trabzonspor: per crescere è stato ed è necessario investire. Hanno preso allenatori come Mourinho e i campioni che sapete, Icardi, Dzeko, Mertens, Osimhen e gli altri”.

Li ha sentiti, li sente?

“Ci confrontiamo e parliamo quando le nostre squadre si sfidano. Mertens è stato decisivo per la mia scelta: gli ho chiesto tanti consigli prima di venire. Muslera si è trasferito a Istanbul da anni, ormai è casa sua. Sento spesso Morata, ho parlato a lungo con Icardi. In squadra con me c'è Joao Mario, ex Inter. E da poco ho incontrato Okereke, era alla Cremonese”.

La sua stagione come procede?

“Sono partito forte, ero in testa alla classifica marcatori con 10 gol e 3 assist; poi un infortunio mi ha frenato. Ho avuto un calo fisico e mentale perché il gol non arrivava: anche in Turchia ci sono le pressioni, i tifosi si aspettano tanto. Da qualche settimana ho ritrovato forma e gol”.

A proposito di pressioni: in Italia chi vincerà lo scudetto?

“L'Atalanta ne ha sicuramente meno, ma ha perso lo scontro diretto con l'Inter e il calendario non la favorisce. Napoli è una piazza complicata, Conte cerca di togliere ogni ansia ai giocatori dicendo che non sono obbligati a prendersi il titolo, in realtà non pensa ad altro. I partenopei hanno tutto per farcela, ma a volte sembrano bloccati dalla paura di vincere, come a Como e a Venezia. I nerazzurri del mio amico Simone Inzaghi sono talmente avanti in Champions che rischiano di pagare il doppio impegno, anche se ha una rosa super. La fatica si sente, tante partite pesano”.

E la sua Lazio?

“La scelgo sempre se devo vedere una squadra in tv, mi diverte. E il 5-0 di Bologna non mi fa cambiare idea. Baroni mi ha dato buone sensazioni nelle due settimane in cui ho lavorato con lui: meriterebbe il quarto posto. Per la Lazio, il modello deve essere il Napoli, che è andato in Champions tanti anni di fila anche dopo cessioni importanti: con Tare lo dicevamo sempre”.

Si aspettava il decollo di Castellanos?

“Sì, perché è forte. Io penso che dia il meglio con una punta accanto. E non mi sorprende l'esplosione di Isaksen: in allenamento si notavano le sue grandi qualità. Ma quando arrivi dall'estero nell'anno sbagliato di una squadra, è difficile emergere: a Dortmund a me successe esattamente così”.