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Muriqi e la Lazio: “Mi assumo le mie colpe. Sarri? Un grande uomo”

Muriqi
Le dichiarazioni di Vedat Muriqi, ex attaccante biancoceleste, sul periodo trascorso con la maglia della Lazio e sul rapporto con Sarri
Edoardo Benedetti Redattore 

Torna a parlare di Lazio Vedat Muriqi. L'attaccante, attualmente in Spagna con il Maiorca, ricorda il momento dell'approdo in biancoceleste ai microfoni della Gazzetta. "Faccio una stagione straordinaria col Fenerbahçe, in Turchia sto a meraviglia. Ma arriva un’offerta che non si può rifiutare. La Serie A, la Champions, un bel club che decide di investire 20 milioni di euro su di me. Un passo avanti. Sapevo che c’erano Immobile con la sua Scarpa d’Oro, Correa e Caicedo, però pensavo che spendendo tutti quei soldi avrebbero puntato su di me. E non mi sbagliavo. Simone Inzaghi mi faceva giocare ogni volta che poteva, ma io non andavo", racconta Vedat.

E ancora: "Niente scuse, niente responsabilità altrui, solo colpa mia. Nel calcio succede, e quando succede, devi far posto a qualcun altro. Avevo un problema alla coscia, e mia moglie incinta era rimasta in Turchia, mi sentivo solo e ambientarmi è stato complicato. Stavo male, dentro e fuori dal campo. La testa soffriva forse più del fisico, sono arrivato a pensare di essere scarsissimo, che quel grande anno in Turchia era dovuto solo alla fortuna e alla volontà di Dio. Pensieri bui”.

Inzaghi saluta per andare all'Inter, spazio all'epoca Sarri: “Dal punto di vista tattico, un mostro. Il migliore che abbia mai avuto. Con lui non giocavo, ma godevo tantissimo, in partita e in allenamento. Il problema era che a lui piaceva giocare con attaccanti piccoli, veniva da Insigne, Callejon e Mertens, alla Lazio Felipe Anderson, Immobile, Zaccagni, con un pennellone come me non sapeva che fare.

Una persona d’oro: ricordo quando in montagna in allenamento c’erano dei tifosi che se la prendevano con me perché tiravo e non beccavo mai la porta. Io ridevo, a me di quelle critiche non fregava veramente nulla, ma Sarri si arrabbiò di brutto, fermò l’allenamento e disse che se non la facevano finita avrebbe chiuso tutte le sessioni. ‘Wow, che tipo’, pensai. In dicembre andai da lui a chiedergli cosa pensasse di me perché non giocavo mai, a chiedergli dove potevo migliorare, e lui mi spiegò il motivo, su basi puramente tattiche. 'Sei una persona magnifica, tutti ti vogliono bene, hai un carattere magnifico, però a me non piacciono i giocatori come te'. Una chiacchierata magnifica, onesta, trasparente. Lo ringraziai di cuore e gli chiesi se mi avrebbe dato un mano ad andar via, e lui lo fece. Trasferimento a Maiorca, e il resto, se vogliamo, è storia”.

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