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Intervenuto ai microfoni di Dribbling, l'ex attaccante biancoceleste Giuseppe Signori si è raccontato, toccando innumerevoli temi: dall'avvenire dei giovani italiani fino alla questione Lazio, passando anche per il suo passato e il suo futuro.
"Giovani? Il problema parte dalla base, i settori giovanili sono stati in qualche modo abbandonati. non si insegnano più ai bambini le cose essenziali, quelle che imparavamo noi negli oratori come saper palleggiare e da lì si può passare ad un lavoro più specifico di tipo tattico. Insomma, il calcio italiano oggi non ha una base. Abbiamo giovani interessanti, soprattutto attaccanti. Retegui ha fatto una scelta di vita importante. Quando si decide di andare in Arabia a livello di allenamenti si può perdere qualcosa ma io credo che lui abbia tutte le qualità per diventare un grande attaccante. Camarda e Pio esposito rappresentano il nostro futuro, io punterei su di loro. Gattuso, come tutti i ct, più che un allenatore è un selezionatore. Nelle ultime uscite ho visto una Nazionale cresciuta sotto l’aspetto dell’impegno e soprattutto dell’attaccamento ai colori della maglia e questo mi fa credere che l’Italia possa essere ancora competitiva. Conte? L’allenatore conta il giusto perché in campo ci vanno i giocatori, ma Conte fa sempre la differenza. È sicuramente lui il valore aggiunto del Napoli che è una squadra forte.
Lazio? Sarri conosce bene l’ambiente, ma la Lazio non ha potuto fare il mercato estivo. È una squadra incompleta in diversi ruoli. Sarà necessario intervenire nel mercato invernale. Arrivare in Europa credo sia l’obiettivo minimo della Lazio. Nelle piazze dove ho giocato, da Foggia alla Lazio e al Bologna c’è stato un amore reciproco. Con la maglia biancoceleste non ho vinto nulla ma il fatto che i tifosi siano scesi in piazza per me mi fa sentire come se avessi vinto dieci scudetti. Il rimpianto è non aver disputato la finale di un mondiale. Ho pagato l’inesperienza e forse la presunzione perché’ avevo vinto la classifica dei cannonieri e mi sentivo un attaccante a tutti gli effetti. Una finale della coppa del modo va giocata anche in porta. Io e Baggio abbiamo pagato la sconfitta al debutto della partita mondiale. Abbiamo giocato tutte e due di punta e Sacchi preferiva, anche nel Milan, giocare con una punta alta e una bassa vicino.
Io e Roberto avevamo caratteristiche simili fisicamente ma non nei movimenti perché’ lui era più un trequartista ed io più una punta e da centrocampista nel mondiale ho pagato la fatica. Rigori? Il mio segreto per tirare i rigori era guardare il ginocchio del portiere. Dopo che Neymar aveva sbagliato due rigori fui contattato dal suo entourage per insegnargli un modo diverso di calciarli. Infatti, poi i primi tre li ha battuti simili ai miei facendo gol, ma al primo errore è tornato alla sua vecchia maniera di calciarli. Della vicenda giudiziaria ho un ricordo amaro e di grande sofferenza per me, per la mia famiglia e tutte le persone che mi volevano bene. Ora lo racconto con serenità ma sono stati 10 anni difficili. Mi ha aiutato il mio carattere e il non voler mai restare nel grigiore di un dubbio e quindi sono voluto andare fino in fondo ottenendo di essere completamente scagionato. Dopo 15 anni mi è tornata la voglia di allenare e forse è troppo tardi. Per ora voglio insegnare ai ragazzini è per me un traguardo importante".
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