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La metamorfosi della Lazio dal 6-1 allo Spezia dello scorso anno

redazionecittaceleste

La partita casalinga dello scorso anno contro lo Spezia finita 6-1 fu il manifesto dello show sarrista. Un anno dopo sono tanti i cambiamenti

Triplice fischio sulla sosta nazionale; da oggi, finalmente, si può tornare con la testa esclusivamente al campionato. La Lazio è già tornata al lavoro, nella giornata di ieri, per arrivare pronta alla ripresa della Serie A. Domenica, per il primo lunch match della stagione biancoceleste, all'Olimpico arriverà lo Spezia di Luca Gotti. Una partita da non sottovalutare per la Lazio: arriverà una squadra galvanizzata dai tre punti ottenuti nel derby ligure guidata da un allenatore che lo scorso anno, alla guida dell'Udinese, impose un rocambolesco 4-4. La scorsa stagione Lazio-Spezia, la prima di Sarri all'Olimpico, fu il manifesto del gioco sarrista con Immobile e compagni che si imposero, alle seconda giornata, con un tennistico 6-1. Dopo un anno molte cose sono cambiate, non solo in termini di interpreti di interpreti ma anche dal punto di vista della filosofia di gioco del tecnico stesso.

Cambiamenti

Una squadra perfezionata con il mercato e una Lazio che da quest'anno ha iniziato un nuovo percorso. Ora Sarri considera molto di più il tournover (20 i giocatori utilizzati in queste prime sette giornate). La media punti (2 esatti) e quella dei gol subiti (0,71) fanno ben capire il cambiamento, positivo, fatto da questa Lazio. Il tecnico ha più volte sottolineato come sia impossibile ricreare il Napoli delle meraviglie di cui è stato il faro e la guida. Allora si riparte da dietro, da quella che è l'attuale seconda miglior difesa del campionato. Si è abbandonata la ricerca dello show, messa da parte per far spazio a un baricentro più basso e attento: nei primi 30 minuti la porta di Provedel è rimasta inviolata grazie a una solidità maggiore nel mezzo.

Maturità

Questa Lazio è anche più matura: sa soffrire e sa farlo bene. Lo 0-4 di Cremona ne è la prova visti 18 tiri (10 nello specchio) subiti. Sarri, a dispetto di quanti molti pensano, non è più l'integralista visto a Londra o nella Torino bianconera. I lanci lunghi di Provedel, quando si ha un dominatore al centro del campo come Milinkovic-Savic, sono quasi dovuti. Il feeling tra il serbo e Immobile poi dallo sbarco nella Capitale di Sarri sono da spavento: 50 gol e 25 assist in due, numeri che intere squadre non possono neanche vantare.