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QDL – Rossi: ” Luis Alberto fa la differenza. Zaccagni il più decisivo”

Delio Rossi
Le parole di Delio Rossi intervenuto oggi durante Quelli della Libertà, in onda ogni sera dalle 18:30 alle 20 su Cittaceleste TV e Radiosei

redazionecittaceleste

Quattro stagioni da allenatore sulla panchina della Lazio per mister Delio Rossi, condite da una qualificazione in Champions League e la conquista della Coppa Italia nel maggio del 2009 ai rigori contro la Sampdoria. Tanti i bei ricordi lasciati nelle menti dei tifosi biancocelesti, Cittaceleste ha contattato in esclusiva durante Quelli della Libertà, in onda su Cittaceleste TV - canale 85 del digitale terrestre - e RadioseiDelio Rossi, ex allenatore biancoceleste, nel giorno del suo compleanno.

Buonasera mister, innanzitutto le facciamo gli auguri di buon compleanno. Domanda secca, questo Luis Alberto è più adatto al gioco di Sarri?

"Grazie mille. Comunque, parto del presupposto che quando in squadra si hanno delle eccellenze, bisogna trovare il modo per farle rendere. Luis Alberto è una di queste. Per il gioco che ha in mente Sarri, non puoi concederti pause o giocare con un tocco in più. Fossi io sulla panchina biancoceleste non avrei dubbi, Luis sarebbe sempre uno dei titolari".

Come le è sembrata la Lazio contro il Milan?

"Quando gli interpreti principali stanno bene e riescono a mantenere le giuste distanze tra i reparti, arrivando per primi su ogni pallone, la Lazio vince contro qualsiasi squadra. Quando arrivi secondo sul pallone perdi contro tutti, è una regola che vale per chiunque".

Come si gestisce il post partita e l'avvicinamento al prossimo match?

"Io preferisco gestire l'euforia, piuttosto che il rammarico in una situazione negativa. Stiamo comunque parlando di giocatori esperti, loro per primi lo sanno. Questi ragazzi stanno dando forza ad un lavoro, anche quelli che magari inizialmente hanno incontrato qualche difficoltà, vedi Luis Alberto. Il messaggio è che giocando in un certo modo si può battere chiunque".

La Lazio vince con le big e soffre con le squadre più piccole, come si risolve una situazione così? E' una questione mentale?

"Io non credo ai problemi psicologici. Giocando ogni tre giorni è naturale affrontare una partita in un certo modo e altre in un altro. Il bello del calcio è proprio questo, non è una gara dei 100 metri dove se fallisci devi aspettare quattro anni per riscattarti. L'obiettivo è ovviamente quello di giocare al meglio ogni gara, ma non è facile. C'è da considerare l'aspetto fisico, gli infortuni e il momento di forma. Credo sia un più problema tecnico, visto che la Lazio gioca sempre in maniera attiva a due tocchi, cercando di mantenere le giuste distanze e giocando negli spazi. Io non credo al problema della testa, è più una risposta giornalistica".

Sarri nel post partita contro il Milan ha parlato di equilibrio anche nei confronti dell'ambiente. E' difficile gestire l'entusiasmo in casa Lazio? 

"Credo sia più difficile gestire l'amarezza che l'entusiasmo. L'entusiasmo genera consapevolezza, soprattutto nei calciatori. Anche in allenamento, una volta capita la strada giusta, riescono a mettere quel qualcosa in più".

In ottica mercato è caldo il nome di Luca Pellegrini come terzino sinistro. Che tipo di giocatore è?

"Ha le giuste caratteristiche per giocare nella Lazio. Non lo conosco, ha delle qualità ma non credo abbia trovato ancora la sua dimensione. Da lui ci si può aspettare sia la grande prestazione che la partita flop, dovuto probabilmente all'aspetto caratteriale".

Su Bonazzoli?

"Non è un fenomeno, per lui sarebbe un grande passo in avanti venire a giocare con la Lazio. Può fare sia la prima che la seconda punta, può rendere la rosa più omogenea. Ma non è quel giocatore che permette il salto di qualità".

Zaccagni e Felipe Anderson stanno vivendo una stagione straordinaria. Chi ha inciso di più fino a questo momento?

"Secondo me Zaccagni. Si è messo più in evidenza rispetto a Felipe, può anche rientrare nel discorso Nazionale. Ha sia tecnica che gamba, anche a livello caratteriale e uno che rimane sempre dentro la gara".

L'attacco ha reso nonostante l'assenza di Immobile, anche grazie a Felipe Anderson. Se lo aspettava?

"Non me lo aspettavo. Il lavoro di Sarri si vede anche da questo, basti vedere appunto le prestazioni di Felipe Anderson. Lui è un giocatore molto umorale, ma con Sarri si è rigenerato. Avere dei dettami tattici lo aiuta molto, lo include sempre nel gioco e questo è fondamentale. Io non ci credevo molto, vista la sua discontinuità dimostrata nel corso degli anni. Molti giocatori hanno bisogno di essere coccolati e presi in causa".

Domenica c'è Lazio-Fiorentina, una sfida speciale per lei. Che partita sarà?

"Se la Lazio gioca da Lazio non c'è partita, soprattutto considerato il momento della Fiorentina. I viola hanno diversi giocatori che non totalmente funzionali al gioco di Italiano e sono in un momento no, anche a livello di forma fisica. Secondo me con la Lazio vista contro il Milan non ci dovrebbe essere partita".

La sua è stata una carriera molto lunga, c'è qualche rimpianto nel corso degli anni?

"Di rimpianti ce ne sono sempre tanti. L'allenatore va sempre giudicato in base agli obiettivi e alle potenzialità della società. L'unico anno che potevo fare meglio credo sia con la Sampdoria, dove non ho compreso da subito la situazione. Sono comunque riuscito a lanciare Icardi con quella doppietta allo Stadium contro la Juventus in dieci".