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Finalmente Maurizio Sarri. In casa Lazio è arrivato il momento, dopo il rinvio dello scorso 10 luglio, della presentazione del nuovo tecnico, tornato sulla panchina biancoceleste dopo le dimissioni arrivate nel marzo del 2024. Direttamente dal centro sportivo di Formello, il tecnico ha risposto in conferenza stampa alle domande dei cronisti presenti.
"Ho attraversato un momento in cui i problemi personali erano superiori a quelli professionali. Era giusto fermarsi un attimo. Ora si riparte con delle difficoltà, io ho detto subito ai ragazzi che abbiamo una difficoltà, ma che la possiamo sfruttare o in maniera negativa costruendo un alibi o positiva rafforzando il gruppo di fronte alle difficoltà. Abbiamo bisogno di miglioramenti, tramite il mercato ora non sono possibili e non bisogna più pensarci. Bisogno ricercare il miglioramento nel lavoro. Il nostro compito è lottare tutti i giorni. Tifosi? È uno dei motivi per cui ho detto che la lazialità ti invade. È normale che i tifosi si incazzino: ma alla fine sono lì. Questo è essere laziali, è uno dei motivi per cui sono tornato volentieri in questo ambiente".
Il primo pensiero quando è tornato a Formello? E il primo pensiero dopo la notizia del mercato?
"Che il presidente mi aveva fregato (ride, ndr). Qualsiasi altra decisione poi era discutibile, ho deciso di tornare. L'arrabbiatura è stata di un'ora e poi ho pensato subito al lavoro. Hanno detto che non avevo alternative: ho trattato con 4 squadre in Italia. Ho scelto la Lazio per il legame che sento con la società, con l'ambiente compreso di chef e magazzinieri. È stata una soddisfazione tornare".
Questa è una squadra che viene da due settimi posti, il non ritoccare questa squadra la preoccupa?
"L'obiettivo è costruire una buona base per poi intervenire in futuro. Se riusciamo in questo sarebbe già tanta roba. La preoccupazione è qualcosa di grossa. È chiaro che questa squadra avrebbe bisogno di qualcosa per fare quel salto di qualità necessario. Ora l'obiettivo è far crescere i giocatori che abbiamo: il messaggio è umiltà ma convinzione. Non c'è che questo da fare, è inutile pensare ad altre cose. Mettiamo le energie su quello che posiamo fare. Possiamo migliorare con il lavoro? Sì. Io ho chiesto determinazione e ferocia ma non la domenica in partita, ma in ogni singolo giorno, solo così è possibile migliorare. Poi se il miglioramento ci porterà a qualcosa di concreto non lo so ma sicuro sul costruire una base importante"
Centrare l'Europa sarebbe un miracolo?
"Ogni considerazione da fare ora sarebbe teorica. Il rischio che quelle dietro ti possono agguantare è evidente. Ci sono squadre che stanno investendo, soprattutto il Como, però questo ci deve interessare fino a un certo punto. L0pobiettivo è costruire una bella base su cui poi gettare le basi definitive per diventare competitivi. Più siamo bravi più la base sarà solida quando potremo intervenire. Ora se ragioniamo sulle altre squadre ci facciamo male da soli. Il nostro cervello deve andare in un'unica direzione: compattare un gruppo".
Come vanno Dele e Tavares?
"Quello che dice il presidente è vero fino a un punto. Nel calcio la parte economica è determinante. Nuno e Dele sono due libri da scrivere. L'approccio è buono. Nuno non è tecnicamente come pensavo: l'esperienza al Benfica gli ha lasciato qualcosa di importante".
Questa Lazio rispetto alla sua prima Lazio, dove aveva Immobile, Milinkovic e Luis Alberto, com'è?
"Io la Lazio la vedo come una squadra che si sta allenando bene. Tutto il resto è aleatorio. Quelli che avevo prima erano a fine ciclo, era una situazione completamente diversa. Questa squadra dal punto di vista tecnico può avere qualcosa in meno ma si possono tirare fuori qualità fisiche importanti. Poi se queste possano impattare con il mio calcio non lo so. Prendiamo le qualità che hanno questi ragazzi e vediamo. Parliamo anche di chi è stato un'emblema per questa squadra. Andiamo per step".
Cosa è mancato per il salto di qualità?
"Ho detto che sul finire di stagione non vedevo più la fame di inizio stagione. Per 4/5 mesi all'inizio per le energie nervose e caratteriali faceva paura. A volte la società sente la necessità di cambiare. I cicli finiscono, innescare uno nuovo non è semplice, la strada è stata intrapresa, tra 2/3 anni faremo i conti".
Sarebbe tornato sapendo prima del mercato?
"Guardare indietro non fa bene. Io da questo punto di vista sono ignifugo, non mi sono mai guardato indietro e penso non lo farò mai. Il 'ma se avessi fatto, ma se avessi scelto' non mi appartiene. Potevo decidere solo se rimanere o no. Non mi sono posto mai questo problema. Due giocatori poi andranno tagliati".
Lei sente che la gente vede in lei una sorta di garante per questa stagione?
"Mi sento uno che ha l'obbligo di dare tutto, portare rispetto a tutta questa gente. Garante dei risultati? Ora non posso esserlo. Mi devo sentire garante di portare non solo la mia esperienza che di certo non basterà solo. Abbiamo la necessità che la gente ci stia accanto. Vedendo la reazione che sto vedendo in questi giorni credo sarà così. Mi aspetto dalla gente laziale partecipazione al 100% e chi si saldi con la squadra".
Ha già idee su chi può essere tagliato? Esistono i dualismi Mandas/Provedel, Cataldi/Rovella e Dia/Castellanos? Un pensiero su Provstgaard?
"Visto che in 14 non si può giocare, esistono. Sarà il percorso a dirci chi merita di giocare di più e chi meno. Pensare di avere una gerarchia dopo 8/9 giorni di allenamento è una follia. Ci sono giocatori che entrano in forma subito, altri che hanno bisogno di più tempo. Ha grande attitudine al lavoro, di una professionalità quasi maniacale. E' destinato a crescere e a fare una carriera di buon livello ma ora anche lui deve sistemare qualche difetto".
Insigne è in cima alla sua lista dei desideri?
"Io la lista dei desideri l'ho cancellata quando ho saputo di non poter fare mercato. L'unico desiderio ora è far lavorare la squadra. Pensare a qualcosa che può succedere tra 4/5 mesi mi sembra porre la mente a un qualcosa che ora non mi fa comodo. Io poi con Lorenzo ho un grande rapporto ma in questo momento, stando a quanto mi dice il presidente, certe possibilità non ci sono".
Che derby sarà con Gasperini? E che differenza ci sarà rispetto
"Le partite contro Gasperini sono sempre dure. La caratteristica che aveva all'Atalanta, che non è detto sia la stessa alla Roma, era che la beccavi contro quando stava bene fisicamente era dura. Poi attraversava qualche momento di down e potevi giocarci tranquillamente. Le ultime partite con Gasperini sono state o vittorie o sconfitta: sarà una partita difficile ma facciamo un modo di renderla possibile. Il derby è la gara più costosa dal livello di energie che spendi. Io quando uscivo dai derby stavo un giorno a letto, è un qualcosa che ti prosciuga ma spero che continui a darmi le stesse sensazioni anche in futuro perché significa che ci sono dentro".
In quali reparti serve rinforzarsi?
"I giocatori visti tutta la settimana sono diversi. Può essere che da qui a 4 mesi le mie idee potrebbero essere diverse da quelle di 20 giorni fa a Castiglion della Pescaia. Poi ora i giocatori sono difficilmente valutabili. Ora serve grande attenzione nel dare giudizi".
Come ha vissuto questo ritiro in casa? E come lo hanno vissuto i ragazzi? Per il prossimo anno, se avesse voce in capitolo, cosa consiglierebbe al presidente?
"La tendenza che si sta generalizzando nel calcio di oggi è quella di fare ritiri nei centri sportivi se sono di grande livello. Le richieste dei giocatori nel corso degli ultimi 10 anni sono cambiate completamente. Hanno una serie di necessitò che 10 anni fa non c'erano, alle 7:30 voglion la macchina per la crioterapia. Negli ambienti dei ritiri ti trovi nell'impossibilità di avere tutte le loro comodità o necessità, già a partire dal campo di gioco. Come ho detto è una tendenza che si sta generalizzando. Noi ci stiamo trovando bene, è chiaro che l'ideale sarebbe avere un bagno di folla 3/4 volte durante questi 15 giorni. Un contatto diretto con i tifosi".
In cosa l'ha colpita la Lazio di Baroni? Potrebbe derogare dal 4-3-3 al 4-2-3-1?
"Non posso derogare perché non mi colpiva dal punto di vista tattico ma per l'energia che sprigionava in campo. Quello che io ho detto della Lazio di Baroni era questo, non ho mai parlato di aspetti tattici. Belahyane l'intermedio che non arriverà dal mercato? Mi piace perché ha una bella gestione della palla. Stiamo cercando di farglielo fare, tra un mese ti dirò se può farlo o meno".
Si sente di ribadire che vuole chiudere qui alla Lazio? Diceva di voler allenare una squadra giovane ma la Lazio sarà tra le più anziane della Serie A.
"L'ho sempre detto poi nella vita ci sono momenti in cui c'è altro di più importante del calcio. Dicevo di voler allenare una squadra giovane? Mi affascina ancora ora, penso di essere in grado. Penso che il Psg quest'anno ha dato lezioni a tutti".
Cataldi che ruolo avrà in questa Lazio? Lo abbiamo visto con la fascia...
"La fascia da capitano non c'entra niente. Marusic ci tiene un pelo di meno rispetto a Cataldi che è cresciuto qui. Sarà il percorso a dirci chi sarà il capitano. Io non gli do neanche grande importanza".
Lei si sente di avere alibi?
"Se ti dai degli alibi non tirerai mai fuori il 100 del tue possibilità. Poi il 100 non vuol dire avere il 100 migliore, se il nostro valore è 7 e rendiamo 7,1 abbiamo fatto un grande lavoro. Il compito è costruire, cercare di fare crescere i ragazzi. Bisogna avere l'umiltà e la consapevolezza che ci sono tante squadre più forti di noi. Dobbiamo essere determinati: il nostro l'unico appiglio di miglioramento è il lavoro. La squadra deve essere un condensato di umiltà e determinazione, senza altre caratteristiche".
Quale è l'obiettivo del secondo ciclo di Maurizio Sarri?
"Divertirsi è l'obiettivo dei giocatori. Ma per divertirsi la domenica bisogna lavorare forte durante la settimana. E' un percorso lungo, se ci riesci ti diverti, si divertono in campo, ci divertiamo noi dello staff e di trasmette. Ma non è una cosa che succede sistematicamente ogni anno".
Si può insegnare la cultura del lavoro? Il non fissare obiettivi può creare un cortocircuito?
"Io non penso che porsi l'obiettivo di andare al 100% delle nostre possibilità sia un non obiettivo. Alla fine del girone d'andata riusciremo a darci un obiettivo materiale".
Il furore emotivo della Lazio dello scorso anno è replicabile? Come sta reimpostando questa stagione senza Europa?
"Quando ero al Chelsea dopo la coppa non abbiamo mai perso e quando avevamo la settimana piena perdevamo. Lì c'era un gruppo maturo e abituato, di 30 giocatori di un livello tutti molto alto. In un momento di costruzione avere la possibilità di lavorare tutta la settimana può essere importante per noi per incidere più profondamente su tutti i giocatori. Spero però che duri poco perché andare a giocare in Europa è sempre bello".
Il pregio migliore visto e la preoccupazione maggiore?
"E' una squadra con potenzialità. Abbiamo avuto in un amichevole con 6 giocatori con accelerazione sopra i 30 all'ora. L'aspetto meno positivo è che vedo giocatori acerbi dal punto di vista tattico".
Isaksen e Dia?
"Ha la mononucleosi. C'è da aspettare che si negativizzi. Ci vorranno ancora 8/9 giorni. Dia ha preso una botta alla caviglia nell'amichevole contro la Primavera. Ha svolto degli esami che hanno scongiurato lesioni ossee. Lo aspettiamo tra un paio di giorni".
Zaccagni sarà ancora capitano?
"Sì, se la squadra lo vorrà".
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