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Va in scena direttamente dal centro sportivo di Formello l’intervento di Maurizio Sarri ai microfoni dei canali ufficiali del club. Dopo aver saltato per un lieve malore la conferenza post Torino, il tecnico della Lazio interviene per fare il punto sul momento che coinvolge la sua squadra. Di seguito le sue parole.
“Bisogna essere molto razionali e avere idea di quello che ci è successo e stiamo affrontando. Bisogna essere molto al di fuori di tutte le sensazioni esterne e al di dentro di quello che stiamo facendo. La gara con il Torino? Non voglio essere né ottimista né pessimista ma realista. Valutare la realtà del momento e andare di conseguenza. Potevamo vincerla e potevamo perderla, ma il carattere è l’aspetto positivo. Su una palla morta siamo riusciti a venire a capo della situazione in un contesto difficile.
Nessuno può prendere alibi, ma quando mancano otto o nove giocatori è una situazione complicata. Siamo in un contesto in cui tutte le squadre si sono rinforzate in estate, noi non abbiamo potuto farlo. Non ci siamo rinforzati né rinfrescati e abbiamo fuori giocatori per motivi svariati.
Abbiamo giocatori fondamentali che non hanno mai giocato. Penso a Vecino, o a Rovella che ha fatto solo una gara in condizioni fisiche buone. Anche in difesa, tra infortuni e squalifiche, abbiamo avuto problemi. Rovella ha una problematica che non è nuova, per fortuna è stato bene a lungo ma ora ha di nuovo problemi. Vecino mai visto, Dele-Bashiru infortunato. Isaksen ha avuto una malattia che non ce l’ha mai fatto utilizzare. Abbiamo chiesto ai ragazzi di non trovare alibi nonostante questo e lo hanno fatto. Le ultime tre gare sono state accettabili, va riconosciuta la capacità di lottare. Va fatto un plauso a Basic per due partite di buon livello. Bisogna vedere anche gli aspetti positivi.
Io penso che alla fine la nostra prestazione migliore sia stata contro la Roma. Abbiamo perso una partita che ci ha lasciato un rammarico feroce, ma con tutte le critiche del mondo anche qualche merito va concesso a questi ragazzi. Io mi sento in dovere di difenderli: in un momento difficile hanno lottato, senza scuse o alibi. La classifica? Si può verificare nel breve periodo il mancato rispecchiamento del valore, dobbiamo lavorare sul lungo periodo noi. Delle difficoltà dovranno averne tutti coscienza, non posso essere solo io quello che ha pazienza. Sapevo a inizio anno di questa difficoltà enorme in campionato, il livello medio delle squadre è salito, soprattutto a metà classifica.
Le situazioni rispetto al passato sono diverse. All’epoca potevamo fare un salto di qualità forte, era un’occasione unica. La cessione di Sergio e l’ingresso in Champions ci davano un’opportunità feroce e la delusione era dovuta dal mancato salto di qualità. Questa è una situazione di difficoltà accettata, non mi può dare delusione. Di là l’illusione era stato il salto di qualità, c’erano premesse diverse.
La fase offensiva? La stiamo cambiando in base alle caratteristiche dei giocatori. Io sono più adatto a una squadra di palleggio, ma questa squadra è fatta di accelerazione e deve andare in ripartenza ad aggredire gli spazi. Lo stiamo facendo anche abbastanza bene, poi bisogna vedere se con certe soluzioni troviamo o meno equilibrio. Senza è inutile fare due gol a partita. Bisogna trovare soluzioni varie, anche perché la situazione dei giocatori a disposizione ci costringerà anche a cambiare modulo a volte. O abbiamo tanti rientri o ci saranno sempre problematiche.
Lazzari dovrebbe tornare a disposizione, Marusic ha dei controlli oggi. Pellegrini vediamo, il problema è a un ginocchio, un trauma sia distorsivo che contusivo. Rovella è un discorso più lungo, Vecino è un enigma. Dele sicuramente è fuori. Isaksen viene da una malattia non pericolosa ma subdola, che ti lascia senza forze per mesi. È clinicamente recuperato, ma agonisticamente deve crescere ancora. Vediamo l’evoluzione di Zaccagni. È tutta una situazione in divenire che ci porterà a due giorni dalla partita senza sapere come giocheremo.
Cancellieri? Sta crescendo. L’ho trovato diverso rispetto a due anni fa: più maturo e più convinto dei propri mezzi. Ha il suo meglio nell’accelerazione e nell’aggressione degli spazi, se lo si costringe a palleggiare gli togliamo le caratteristiche migliori. Noi stiamo cercando un modo di giocare che lo porti a esaltare ciò in cui è bravo. Il lancio lungo? Sì, può essere una soluzione. Ma nel gioco aereo può migliorare soprattutto in area di rigore. Ha potenzialità, speriamo che l’evoluzione sia positiva. Al momento è concentrato sul lavoro, non dà segnali di presunzione e questo è un aspetto secondo me fondamentale.
Purtroppo, per come vedo il calcio, abbiamo tanti giocatori istintivi e questo ci fa fare fatica a diventare squadra. Io per istinto ho visto vincere le partite a tre o quattro giocatori in cinquant’anni. Noslin? È un giocatore difficile per un allenatore. È difficile collocarlo in un contesto. Ha la gamba da esterno ma non è un vero e proprio esterno. Potrebbe essere un trequarti ma non ha la qualità tecnica necessaria. Potrebbe essere un attaccante centrale ma non ha le caratteristiche specifiche. Ci dà una mano, ha sicuramente dei numeri. Ma la collocazione tattica è difficile.
Vertice basso o alto? Cambia tutto. L’interpretazione difensiva col Torino non mi è piaciuta, è stata di una squadra che ha giocato con quattro attaccanti, con tutti i rischi e i benefici del caso. Un po’ più di equilibrio serve.
Io sono un animale da strada, non so cosa scrivono o che commenti fanno. Non ho neanche WhatsApp, pensate la mia partecipazione ai social. Sono uno che vive le sensazioni della squadra. I tifosi che incontro per strada sono persone che stanno capendo le nostre difficoltà. Trecento panchine in A? Troppe (ride, ndr). Queste statistiche non mi fanno né caldo né freddo, pensiamo alla trecentunesima. Milan-Como in Australia? Secondo me ha ragione Rabiot, tirare in ballo l’aspetto economico è stato brutto. Lui potrebbe rispondere che se non andasse ogni settimana dentro a combattere i soldi non li prenderebbe neanche il presidente della Lega. È un ragazzo stupendo.
L’Atalanta di Juric e quella di Gasperini? Cambiano dettagli, è una squadra fortissima con un parco attaccanti magnifico. Il tempo effettivo di gioco? Vediamo, in Italia si sta giocando in modo molto fisico, certi tipi di contato a volte non sono fischiati e altre sì. Nel derby c’è stato un giocatore avversario che ha fatto cinque falli in dieci minuti. Tutti falli normali, ma contro il gioco del calcio. Io arbitro al terzo lo ammonisco. Qualcosa bisogna fare, o a livello di conduzione arbitrale o a livello di tempo effettivo.
I giovani? Con tutti i problemi che sto affrontando al momento se la Nazionale va al Mondiale non me ne può fregar di meno. A livello generazionale ci saranno sempre quelle più o meno forti. Ma cosa facciamo per far trovare pronti i giovani? Il campionato Primavera si gioca su campi indecenti con 150 spettatori. La domenica dopo non possono essere pronti per giocare all’Olimpico davanti 50mila spettatori. Non mi piacciono neanche le squadre B, è la morte del calcio di Serie C.
Se Lazio-Torino rappresenta il momento attuale? Ritroviamo prima tutti i giocatori, vediamo a che punto siamo al completo. Finora è stato tutto un inseguirsi di difficoltà. Da lì cerchiamo di innescare una strada, ma che sarebbe stata lunga era palese. Io ho sempre detto che sarebbe stato un anno di pazienza che inaspettatamente mi sembra di aver trovato. Ma se la trovo solo io è un problema, dobbiamo trovarla tutti”.
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