cittaceleste news Luis Alberto: “Chiamata della Lazio? Se fosse Sarri ci penserei, a Lotito direi di no”

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Luis Alberto: “Chiamata della Lazio? Se fosse Sarri ci penserei, a Lotito direi di no”

Luis Alberto
Le dichiarazioni dell'ex calciatore biancoceleste, intervistato da La Gazzetta dello Sport, in merito ad un possibile ritorno nella Capitale
Stefania Palminteri Redattore 

Luis Alberto, ex calciatore della Lazio, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport ed ha parlato del suo passato e di un possibile futuro in biancoceleste. Di seguito le sue dichiarazioni:

Subito la domanda di mercato, così ci togliamo un dubbio. Si può dire che cosa è successo con il Milan in passato?

"Ho parlato con Maldini e Leonardo. Era il 2018-19. Ho sempre saputo però come va qui in Italia, non era facile portarmi via dalla Lazio".

In passato si è letto: “Luis Alberto voleva smettere col calcio e fare il pittore ma è stato convinto da Tare a continuare”. Tutto vero al 100%?

"Più o meno. Il primo anno alla Lazio non è stato facile, sono stati sei mesi difficili. C’è stato un momento in cui volevo smettere e tornare a casa. Mi sarei messo a giocare con gli amici, avrei forse fatto il cameriere che era il mio lavoro da ragazzo. Tare mi ha fatto cambiare idea, magari a San Siro guarderò Milan-Lazio con lui...".

A proposito, San Siro. Uno degli stadi più emozionanti della carriera?

"Sì, ci ho giocato tante volte e qualche volta lì ho fatto grandi partite".

Con Sarri che rapporto c’è? Vi sentite?

"No, da quando è andato via dalla Lazio non gli ho parlato, mi sento solo coi ragazzi del suo staff. A Sarri però voglio molto bene, mi piace perché è un uomo che vive sempre con la faccia in avanti".

E in campo che tipo di allenatore è, visto dallo spogliatoio?

"Posso dire che ho imparato tantissimo da Sarri, per me è un maestro. Forse lo vedrò in albergo prima della partita, mi farebbe sicuramente piacere".

E le partite della Lazio?

"Quelle le vedo spesso. Anche dal Qatar, un po’ di tempo per la Lazio si trova sempre. Per otto anni è stata tutto per me. Mi sarebbe piaciuto finire lì la carriera ma ho visto cose che non mi sono piaciute nel progetto. E un anno e mezzo fa è finita".

Otto anni in una città sono lunghi. Guardando indietro, lo scudetto inseguito e poi svanito nel 2020 resta il ricordo più forte?

"Vi dico che, veramente, fino a febbraio di quella stagione ero convinto che avremmo vinto lo scudetto. Ero convinto al 100%.Abbiamo giocato contro il Bologna a fine febbraio, poi il campionato si è fermato e il calcio è fatto così, lo sapete, cambia ogni settimana. Prima dello stop vedevo la squadra felice, in quelle settimane con uno sguardo capivi che cosa volesse fare il compagno. Il Covid ci ha distrutto".

Cinque anni dopo, c’è una spiegazione?

"Ricordo gli infortuni di Leiva, Radu, Marusic, una squalifica di Caicedo in estate. Prima girava tutto bene, dopo ha iniziato a girare tutto male e mi sono detto 'ora la vedo dura'".

E lo scudetto quest’anno chi lo vince? Il Milan ha chance?

"Sì, per me è da scudetto e il derby vinto è stato un grande passo avanti. C’è Luka (Modric, ndr) che gestisce la palla, Fofana, Loftus-Cheek, Rabiot, in mezzo sono forti. E davanti con Pulisic e Leao la qualità è tanta. Senza le coppe sarà più facile, anche se ci sono tante squadre in lotta".

La Serie A è cambiata. C’è un giocatore che, anche dalla tv, fa innamorare?

"Nico Paz. Per me lui sarà fortissimo: ha qualità, gamba, visione di gioco, fa gol. È anche cresciuto tanto fisicamente. Io dico che sarà un giocatore di alto livello".

Che sarà invece di Luis Alberto?

"In testa ho la voglia di continuare con il calcio, mi piacerebbe fare l’allenatore o il direttore sportivo ma adesso non ci voglio pensare. Ho 33 anni, posso giocare ancora per tre o quattro anni e divertirmi. E poi tutti quelli che smettono mi dicono che l’addio è un momento difficile".

E se chiamasse una squadra italiana?

"Io in Italia mi vedo solo con la Lazio".

Allora, se chiamasse la Lazio?

"Se mi chiamasse Sarri forse potrei pensarci un po’ ma... se chiamasse Lotito, nulla da fare".