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Maniero: “La Lazio è favorita, ma dovrà sudarsela contro il Venezia”

Maniero

Le parole dell'ex centravanti dei lagunari in vista della gara di questa sera, con tanto di momento amarcord pensando alle sfide del passato

redazionecittaceleste

In occasione della partita di questa sera tra Lazio e Venezia allo stadio Olimpico, i microfoni dei canali ufficiali del club hanno intercettato Filippo Maniero. L’ex attaccante del Venezia, secondo miglior marcatore della storia del club, si è soffermato sulla partita di questa sera e su un aneddoto del passato. Queste le sue parole: “Che partita mi aspetto? Considerando il valore delle due squadre, sulla carta dovrebbe essere una gara con poca storia. La Lazio sta facendo bene e ha una qualità di rosa superiore rispetto a quella del Venezia. In ogni caso, però, dovrà sudarsela per portarla a casa. Nel campionato italiano non esiste nessuna partita dal risultato scontato. Penso che ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di veder giocare la Lazio di Sarri nello stesso modo in cui giocava il suo Napoli. La strada, però, è sicuramente quella giusta.

Venezia-Lazio

Ciro Immobile lo conosciamo, ormai non è una sorpresa. Di anno in anno riesce a dimostrare di essere uno degli attaccanti più porti in circolazione in Italia e non solo. La sua regolarità è impressionante. La mia speranza è che possa riuscire a trovarla anche con la Nazionale soprattutto in vista degli spareggi. Henry, invece, lo si conosce meno ovviamente. Però al primo anno di Serie A, nonostante le ovvie difficoltà che ci sono per chiunque, sta dimostrando di essere un buon calciatore.

Un aneddoto sulle mie partite contro la Lazio? Sicuramente quella che ricordo con piacere è la partita del 2000, nell’anno in cui i biancocelesti vinsero lo Scudetto. In quella stagione noi con il Venezia purtroppo retrocedemmo, però ricordo che all’andata riuscimmo a vincere noi 2-0. Per noi fu una grande soddisfazione poter battere una squadra con tanti campioni in rosa. Penso che quegli anni furono sicuramente i più belli della Serie A. Mi ricordo gli stadi sempre pieni. E soprattutto che per noi attaccanti era difficile giocare, perché venivamo marcati da quelli che erano i migliori difensori al mondo”.