Il bel gioco conta, ma la Champions di più. Sembra essere questo il ragionamento che fa da contorno alle prime due partite della Lazio in questa nuova stagione. Conta il risultato, non soltanto fare una bella partita. Anche un allenatore come Sarri sembra essersi deciso, le sue parole dopo la gara contro il Torino lo certificano. Si può scegliere di lasciare il possesso, di giocare con una difesa compatta e puntare anche sulle spizzate di Milinkovic sui lanci lunghi. Vanno bene anche i contropiede e una difesa compatta. Come sottolinea il CorSport, prerogative che erano un tempo della Lazio pre Sarri.
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Lazio, Sarri cambia: per la Champions il bel gioco può attendere
Ora, e non solo per le esigenze delle partite, i match con Bologna e Torino hanno dimostrato che si può anche lavorare in modo differente. Il risultato conta perché la Lazio è diversa rispetto a quella dello scorso anno. Il quinto posto di maggio è stato un successo, considerando il tempo di adattamento al nuovo gioco. Ma quest’anno bisogna puntare la Champions. Lo chiedono i 50 milioni spesi in estate, lo chiede Lotito e soprattuto lo vuole Sarri. Conta vincere più partite possibile, serve avere una fase difensiva differente da quella dello scorso anno e servirebbe ritrovare i fasti della stagione passata in fase offensiva.
Ma è una Lazio che intanto sa reggere meglio gli urti: il centrocampo più fisico ha tolto un po’ di velocità di manovra e di imprevedibilità, ma quelle arriveranno. Intanto, i numeri certificano le parole. Il baricentro della Lazio è stato più basso a Torino che col Bologna, poi con il calo del Torino i biancocelesti sono diventati più offensivi. È mancata un po’ di precisione, ma passi avanti rispetto al doppi confronto dello scorso anno si sono visti. Facendo entrare nelle rotazioni Marcos Antonio e riuscendo a inserire Luis Alberto - che intanto spera ancora nel Siviglia - il resto verrà da sé.
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