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RIVIVI IL LIVE | Lazio-Verona, Sarri: “A Como numeri da C. Se la squadra non è adatta a me…”
Giornata di vigilia in casa Lazio. I biancocelesti saranno impegnati domenica alle 20:45 allo stadio Olimpico contro il Verona, con l’obiettivo di cancellare quanto di negativo messo in mostra nell’esordio di Como. Proprio in vista del match, che farà poi da apripista alla prima sosta per le nazionali della stagione, l’allenatore della Lazio Maurizio Sarri interviene in conferenza stampa dal centro sportivo di Formello. Queste le sue parole
Come ha lavorato la squadra?
“In modo normale, come sempre. Una programmazione assolutamente normale. Mercoledì mattina era un allenamento di forza e reparti, pomeriggio collettivo. Poi da giovedì abbiamo iniziato a dedicarci a questa partita. La voglia di riscatto deve essere forte, è una squadra che non vince in casa da sei mesi. Deve avere voglia di dare una soddisfazione ai tifosi”.
Che emozione sarà tornare all’Olimpico?
“Mi farà piacere, è chiaro, ma dobbiamo sentire la voglia di dare una soddisfazione ai tifosi, va oltre il mio ritorno”.
Dopo una prestazione simile l’orientamento per la formazione qual è?
“Se partissimo dal penalizzare qualcuno per l’ultima prestazione non avremmo possibilità di cambiare tutti. Abbiamo giocato male dal punto di vista individuale e collettivo, non va colpevolizzato nessuno se non l’atteggiamento assunto. A livello individuale non vedo qualcuno più colpevole di altri. Non sarà una discriminante”.
La squadra riuscirà a fare un gioco di palleggio o di attacco alla profondità?
“La mia esperienza alla Lazio non è mai stata di grande palleggio. Io non parlo di moduli ma di sviluppo di gioco e già nel primo tempo di Como avevo avuto la sensazione che l’unico modo per fargli male fosse l’attacco alla profondità. Ma a Como i nostri numeri sono in una media da Serie C, non può essere vero. Questo mi dà paradossalmente fiducia: non possono essere numeri nostri. Abbiamo perso per atteggiamento, al di là del fatto che forse il Como è superiore a noi dal punto di vista tecnico. Si poteva giocare in qualsiasi modo, ma con quell’atteggiamento il risultato non sarebbe cambiato”.
C’è anche un blocco psicologico?
“È un passaggio in cui giochi pensando, perdi tutti i tempi di gioco. Quando il modo di giocare diventerà automatico non accadrà più. Io penso di proporre un calcio semplice, ma è il più bello e il più difficile da giocare. Spero sia una fase di transizione, l’aspetto misterioso è come una squadra vada a lottare per un risultato in amichevole e poi sia passiva e apatica nella prima di campionato”.
Dele-Bashiru è un libro da scrivere: a che pagina è?
“No, siamo alla prefazione. Sono fiducioso perché è un giocatore con qualità enormi, anche in accelerazione ne ho visti pochi come lui. Va affinato dal punto di vista tecnico-tattico, ma ha qualità forti per certi punti di vista”.
Se l’allenatore deve adattarsi alla caratteristiche non c’è rischio di alibi?
“L’anno scorso ho letto un mare di polemiche per un modulo, ora quest’anno per un altro. Ho caratteristiche ben definite, mi conosce tutta Europa da anni. Se questa squadra non ha caratteristiche adatte a me ha sbagliato chi mi ha chiamato. Dopo vent’anni di calcio è difficile possa cambiare”.
Dove parte la Lazio?
“Non l’ho capito ancora perché ancora devo scoprire dove possiamo arrivare noi. Il Como sarà una squadra che si gioca l’Europa, incomincia a farsi dura. Ma stiamo parlando di calcio sulla carta e di una squadra che penso nessuno di noi abbia idea di cosa possa esprimere”.
Della Lazio di Baroni c’è qualche idea o caratteristiche che possono essere riproposte da lei?
“Quelle tattiche sono masturbazioni mentali. La Lazio ha fatto bene finché ha espresso energia nervosa straordinaria, quando l’ha fatto meno è calata. Vediamo se riusciamo a reinnestare alti livelli di energia. Segnali delle amichevoli sono spariti in campionato, ma quello è l’aspetto più importante”.
La Lazio faticava a spezzare il forcing avversario col possesso un anno fa. La priorità è recuperare e congelare la sfera?
“Le partite si possono vincere anche per continuità, poi se vai in difficoltà quando le squadre si chiudono servono giocatori che possano saltare l’uomo. Bisogna vedere se a livello di quantità si riesce a tenere le squadre in una situazione di campo critica per periodi di tempo lunghi e venirne a capo almeno con la quantità. Poi queste diventano partite a rischio: più ti sbilanci più rischi anche di finire sotto. Vediamo come si può ovviare a questo. L’anno scorso ci sono state contingenze positive difficile rivedibili, come le tredici superiorità numeriche, o i quattordici gol di un ragazzo di trentotto anni. Spero sia ripetibile, ma anno dopo anno sarà sempre più difficile rimanere a questi livelli anche se al momento non ci sono segnali negativi in tal senso. Saranno le esperienze che si accumulano a farci venire idee e soluzioni”.
Ha parlato con Zaccagni?
“Sa come la penso, è un giocatore che potrebbe fare la doppia cifra tutti gli anni per qualità fisiche e tecniche. Se non la fa significa che sta sbagliando qualcosa. Lo vedo poco all’attacco degli spazi e dell’area, è qualcosa su cui deve migliorare. Non glielo devo ripetere spesso, sono cose che vengono da lontano”.
Pedro può essere una soluzione?
“Pedro può partire dall’inizio, sebbene tenerlo in panchina sia un’arma. Vediamo la situazione, poi decidiamo. Fa comodo anche tenerlo in panchina. È un giocatore che se subentra può sempre inventare, non so se chi abbiamo in rosa nello stesso ruolo sia in grado allo stesso modo”.
Qual è il punto dall’infermeria?
“Sono ancora in area medica. L’evoluzione è positiva, penso che il più vicino al rientro sia Vecino”.
Tavares a che punto è?
“Quando si parla di terzino bisogna avere bene in mente la definizione. Terzino è difensore esterno. Si sta adattando a fare quello. Lui ha dei lavori in campo che molto probabilmnte mentalmente considera importanti e li fa con grande accelerazione. Poi ne ha altri che forse considera meno importanti e li fa con intensità minore. Se riuscisse a fare le stesse accelerazioni in entrambe le fasi diventerebbe un terzino di grande valore”.
Che significa che la Lazio deve porre le basi per un futuro solido? Può essere un conflitto con gli obiettivi della società?
“Tornare in Europa immediatamente è un obiettivo che mi sta dando lei ora. Non ho mai parlato con la società di questo, ma di programma triennale in cui questo è l’anno di difficoltà. Se riusciamo a creare sette o otto giocatori nell’anno di grande difficoltà poi ne dobbiamo prendere solo tre, altrimenti il mercato della Lazio diventerà difficilissimo. Non so se si potrà intervenire a gennaio, non sapevo neanche del blocco precedente. Sta tutto nel creare una base di calciatori che ci facciano lottare per certi obiettivi“.
Qual è il bilancio di questi primi cinquanta giorni di Lazio?
“Una settimana fa avrei detto che pensavo di essere più indietro, dopo la prima di campionato rispondo che pensavo di essere più avanti. Nel precampionato contro squadre di buon livello la sensazione era che la squadra avesse voglia di lottare e soffrire, domenica no. Spero sia una fase transitoria, che non manchi più l’energia per lottare le partite. Ma al momento questa è la situazione. In ritiro la squadra ha lavorato bene, tutto sommato ero contento delle amichevoli. Ma dalla prima di campionato sono uscito come uno che fa fatica a credere a quello che ha visto da parte di una squadra che ha lottato in amichevole ma non nella prima di campionato”.
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