Dario Marcolin, ex giocatore biancoceleste, ha rilasciato un'intervista sulle colonne del Corriere dello Sport, analizzando la nuova Lazio, guidata da Maurizio Sarri. Ecco le sue parole.
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Lazio, Marcolin: “Sarri può riportare la squadra in Europa. Il più forte è…”
Il "segreto" della Lazio deve tornare la difesa?
«Sì, è la base. Anche perché il gol, prima o poi, riesce a farlo. Mi ricordo la solidità della stagione del secondo posto».
I numeri dei gol subiti danno ragione a Sarri?
«Lui non lavora sugli attaccanti avversari, ma sulla palla. E un concetto fondamentale. I difensori marcano l'uomo nella loro zona, però se si sposta non lo seguono. Il discorso vale contro uno, due o tre punte: la linea si muove solo in simbiosi con il pallone».
Le piace o è una filosofia rischiosa?
«Ho visto Sarri quand'era a Napoli, ho seguito da vicino il ritiro a Dimaro. Non importa se si affronta Haaland o Lautaro.
La difesa se ne frega, un solo uomo non può condizionare i movimenti di un intero reparto. L'unico riferimento è la palla. In base a quella si decide se salire o scappare, rubare metri o fuggire all'indietro. E se col corpo sta orientato bene, senza essere spalle alla porta, il difensore riesce a non farsi bruciare poiché predisposto a correre nel modo giusto».
Le ricorda qualche altro tecnico?
«Era un po' il pensiero di Sacchi, che però puntava molto anche sul fuorigioco. I principi di Sarri più o meno sono gli stessi: una"corda" tiene uniti gli interpreti, al massimo massimo 6-7 metri di distanza tra l'uno e l'altro, 4 calciatori con un pensiero unico.Se c'è una scelta da fare, poi, è meglio lasciare libero l'esterno. Pure il possesso è uno strumento: se la tengo io, tolgo occasioni agli altri».
Il derby con Gasperini sarà una sfida tra concezioni opposte.
«Sono completamente diverse. Ho fatto diverse telecronache delle partite tra i due, Sarri spesso è riuscito a trovargli le contromosse. Un bel confronto. Gasp a Roma non avrà mezze misure: o spacca o vola...».
Sarri è la garanzia dei laziali?
«Conosce squadra e ambiente, troverà qualche giocatore diverso. Alcuni mai allenati, altri cresciuti come Taty e Isaksen. Sarà prezioso giocare una volta a settimana. Si è lamentato tanto delle gare ravvicinate, ora ha il campionato servito su un piatto d'argento. La Lazio può tornare in Europa».
C'è un gap con le altre? «Ci sono tante incognite. Mi piace la Fiorentina, stimo Pioli e vedo più senso logico nella rosa».
Tornando alla difesa, conta pure il valore degli interpreti.
«La coppia titolare è ben assortita: Romagnoli è la guida che comanda i tempi. Gila ora è il più forte, ha velocità e aggressività, determinante nei recuperi. Uno è la mente, l'altro il "militare".
Fiducioso per l'apprendistato di Tavares?
«L'estate vale zero, è un periodo di costruzione, non di valutazione. Contano le partite vere, già a Como l'impatto sarà tosto. Nuno ha bisogno di diventare più tatti-co, con meno spinta forsennata».
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