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Minala: “Il pressing di Onazi, la mia età ed un ritorno alla Lazio: vi dico tutto”
Joseph Minala, ex calciatore della Lazio, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport per parlare della sua esperienza in biancoceleste e non solo. Di seguito le sue dichiarazioni:
Joseph, se chiude gli occhi dove si vede?
"In Camerun, a Yaoundé, con dieci fratelli e una sorella. Come 'La scatenata dozzina', il film. Mamma commerciante, papà falegname. È morto nel 2017, mi manca ogni giorno".
Come arriva in Italia?
"Una persona mi notò in un torneino e mi promise un provino. Avevo 15 anni, era un sogno. I miei fecero di tutto per pagarmi il biglietto. Partii dal Camerun, poi andai in Libia e arrivai a Fiumicino. Da lì, presi un treno per la stazione Termini, a Roma. Quella persona mi aveva dato un telefono per chiamarlo appena arrivato. Non l’ho più visto, né sentito".
Le fa ancora male parlarne?
"Sì. Rimasi ore e ore alla stazione da solo. Avevo fame, sete, sonno, neanche un soldo. Mi resi conto in fretta della truffa, così andai alla polizia per spiegare tutto. Mi spiegarono che il telefono era senza scheda. Non avendo mai avuto un telefonino non potevo saperlo".
La polizia cosa fece?
"Mi accompagnò in ospedale per fare degli accertamenti. Durante il tragitto pensai: 'Ecco, ora torno a casa'. E invece no. Mi portarono in una casa famiglia a Torre Spaccata".
Dopo quanto tempo chiamò a casa?
"Dopo un mese. Nel frattempo, delle persone si presero cura di me e mi introdussero alla vita. Imparai a fare le pizze, a pulire, a curare il giardino. Mi pagavano una ventina di euro a lavoretto. Il giusto per poter dire ai miei che stavo bene. Un assistente sociale mi chiese cosa volessi fare e io risposi: 'Il calciatore'. Così iniziai nel 'Città dei ragazzi', nel campionato provinciale".
Da lì in poi svariati provini.
"Udinese, Inter, Milan, Roma e infine Napoli, dove rimasi quasi un anno. Nacque tutto grazie a Vincenzo Raiola, fratello di Mino, l’agente che mi seguiva all’epoca. Mi ritrovai ad allenarmi accanto a Cavani e Hamsik, con Mazzarri allenatore, facendo avanti e indietro da Roma. La casa famiglia mi lasciava libero dal lunedì al giovedì, poi dovevo rientrare".
Come si inserisce la Lazio, quindi?
"La Vigor Perconti mi prese dal 'Città dei ragazzi'. Giocai lì per alcuni mesi, poi mi cercarono Roma e Lazio. Scelsi i biancocelesti grazie al pressing su Facebook di Onazi. Ricordo il primo allenamento a Rivisondoli, in Abruzzo, con Bollini allenatore. Era l’estate del 2013. Dopo un paio d’ore chiamò Tare e gli disse di prendermi. Io, Lombardi, Keita, Tounkara, Murgia, Strakosha. La Primavera più forte mai vista alla Lazio".
Ad aprile 2014 Reja le regalò l’esordio in A a 17 anni contro la Samp. La prima di 3 presenze.
"Un dono di Dio. Il sogno prima dell’incubo".
Si riferisce alle polemiche riguardo l’età?
"Mi hanno massacrato, distrutto, umiliato. Il bello è che non ero uno sconosciuto. Dominavo il campionato Primavera. Tre giorni dopo l’esordio vinsi la Coppa Italia di categoria segnando un gol in finale contro la Fiorentina. Qualche mese prima avevo vinto il torneo delle regioni in Sardegna. Fu un attacco mirato, ma ho una mia idea".
Ovvero?
"La voce fu messa in giro da qualcuno che prima teneva a me, che mi seguiva. In Senegal, un sito poi oscurato, inventò la notizia secondo cui avessi 42 anni. La gente iniziò a fare fotomontaggi, a prendermi in giro. Nessuno lo sa, ma in quel periodo fui anche minacciato e ricattato da persone che mi avevano aiutato, di cui mi fidavo. Io ero solo e indifeso, nessuno mi ha protetto".
I test sull’età cos’hanno dimostrato?
"Che sono nato nel 1996. Anzi, hanno attestato che dimostro persino un anno in meno. Sa quante volte ho sentito dire 'questo ha 40 anni, come può giocare?'. L’80% delle persone mi hanno giudicato male. Non sono un fenomeno, ma quando mi è stata data una chance ho sempre dimostrato di valere. Penso al Bari, ma soprattutto alla Salernitana, dove i tifosi ancora mi scrivono per il gol all’Avellino all’ultimo minuto".
La Lazio l’ha delusa?
"Avrei meritato una chance, soprattutto nel 2019-20. Giocai solo in Coppa Italia, sul 4-0. Ero fuori rosa, poi fui reintegrato. Un po’ ci sono rimasto male, almeno 5’ a partita li avrei potuti fare. Ho perso un bel pezzo di carriera".
Sia sincero: oggi meriterebbe almeno la B?
"A mio avviso sì. Gioco a Malta, un calcio periferico, ma non perdo la speranza di poter tornare in Italia. Sono stato svalutato per qualcosa che
non è mai esistito. Ero un adolescente come tanti, ma la gente mica ci credeva. Questo accanimento ingiustificato mi ha rovinato".
Dove si vede in futuro?
"Magari in panchina, da allenatore. Sogno un ritorno alla Lazio o alla Salernitana. Non sono una persona cattiva. Ho 29 anni e sono nato il 24 agosto 1996: come mai nessuno ci crede?".
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