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Intervenuto ai taccuini del Corriere dello Sport l'ex centrocampista e capitano biancoceleste, Luciano Zauri, ha ricordato i giorni dei suoi ritiri ai tempi della Lazio.
"Il ritiro precampionato è un momento fondamentale, nel quale si mettono le basi per quella che sarà la stagione che la squadra andrà ad iniziare nei mesi successivi. Per me il primo fu l'estate del 2003, con Roberto Mancini in panchina. Io arrivai un po' più tardi, perché la Lazio chiuse il mio acquisto in leggero ritardo, e sono partito con la squadra per la tournée che facemmo a Los Angeles. Ero arrivato in un gruppo di mostri sacri: c'erano giocatori come Stam, Mihajlovic, Peruzzi, Couto. Lo stesso Mancini in panchina. Fu un'esperienza eccezionale, ma diciamo che io sono arrivato in punta di piedi e sono rimasto in camera il più a lungo possibile".
Il suo ritiro più bello con la maglia della Lazio?
"Ricordo con affetto quelli con Delio Rossi in panchina. Un lavoratore eccezionale, che pretendeva tantissimo. Eravamo in paesini sperduti e lavoravamo duramente dal lunedì al venerdì. Tanta corsa, lavoro sul campo e poi a pranzo e cena ci aspettavano riso e verdura. Il sabato poi facevamo la partitella e la domenica avevamo una mezza giornata libera. Trovare una pizzeria e fare una cena nor-male, ci sembrava un sogno".
Prima faceva riferimento all'importanza del ritiro. Qual è l'aspetto che ritiene decisivo?
"Lavorare, iniziare a capire i nuovi arrivi, creare un gruppo. Il ritiro serve a questo. Se la stagione precedente avevi fatto bene, c'era grande attenzione verso di te e tutti si aspettavano che ti ripetessi. Quindi eri chiamato a partire subito bene. Se avevi fatto meno bene, non vedevi l'ora di iniziare di nuovo per ripartire da zero".
Oggi allena il Campobasso e si ritrova a preparare il ritiro nella veste di tecnico. Differenze?
"Tante, ma soprattutto quelle legate all'aspetto temporale. Da giocatore devi solo pensare a prepararti. Da tecnico devi creare un gruppo e speri sin da subito di avere o tutto, o la stragran de maggioranza dei calciatori a disposizione. Per lavorare con lo stesso gruppo sin dall'inizio".
Sarri allora quest'anno sarà favorito, visto che il mercato bloccato lo porterà ad avere sin dal primo giorno, la rosa con la quale partirà in campionato?
"So che può sembrare una battuta, ma in realtà per un tecnico è così. Sarri sicuramente avrebbe voluto dei rinforzi, ma iniziare il lavoro con la squadra al completo sicuramente sarà un vantaggio. E poi fatemi dire".
Prego...
"La Lazio per me è una bella squadra e sono convinto che con Sarri potrà fare ancora meglio. Peccato per la mancata qualificazione in Euro-pa: una squadra come la Lazio deve sempre avere la ribalta europea".
Lei come arrivava ai ritiri? Era uno di quelli che si presentava già pronto o di quelli che sfruttavano i primi giorni per rimettersi in forma?
"Io cercavo sempre di partire appena finito il campionato, per poi rientrare una decina di giorni prima della partenza del ritiro ed evitare di avere problemi. Ogni calciatore poi è diverso. Ci sono quelli che entrano in forma subito, quelli che soffrono all'inizio e poi volano. Io ero uno di corsa: se mi presentavo in sovrappeso, avrei faticato di più a correre e avrei avuto dei problemi".
Tornando ai suoi ritiri, c'era un giocatore che amava presentarsi in forma perfetta e che sin dai primi giorni volava in campo?
"Io non dimenticherò mai il modo in cui Paolo Di Canio si presentò in ritiro l'estate del 2004. Non era giovanissimo e per alcune settimane, in attesa di chiudere con la Lazio, si era allenato da solo. Ma si presentò in perfetta forma, come un professionista straordinario. Vedere uno che a 36 anni arriva in condizioni eccezionali, diventa uno stimolo anche per gli altri compagni. Sei portato anche ad imitarlo".
Al contrario, chi si presentava con qualche chilo di più?
"Un nome su tutti era Goran Pandev. Spesso mister Rossi ci scherzava, altre volte invece era serio e lo metteva sotto torchio. Diciamo che Goran, che aveva una classe eccezionale, impiegava qualche giorno in più a rimettersi in linea. I pranzi e le cene a base di verdure e riso, in quel caso, erano necessari".
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