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Lazio, si alza la quota Champions: forse 72 punti non bastano

Grinta Sergo

La testata finale di Milinkovic lascia accesa la speranza, ma la sera vince ancora al quarto posto l'Atalanta

redazionecittaceleste

  Spunta la testa di Milinkovic che si traveste da Caicedo e regala la quarta vittoria consecutiva alla Lazio: il veleno ancora una volta nella coda, i biancocelesti si prendono tre punti d’oro. Cross di Radu, svetta Sergej che infila Silvestri, Verona ko all’ultimo assalto contro un avversario che non vuole mollare la lotta per il quarto posto. La Champions resta lontana ma la partita da recuperare contro il Torino rende ancora possibile la rimonta. La sfida di ieri al Bentegodi, senza gli allenatori in panchina, Inzaghi per il Covid, Juric per squalifica (è toccato ai due vice Farris e Paro), è stata esattamente come tutti se l’aspettavano. Il Verona è una piccola Atalanta, gioca sui duelli, aggredisce fisicamente i dirimpettai in tutte le zone del campo, non ti lascia respirare. All’andata era finita male per la Lazio, stavolta la beffa arriva nel recupero per i gialloblu, aiutati a tenere in bilico la gara dai problemi sulle fasce dei biancocelesti e dall’arbitro Chiffi. Non è stato decisivo il fischietto di Padova ma ha permesso il gioco duro dei difensori di Juric, non ha ammonito nessuno degli avversari di Immobile & co. e ha annullato il gol all’inizio della ripresa di Caicedo. Per carità, la sbracciata dell’attaccante su Magnani era evidente ma con il metro usato in contrasti simili dal direttore di gara si poteva convalidare la rete. Decisivo, in negativo, il richiamo di Orsato al Var che ha portato il danno oltre la beffa con l’ammonizione di Felipe costretto quindi a saltare per squalifica il Benevento. Gravi i problemi sui quinti della Lazio, con Fares lontano parente del giocatore ammirato nelle passate stagione e con Akpa-Akpro schierato a destra per la squalifica di Lazzari.

 Immobile

PALO

L’altro episodio chiave della sfida è stato il palo clamoroso colpito da Immobile, a digiuno da otto partite in campionato, dieci in totale calcolando anche le due di Champions contro il Bayern Monaco. Comincia a preoccupare la situazione anche se pure al Bentegodi Ciro non ha mai fatto mancare il suo apporto alla squadra. Sull’altro fronte il Verona ha pochi rimpianti, ha fatto la solita partita difensiva senza impegnare mai Reina se non in un paio di mischie sbrogliate senza grande problemi. In panchina Farris ha gestito bene la situazione, i cambi sono stati preziosi. Gli ingressi di Muriqi (ha lottato su tutti i palloni), Pereira, Lulic, Escalante e Parolo hanno portato benefici a un gruppo che non ha avuto il miglior Luis Alberto, ancora limitato dal problema alla caviglia, mentre sono stati decisivi in negativo per il Verona i cambi di Veloso, Zaccagni e Barak che hanno tolto qualità a una squadra che non ne ha molta. E nel finale, ha svettato il Sergente che si è caricato ancora una volta la Lazio sulle spalle. Ora Benevento, Napoli e Milan in una settimana che sarà quella chiave nella lotta Champions. Ci vorrà il cuore mostrato anche ieri a Verona ma servirà anche ritrovare Immobile: c’è bisogno dei suoi gol per completare una rimonta che un mese fa sembrava impossibile. Ma ora quota 72 punti, per centrare l'Europa che conta, potrebbe non bastare.

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