Intervenuto ai taccuini de La Gazzetta dello Sport, il doppio ex di Milan e Lazio Diego Fuser ha commentato il big match odierno che andrà in scena a San Siro. Tanti i ricordi del centrocampista divisi tra rossoneri e biancocelesti, l'ex numero 14 capitolino guarderà la gara da spettatore neutrale nonostante sei anni importanti con la maglia della Lazio. Queste le sue parole.
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Milan-Lazio, il doppio ex Fuser: “Lavoro super di Baroni, ha dimostrato che…”
Come vede il Milan?
“È ovvio che non sia un momento facile, ma secondo me la chiave è il tempo. Se cambi allenatore ogni sei mesi non otterrai mai nulla. Al Milan dico di aspettare Conceiçao”.
Lei e Sergio siete stati compagni a Parma. Che ricordi ha del portoghese?
“Era un ragazzo semplice, silenzioso. Con un grandissimo senso dell’educazione e del rispetto. Se devo essere sincero non avrei detto che avrebbe fatto l’allenatore. Oggi è diverso da come era allora. Lo vedo più deciso, determinato e con la cattiveria agonistica giusta. Spero che i rossoneri possano dargli un po’ di tempo, anche se non dovesse arrivare in Champions”.
C’è qualcuno in particolare che l’ha delusa finora?
“Personalmente credo che in questi casi sia sempre un discorso di insieme. Non può essere solamente colpa di uno se le cose non vanno. Certo, alcuni top player come Theo, Maignan o Leao possono e devono dare di più. La squadra ha tutte le qualità per risollevarsi e fare un grande finale di stagione”.
Cosa vede di diverso dal suo Milan?
“Posso dire tutto? Erano altri tempi, è cambiata qualunque cosa. Però non ci sono più dentro, è solo una sensazione. Ma nel mio Milan c’era un’organizzazione incredibile, la società era dieci anni avanti al resto del mondo. Tu dovevi pensare solo a giocare. Ma è normale, sono cicli. Adesso c’è una società nuova, con un progetto nuovo, aspetterei a dare giudizi”.
Passiamo alla Lazio. In cosa l’ha stupita la squadra di Baroni?
“Baroni ha dimostrato come programmazione e organizzazione battano tre a zero nomi e blasone dei giocatori. Ha saputo tirare fuori il 100% da tutti, schierandoli bene in campo e preparando bene le partite. Il suo è stato un lavoro super”.
Un nome su tutti che l’ha sorpresa?
“Scelgo Pedro, è incredibile. Gioca sempre, non si risparmia mai ed è ancora decisivo. Ed è anche una lezione per un ragazzino che si approccia a questo sport. Vedere uno della sua età che ancora fa quella corsa in più, che si sbatte e si spende per la squadra, è il miglior insegnamento che può avere un giovane”.
Della sua Lazio che ricordi ha?
“Ho tantissimi ricordi, sono stati sei anni molto intensi. Mi vengono in mente le sedute di Zeman, a cui voglio mandare un grande e affettuoso abbraccio. È stato un innovatore. Vedeva le cose prima degli altri. Ma che fatica in ritiro… dopo una settimana di corsa volevi smettere di fare il calciatore. Poi la classe di Eriksson, la calma di Zoff. Ho imparato tantissimo e sono tanto legato alla Lazio e ai suoi tifosi”.
Per chi tiferà domani?
“Per nessuno, come potrei? Sono state le squadre più importanti della mia carriera. Al Milan ero giovane, ma ho vinto tanto e ho giocato praticamente tutte le finali. Poi volevo più spazio e ho scelto la Lazio. A Roma ho vissuto sei anni bellissimi e posso dire che sono state le stagioni migliori della mia carriera”.
Pronostico secco?
“Difficile dirlo… dico pareggio, dai. Mi salvo così. Spero sia comunque uno bello spettacolo”.
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