Intervenuto nel podcast Cortes PodPorco, l'ex difensore della Lazio Mauricio ha raccontato il trasferimento di Felipe Anderson al Palmeiras, quando era promesso sposo della Juve e c'era stato anche un inserimento di una squadra messicana. Di seguito le sue dichiarazioni:
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Lazio, Mauricio: “Felipe Anderson era a un passo dalla Juve. E c’è un retroscena…”
"Mi era stato detto che c’era una situazione per Felipe Anderson in Messico. Sapevano che avevo giocato con lui e che ero suo amico. Avevano messo sul piatto molti soldi, era surreale. Allora io gliene ho parlato e lui mi aveva accennato di una trattativa in fase avanzata con la Juventus, era indeciso. Allora gli ho detto: 'Felipe, facciamo due conti, perché il club messicano ti offre quasi il doppio della Juventus'.
Lui mi ha risposto: 'Resterò qui in Italia, è un paese che conosco e in cui mi sono adattato. Poi alla Juventus ci sono già dei giocatori che conosco'. Quando è arrivato l'annuncio da parte del Palmeiras l'ho contattato: 'Che è successo amico?'. E lui: 'Stavo per scriverti. Voglio tornare in Brasile'. E allora io: 'Il Brasile è stata la scelta migliore, il Palmeiras è di un altro livello. Ti avevo parlato del Messico, ma vai al Palmeiras, lì hanno un’ottima squadra'.
Mi ha detto che ha scelto il Palmeiras per le strutture, per il loro progetto. Con il Palmeiras poteva competere per tutto, non ci ha pensato due volte. Ha scelto di andare lì pur guadagnando meno di quanto avrebbe potuto scegliendo il Messico. All'inizio ha avuto bisogno di un periodo di adattamento. Ora gioca in ruolo più adatto a lui, ha più libertà rispetto all’inizio quando doveva spendere molte energie per la fase difensiva e arrivava davanti con meno lucidità. Sapevo che ci avrebbe messo un po’, ma ora si sta guadagnando il suo spazio. Ha dei momenti in cui si addormenta un po’, ma quando prende confidenza e accelerazione fa grandi giocate.
Non penso che abbiate visto ancora il suo prime. Nel 2015, quando ci siamo qualificati in Champions League con la Lazio, aveva di fianco Klose, Biglia, De Vrij e tanti altri. Ma si portava la squadra sulle spalle. In Brasile il calcio è più intenso ma ci sono meno partite. Un po’ come alla Lazio, che non è una squadra come il Liverpool o il Manchester City che punta sempre a vincere ai massimi livelli, anche se è vero che gioca spesso in competizioni europee".
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