news

Matri: “Con la Lazio annata sfortunata. Ma quella doppietta sotto la Nord…”

Alessandro Matri
Le dichiarazioni dell’ex attaccante, doppio ex della partita tra i biancocelesti e i bianconeri, sulla gara e sul passato con le due maglie
Edoardo Benedetti Redattore 

Vai nel canale Telegram di Cittaceleste >

Se penso a Juventus e Lazio il primo ricordo che mi viene in mente non è particolarmente felice per i tifosi biancocelesti: si tratta del gol che ho segnato nella finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico, che decise la sfida ai supplementari e regalò il trofeo ai bianconeri”. Inizia così la lunga intervista di Alessandro Matri sulle colonne de Il Cuoio, inserto del Corriere dello Sport. L'ex calciatore della Lazio e della Juventus, tra le altre, rivive i momenti particolari della sua carriera con queste due maglie “che hanno contribuito a formarmi e a farmi crescere. È chiaro che gli anni alla Juventus hanno rappresentato un periodo particolarmente felice. Era una squadra fortissima, un gruppo davvero solido che ha scritto pagine importanti nella storia del calcio italiano. La stagione alla Lazio è stata meno felice, ed è un peccato, perché il club era reduce da un anno importante con Pioli in panchina. Purtroppo ci furono un sacco di cose che non andarono per il verso giusto”.

Quali?

Tanti infortuni, come quello di De Vrij a inizio stagione. Anche io ho avuto dei problemi. Poi pure Klose e Djordjevic si fermarono per lunghi tratti della stagione. Diciamo che spesso i campionati poco fortunati si vedono sin da subito e quell'anno poteva andare meglio. La squadra era valida e in panchina c'era un ottimo allenatore come Stefano Pioli. Che poi venne sostituito da un altro ottimo allenatore come Inzaghi”.

Tra Lazio e Juve, lei è stato allenato da quattro tecnici che hanno vinto lo scudetto in Italia: Allegri, Conte, Pioli e Inzaghi. Che ricordo ha di questi allenatori?

Tutti preparati e carismatici. Allegri è il tecnico con il quale ho passato più anni e che mi ha permesso di crescere e maturare. l'ho avuto al Cagliari, al Milan e poi alla Juve. Bravissimo e preparatissimo: il tecnico che mi ha fatto rendere meglio e con il quale ho instaurato il rapporto migliore. Conte invece è eccezionale. Ha una capacità unica di entrare nella testa dei suoi giocatori e sa creare subito empatia. È uno che va subito al sodo e che ottiene risultati. In tutte le piazze dove è andato ha lasciato il segno. Forse è quello che mi ha migliorato più di tutti. Pioli, per certi versi, può essere paragonato ad Allegri: bravo nella gestione del gruppo, preparato, attento a tanti piccoli particolari. Uno che non lascia nulla al caso”.

Inzaghi invece?

Io l'ho visto solo all'inizio della sua avventura. Subentrò a Pioli nelle ultime sette gare e ottenne ottimi risultati. Si capiva che era destinato a fare carriera e che in panchina fosse davvero un predestinato. Io purtroppo mi feci male quasi subito e saltai la parte finale di stagione. Ma ho avuto la possibilità di conoscerlo in seguito...”.

Quando?

Quando affiancai Igli Tare nel ruolo di dirigente della Lazio. In quel caso ho visto con che attenzione era in grado di gestire il gruppo, di studiare ogni aspetto delle gare e degli avversari. Un tecnico davvero preparato”.

Torniamo alla sua avventura da calciatore della Lazio..

Arrivo a stagione iniziata. Pronti, via e scendo in campo con l'Udinese. E faccio doppietta. Un'emozione incredibile. Fu un impatto devastante. Ho segnato due gol sotto la Curva Nord e fu il modo migliore per iniziare quella stagione”.

Ma le cose non andarono poi per il verso giusto...

Potevano sicuramente andare meglio. La Lazio di Pioli l'anno prima era arrivata terza e c'erano degli ottimi calciatori. Purtroppo, come dicevo prima, ci furono una serie di vicissitudini: infortuni, gare sfortunate, momenti no. Ma non è stato tutto da buttare. Ricordo una bella esperienza in Europa League: il gol segnato al Galatasaray, una vittoria a Milano sul campo dell'Inter”.

Niente a che vedere con la sua esperienza alla Juve?

Arrivare alla Juve fu un grande salto per me. Venni acquistato a gennaio e quei primi sei mesi furono difficili per la squadra, ma ottimi per me. Era la Juve di Delneri che arrivò settima in quella stagione. Ma io feci nove gol in pochi mesi. Poi arrivò Conte e le cose iniziarono a cambiare”.

Fu lui il segreto di quella formazione?

È un tecnico che ti entra nella testa. È un fenomeno di carisma, di tattica. Che sa subito farti capire quello che vuole. Ma oltre alla bravura del mister, c'è da dire che quel gruppo che si era creato era davvero forte. Eravamo molto uniti: c'erano poi tanti italiani, con cui ho subito legato. Fu una bella cavalcata e vincemmo due scudetti. Il primo fu indimenticabile: lo conquistammo chiudendo la stagione con zero sconfitte e battendo il Milan di Ibrahimovic e Thiago Silva che era campione d'Italia e strafavorito. Ancora oggi, quando torno a Torino, la gente mi ferma per ricordare quei bei momenti”.

Il gol più bello segnato con la maglia bianconera?

Sicuramente ce ne sono stati due importanti. Lo so che do un dispiacere ai tifosi della Lazio, ma quella rete nella finale di Coppa Italia resta un momento unico. Un gol decisivo per la conquista di un trofeo. Poi io ero tornato a gennaio alla Juve e fu un momento di riscatto per me. Il secondo invece fu il gol che segnai a Milano nello scontro diretto con il Milan. Il giorno del famoso gol non dato a Muntari: fui io a pareggiare nella ripresa. Diciamo che è stato un gol abbastanza importante”.

Il più bello con la Lazio?

Non posso dimenticare la mia prima gara giocata all'Olimpico contro l'Udinese. Come dicevo prima, ho esordito con una doppietta. Non è una cosa che succede spesso. Di quei due gol, il primo è stato sicuramente molto bello dal punto di vista estetico”.

Cosa si aspetta da Lazio-Juventus di oggi?

Due squadre protagoniste di un ottimo cammino, seppur tra alti e bassi. La Juve con Tudor è certamente più quadrata rispetto a prima. La Lazio non era partita con i favori del pronostico, ma Baroni ha fatto un grande lavoro. Mi aspetto una gara molto combattuta”.