cittaceleste news Lazio, perché Fabiani merita il rinnovo e perché no: i dati di fatto dicono che…

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Lazio, perché Fabiani merita il rinnovo e perché no: i dati di fatto dicono che…

Fabiani
Il D.s. della Lazio è in bilico, il suo rinnovo è in stand-by a causa del blocco del mercato: ecco perché merita il prolungamento e perché no
Stefania Palminteri Redattore 

Il tema rinnovi tiene banco in casa Lazio. Il blocco del mercato imposto dalla Covisoc non ha soltanto reso i biancocelesti forzatamente inoperosi sul fronte della compravendita di calciatori. A meno di una settimana dalla chiusura della sessione estiva, ora il focus inizia a spostarsi proprio sui contratti di alcuni dei protagonisti biancocelesti. E tra le priorità non ci sono solo i calciatori allenati da Sarri: anche il D.s. Fabiani è in bilico e ora il suo rinnovo è in stand-by al pari di quelli di GilaRomagnoli e compagnia cantante.

Non è una sorpresa: come detto, il blocco del mercato ha costretto la Lazio a fare delle valutazioni allargate e posticipare qualunque trattativa per i prolungamenti. Inoltre, la ripresa della Serie A riporta in cima alle priorità il campo e il lato tecnico, sempre in correlazione alla delicatissima situazione che vige dalle parti di Formello. Che Fabiani sia un uomo di fiducia di Lotito è fuori discussione, ma in un momento così particolare nessuno è certo della propria posizione e nessuno sarà esente da valutazioni.

Fabiani era entrato a far parte del palco dirigenziale della Lazio già a luglio 2022, con il ruolo di D.g. della Primavera maschile e della Women. Nel giro di una stagione la svolta: troppe frizioni tra Lotito Tare, l'allora D.s. biancoceleste, il dirigente albanese lascia e fa spazio proprio a Fabiani, che viene annunciato come nuovo D.s. della Lazio il 19 agosto 2023Lotito dichiarerà al Corriere dello Sport"...non butta via denaro, segue il buon senso, lavora tanto e bene". Analizziamo, allora, pro e contro di un eventuale rinnovo di Fabiani.

PRO - Il tema dei rapporti: Che tra il patron biancoceleste e il D.s. biancoceleste corra buon sangue è cosa nota. Negli anni il loro rapporto si è evoluto, passando prima per Salerno e solo dopo per la Capitale. Fabiani è succeduto a Tare, nonostante questo il loro profilo umano è più simile di quanto si creda: si tratta di due dirigenti miti, abituati a ricevere critiche a destra e a manca ma a lavorare sottobanco. Spesso anche affibbiandosi etichette legate all'immobilismo sul mercato.

Basti pensare che all'inizio della sua parentesi alla Triestina il soprannome di Fabiani era strafanic, la traduzione friulana di soprammobile. A metà stagione i tifosi si dovettero ricredere, il lavoro dell'attuale D.s. della Lazio garantì ai biancorossi la la promozione in Serie B dopo i playoff. Con Tare ha condiviso - metaforicamente - una grande complementarità con il patron Lotito. Il Presidente è esuberante, gli ultimi due D.s. della Lazio sono appunto più riservati. E in un momento storico simile, in cui crescono anche gli impegni extra-calcistici di Lotito, serve un profilo in grado di mantenere una linea comune e di fare le veci del presidente.

Detto che per indole e per formazione, probabilmente, non sarebbe proprio la priorità dello stesso Fabiani. Negli anni, il D.s. della Lazio, stimatissimo anche da Moggi nei suoi anni in provincia, si è fatto largo appunto lontano dalle grandi città prima di sbarcare a Roma e ha ottenuto promozioni sia in Serie CSerie B e anche in Serie A. L'ultima proprio con la Salernitana, tornata nel massimo campionato italiano dopo ventiquattro anni due fallimentiFabiani era arrivato dopo che il rapporto Lotito-Tare si era incrinato, difficile credere che il patron voglia tornare a lavorare con dirigenti che non parlino, bene o male, la sua stessa lingua.

CONTRO - Promesse mancate e le critiche dei tifosi: C'è da dire, se non altro, che all'inizio della sua avventura da D.s. della Lazio sembrava avesse riportato il sole dalle parti di Formello. Alla prima sessione di mercato investe circa 50 milioni di euro complessivi, giovando però della cessione di Milinkovic-Savic40 milioni di euro dall'Al Hilal - e degli introiti dalla qualificazione alla Champions League. Il mercato sembra in parte decollare, ma non sarà così: la Lazio arriverà quindi al settimo posto in Serie A dopo una stagione clamorosamente travagliata e l'arrivo di Tudor in panchina al posto di Sarri.

Anche il croato lascerà la Lazio, troppo distanti le sue richieste dalla realtà biancoceleste. L'anno successivo, se possibile, le cose peggiorano. Il mercato della scorsa stagione ha inguaiato la Lazio del corso di Baroni: non arriva il centrocampista di qualità tanto atteso, quello che avrebbe dovuto completare il centrocampo con i perni Guendouzi Rovella - e tanto inseguito dalla Lazio all'inizio di quest'estate prima della scoperta del blocco del mercato -. Costringe Baroni a sbilanciare completamente la sua squadra, ne pagherà le conseguenze a fine stagione.

In biancoceleste arriveranno in estate Noslin(oltre 18 milioni di euro all'Hellas Verona), Nuno TavaresDiaGigotTchaouna, CastrovilliDele-Bashiru, a gennaio - dopo una serie infinita di veroniche sul mercato - approdano BelahyaneIbrahimovic e ProvstgaardDieci acquisti, di cui però oggi solo uno è considerabile un titolare effettivo e di cui solo sei fanno ancora parte della rosa di Sarri. Sottolineato, comunque, il fatto che Noslin è ancora a rischio taglio per la lista Serie AGigot è già sul mercato nonostante la Lazio abbia versato un totale di quattro milioni di euro circa, compreso di riscatto obbligatorio allo scorso 31 giugno, all'Olympique Marsiglia.

L'incantesimo, senza dubbio, si è rotto proprio lo scorso gennaio. Dopo la telenovela estiva legata a Greenwood e alla frase ormai divenuta celebre, "I migliori affari sono quelli che non si fanno", gli errori si sono poi condensati a partire dallo scorso inverno. Casadei è stato inseguito per un mese, poi mollato perché a Fabiani "non piace che gli si impongano le cose". Virerà su Belahyane"Escludo categoricamente l'interessamento per questo giocatore, che è un ottimo calciatore, ma adesso non ci interessa", disse a dicembre 2024. Dopo il suo acquisto dichiarerà ai microfoni ufficiali del club biancoceleste: "Su Belahyane c'è la riprova di quando dico che il calciomercato è una partita a poker allargata. Ognuno fa il proprio gioco".

E ancora, un mese dopo, ai microfoni di Sport Mediaset"A gennaio abbiamo preso i calciatori che ci interessavano". Senz'altro poco chiara la strategia ideata e poi attuata dal Club e da Fabiani. Non solo. Al D.s. i tifosi della Lazio imputano anche tanti, troppi passaggi a vuoto extra-campo: a partire dalla svista del blocco del mercato fino alla frase: "Confido nell'esperienza di Sarri per migliorare calciatori comeIbrahimovic", rientrato al Bayern Monaco dal prestito e oggi in forza all'Heideneim"Se i fatti diranno che sono state fatte scelte sbagliate il colpevole sono io, non Lotito o Baroni".

Che oggi abbia pagato solo Baroni è un dato di fatto, difficile credere che l'allenatore toscano non sarebbe rimasto al netto del clima di grande tensione creatosi nel corso del finale di stagione tra l'oggi tecnico del Torino e i piani alti della dirigenza della Lazio. A Baroni fu imputato soprattutto un mancato utilizzo delle risorse a disposizione in panchina; a Como Sarri ha utilizzato solo Provstgaard - causa squalifica di Romagnoli, salterà anche l'Hellas Verona - e Dele-Bashiru, altro grande oggetto misterioso delle scorse sessioni di mercato della Lazio. Che poi la prova del nigeriano con vista Lago, come quella di tutti i biancocelesti, non abbia convinto è un altro discorso.

Top e flop del mercato di Fabiani

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Analizziamo nel dettaglio gli acquisti - ma anche le cessioni, ovviamente - delle sessioni di mercato operate dal D.s. Fabiani. Un tema che da anni è il fulcro di accese discussioni nell'ambiente biancoceleste, soprattutto in una fase storica in cui il mercato della Lazio è bloccato ed è necessario venga sbloccato al più presto per colmare diverse lacune tecniche, ma ancor più tattiche probabilmente. Per molti acquisti il giudizio è sospeso.

Difficile dare una cifra reale dell'apporto di Castellanos, condizionato da una stagione di debutto complicatissima con Immobile avanti a lui ma ripresosi, in parte, nella passata stagione. Nuno Tavares era partito a razzo, poi gli infortuni e un calo generale della Lazio di Baroni lo hanno condizionato tantissimo. Lo stesso discorso vale anche per Isaksen, Dele-Bashiru, Provstgaard, Belahyane Dia, anche se tutti per motivi diversi.

I TOP -: Sono principalmente tre gli acquisti azzeccati dal D.s. Fabiani. Il primo nome è quello di Mandas, arrivato in sordina nell'estate 2023 dall'OFI Creta per una cifra vicina al milione di euro. È uno dei principali nodi della Lazio che verrà: Provedel è avanti nelle gerarchie, il greco classe 2001 spera di poter ribaltare la situazione nel tempo. Oggi il suo valore di mercato è circa venti volte la cifra sborsata dalla Lazio.

Per gli altri due, invece, poco da dire: Guendouzi è cardine della Lazio per spirito e valori tecnici, indiscutibile il suo valore in biancoceleste. È anche tra i più stimati dal c.t. Deschamps per il centrocampo della nazionale francese, sebbene la concorrenza stia aumentando a dismisura in quel settore di campo. E Rovella è alla sua stregua: arrivò tra le criticheSarri aveva indicato soprattutto Ricci nel suo ruolo. In questo, forse, ha avuto ragione la Lazio, che si gode il suo playmaker classe 2001.

I FLOP -: Il vero flop dei mercati di Fabiani è, senz'altro, Noslin. Prelevato dall'Hellas Verona per una cifra pari a circa 18 milioni di euro complessivi, ha deluso e non poco al suo primo anno in biancoceleste. Ha siglato sei gol in trentasei gare giocate lo scorso anno, di cui però tre siglati in una singola gara(contro il Napoli ai quarti di finale della scorsa Coppa Italia). Evanescente e spesso fuori dal gioco: il lontanissimo parente di quello visto per sei mesi a Verona.

In estate è stato addirittura in bilico per la lista Serie A e i giochi, da questo punto di vista, non sono ancora chiusi. Il secondo, grande flop confezionato da Fabiani è l'avvicendamento tra Milinkovic-Savic Kamada. Arrivò in pompa magna nella Capitale, la Lazio sembrava molto sicura di aver fatto un vero e proprio affare. Il serbo in Arabia Saudita per 40 milioni di euroil giapponese a Roma a parametro zero.

Nel tempo, però, è venuta fuori tutta l'inadeguatezza tecnico-tattica dell'ex Eintracht Francoforte: lento, compassato e scelte spesso errate nel concetto. Perfino Glasner, suo mentore a Francoforte, che lo ha ritrovato al Crystal Palace un anno dopo lo ha relegato in panchina. Solo Tudor, cucendogli una posizione ad hoc, era riuscito a dare una parvenza del Kamada ammirato da mezza Europa in Bundesliga. Un altro errore madornale è stato fatto durante la scorsa estate.

Via Luis Alberto, già saturo da anni nell'ambiente Lazio a suo dire, per circa 12 milioni di euro all'Al-Duhail. Al suo posto non arrivò nessuno: Baroni cercava un trequartista a cui affidare la manovra, ma concretamente non arrivò nessuno per occupare un ruolo che, tecnicamente, era proprio dello spagnolo. Inseguito per settimane Greenwood, alla fine trasferitosi all'Olympique MarsigliaI numeri di Greenwood in Ligue 1? 21 gol e 5 assist in 34 presenze.

Quest'anno ha già dovuto riaggiornare il proprio score in sole due giornate: ecco un altro gol e altri due assist. Alla fine, in biancoceleste, arrivarono Castrovilli Dele-Bashiru. L'ex Fiorentina cercava il rilancio alla Lazio dopo una serie di infortuni che lo hanno limitato totalmente. La Lazio scommette e perde la puntata. Castrovilli passerà al Monza in prestito e lascerà la Capitale definitivamente a giugno scorso. Per Dele-Bashiru c'è ancora tempo, nonostante Sarri voglia delle riprove del fatto che meriti la fiducia che il Comandante ha già dimostrato per lui.

La scelta nel ruolo di trequartista è ricaduta poi su Dia: anche il senegalese ha ricevuto qualche critica nella scorsa stagione, ma si è fattualmente prestato a un ruolo non suo siglando comunque 9 gol in 35 presenze in campionato, 12 reti in 48 apparizioni - oltre a 3 assist - allargando il conto alle altre competizioni. Tra gli altri flop annoveriamo anche Tchaouna, che ha comunque generato una netta plusvalenza con la sua cessione al Burnley al netto di una stagione disastrosa con la maglia della Lazio.