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Intervenuto ai microfono de Il Corriere dello Sport, Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda della giunta Gualtieri ha rilasciato una lunga intervista. Tanti i temi vagliati da Onorato, dall'orario del derby della Capitale al progetto di riqualificazione dello stadio Flaminio e non solo. Queste le parole di Onorato.
"Il primo tema è educativo. Non a caso, ho in mente una proposta di legge per vietare l'utilizzo dei social fino ai 16 anni, come in Australia. Tutte le generazioni precedenti alla Gen Z si sono formate giocando. Oggi è un dato di fatto: non si gioca più sotto casa e sempre meno famiglie possono permettersi la pratica sportiva".
Assessore, quindi al tema educativo se ne affianca uno di natura economica.
"Se una scuola calcio nelle grandi città costa dai 600 ai 1.200 euro l'anno, fare sport è diventato un lusso".
Le amministrazioni locali in che modo possono aiutare?
"Noi a Roma diamo 500 euro a ragazzo per fare sport fino ai 16 anni. In due anni abbiamo erogato il voucher a 10 mila persone. E quest'anno abbiamo ricevuto oltre tredici mila richieste. A dimostrazione di come, oggi, tante famiglie non possono permetterselo. Per questo l'accesso a questo aiuto economico lo abbiamo portato a 40 mila euro di Isee: parliamo non solo di chi è in emergenza sociale, ma anche di famiglie con due stipendi che, se hanno due figli, non riescono a pagare a entrambi un corso".
Lo sport è un diritto, ora lo ribadisce anche la Costituzione.
"Se la pratica sportiva è un diritto per tutti come stabilisce la Costituzione, il governo nazionale la dovrebbe garantire. Con settanta milioni di euro questo diritto diventerebbe realtà. Il resto sono aiuti inutili. Gli italiani non sanno che farsene dei diritti se non possono essere esercitati. Non possono rimanere sulla carta".
Riqualificare un impianto sportivo è davvero così difficile?
"Roma sta facendo uno sforzo enorme per garantire la pratica a tariffe calmierate nei 131 impianti comunali. Nei 15 anni precedenti ai nostri non c'erano controlli e tra mutui e canoni non pagati si arrivava a oltre 25 milioni di euro di debito. Così abbiamo recuperato tanti impianti sportivi e, tra investimenti pubblici e privati, sono stati messi in campo oltre 100 milioni di euro".
Dicono che per fare le strutture servano i grandi eventi, in Italia è così dalle Olimpiadi del '60.
"Mentre parliamo a Corviale in appena 16 mesi stiamo ultimando un palazzetto multidisciplinare per basket, pallavolo, badminton, ginnastica, calcio a 5 e sport rotellistici da 10 milioni di euro e 700 posti. A Colli d'Oro, dove abbiamo demolito un ecomostro, ne destiniamo altri 17 per un impianto pubblico da 1.000 posti. E ci sono altri 5 milioni per il PalaCesano, oltre all'efficientamento del Pa-laFijlkam di Ostia dove oggi si spendono più di 300mila euro di bollette l'anno. Abbiamo riaperto il palazzetto di viale Tiziano, prima i derby romani di basket e pallavolo si giocavano a Frosinone e Guidonia".
Quanta responsabilità c'è da parte delle sovrintendenze
nei ritardi burocratici?
"lo ho un rapporto burrascoso con loro, si sa. Una cosa è la sacrosanta tutela del patrimonio storico archeologico, un'altra cosa sono i vincoli ormai obsoleti che sono tema per il Parlamento italiano. Quando sarà affrontato, sarà sempre troppo tardi".
La sua proposta?
"Un gigantesco Piano Marshall per lo sport. Si continuano a buttare soldi pubblici in mille rivoli che non toccano la quotidianità delle persone. Pensiamo alle scuole: 6 su 10 non hanno una palestra e quelle che la hanno non sono a norma".
Il Pnrr per lo sport è stata un'occasione persa?
"Più che il Pnrr a me mortifica l'assenza di una visione nazionale. Siamo uno dei Paesi che ha la peggior impiantistica del mondo eppure primeggiamo alle Olimpiadi. Ci salva la grande ricchezza dell'associazionismo di base. Abbiamo un hardware pessimo e un software fantastico. Investire sulla scuola e sullo sport significa anche risparmiare in termini di salute e prevenzione. Poi se il calcio, lo sport più popolare, dà il peggio di sé tra l'accesso che diventa un lusso, le dinamiche di raccomandazione e le politiche svantaggiose per i giovani giocatori italiani, il quadro drammatico è completo perché chiudevano le strade e non c'era valore aggiunto, negli ultimi anni è diventata attrattiva anche per il tessuto economico. È diventato un evento internazionale che unisce sport e sociale. La città lo vive finalmente come una grande festa popolare".
Si parla sempre di legacy. Quale eredità lascia a Roma un evento?
"Gli eventi sono uno dei più grandi soft power che esistano perché creano una desti-nazione. C'è una legacy diretta ed è quella dell'indotto economico. Basta pensare che la permanenza media in città per un evento è salita negli ultimi anni da 2,3 giorni a 4. Vengo per la Maratona? Bene, vedo il Colosseo, i musei, i concerti. A proposito: sui concerti siamo tornati a battere Milano, 5 anni fa vendevamo 1 milione di biglietti, ora più di 3. Poi c'è quella indiretta. Un Mondiale di skate lascia un luogo che tutti i cittadini possono utilizzare".
Dal playground di Colle Oppio si vede il Colosseo.
"Per il New York Times è il più bello al mondo. Ma il tema vero è far vivere a tutta la città i grandi eventi sportivi".
In che modo?
"Penso agli Internazionali di tennis, che prima erano una cosa circoscritta al Foro Italico".
Non è merito dell'effetto Sinner?
"Non solo. Era un grande evento già con Federer, Djokovic e Nadal, solo che l'evento non usciva mai da quel luogo. Così insieme alla Fitp abbiamo portato un campo in Piazza del Popolo, coinvolto il territorio, messo a sistema i punti di informazione turistica e dato vita alle notti bianche del tennis al centro di Roma".
Questo modello si può esportare su scala nazionale?
"Si deve. E il modello che serve all'Italia: aiutare a fare sport, investire nelle infrastrutture e promuovere i grandi eventi sportivi".
Torniamo alle questioni romane. Domenica c'è il derby.
"Certo, visti i risultati di domenica potevamo arrivarci meglio... Io il derby lo vivo in Campidoglio da 4 anni. Il sindaco Roberto Gualtieri è romanista, io laziale. Ma allo stadio andremo insieme. Chissà se capiteremo vicini!».
Si gioca alle 12.30 dopo i fatti violenti dell'ultima stracittadina. Hanno vinto i facinorosi?
"Sono disgustato e da un governo di destra che promette. va un pugno di ferro per fermare i violenti mi aspettavo sinceramente di più. Purtroppo però nella politica italiana i fatti non corrispondono alle promesse. Ci sono ancora troppe sacche di connivenza con gruppi ultras. Che il derby sia alle 12.30 è una sconfitta dello Stato. Esprimo la mia solidarietà, oltre che la stima, al prefetto Giannini e al questore Massucci, che fanno un lavoro straordinario. Ma come si dice: ognuno recita messa con quello che ha. Ci strumenti sono scarsi, il personale poco e le leggi garantiscono talvolta l'impunita".
La Roma sogna uno stadio da 5.000 giorni, la Lazio si è mossa per il Flaminio. A che punto siamo?
"Purtroppo nella nostra città non tutti guardano al futuro. Per trenta alberi e tre pipistrelli si prova a dire ad esempio che un investimento da oltre 1 miliardo, quello dello stadio della Roma, vada ferma-to. Il Sindaco sta seguendo in prima persona l'iter dello stadio della Roma ed è una garanzia per tutti. Sono sicuro che a breve ci saranno ulteriori novità. Per la Lazio stiamo aspettando l'integrazione che riguarda il piano economico asseverato, poi potrà partire la conferenza dei servizi che si esprimerà in termini di impatto ambientale, urbanistico, sostenibilità e tutela monumentale. Di sicuro noi il Flaminio non vogliamo lasciarlo in quelle condizioni".
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