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Lazio, Ruben Sosa: “Nelle difficoltà nascono le leggende. Ecco quale giocatore consiglio”
In una lunga intervista ai taccuini del Corriere della Sera, Ruben Sosa ha espresso il proprio di vista sul momento in cui versa la Lazio di Maurizio Sarri. Di seguito l'intervista integrale:
"La mia era una squadra povera, sia economicamente, specie rispetto ai colossi del nord, ma piena di gente che voleva indossare quella maglia. Penso al giovanissimo Paolo Di Canio. Per lui quei colori erano tutto. Per questo fece molto più di quanto ci si potesse aspettare da lui a inizio stagione. Anche nel 2025-26 la Lazio avrà bisogno di uomini orgogliosi di rappresentare quei 125 anni di storia. Nelle difficoltà nascono le leggende".
Similitudini fra la sua Lazio e l’attuale?
"Le difficoltà. Conoscendo la piazza però sono convinto che i tifosi staranno vicino alla squadra. C’è un motivo se quasi 40 anni dopo allo stadio cantano ancora cori per me, Amarildo e Troglio".
Secondo lei perché?
"Capimmo che in quel momento la gente voleva starci vicino, trasmetterci amore. Noi ci aprimmo ai tifosi. Avevamo contatto con loro, parlavamo con chiunque ci fermasse per strada. Loro volevano caricarci, noi dovevamo solo raccogliere l’input. Per questo è importante che non si creino barriere col pubblico. Noi non avevamo fuoriclasse in squadra, ma eravamo tutti legati alla maglia. Abbiamo sconfitto le difficoltà, entrando per sempre nel cuore dei tifosi. Da Di Canio a Pin, che era il capitano, fino a Dezotti, di quella rosa parlano ancora tutti con affetto".
Che pensa della decisione di Sarri di tornare?
"Mi sembra un grande gesto d’amore. Lui è un tecnico di prima fascia, accettare la situazione non è scontato. Faccio i complimenti all’allenatore, ma soprattutto all’uomo. Deve prendere in mano la situazione e trovare le soluzioni ai problemi che ci sono. Ma sono convinto che ce la farà".
Pensa che il mercato bloccato possa diventare un alibi per la squadra?
"Non deve. Quello di Lotito, o della società, è un errore grave, andava evitato. I calciatori però devono solo pensare a rendere. In campo serve orgoglio e senso di appartenenza, così la Lazio potrebbe anche riuscire a strappare un posto in Europa. Perché quello, al di là dei fattori esterni, deve essere l’obiettivo".
Da chi si aspetta qualcosa in più?
"Sarebbe facile dire Zaccagni, che è il capitano, o Pedro, che è un campione assoluto. Ma sono davvero convinto che debba emergere il gruppo. Quando ci sono problemi non ci si può aggrappare a un singolo. Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità".
Ci sono giocatori in Uruguay che consiglierebbe alla società una volta risolto il problema con il blocco del mercato?
"Non voglio sembrare di parte, ma mio figlio, Ruben Nicolas Sosa, ha un sinistro davvero interessante. Ha 20 anni, deve migliorare e crescere, ma ha buone potenzialità. C’è anche un suo compagno di squadra Tomas Rodriguez Romero: ha 19 anni, il Real Saragozza mi ha già chiesto informazioni su di lui. Mi piacerebbe molto vederlo alla Lazio, secondo me ha un futuro interessante. I biancocelesti si devono muovere su profili così".
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