Pellegrini che non sente, non vede, non parla, non gioca

Un ritorno cercato ed ottenuto. Maurizio Sarri, tra gli altri nomi proposti dal direttore Mariano Fabiani, ha preferito lui. Se non altro, perché poteva già vantare un pedigree di sarrismo di sei mesi. Arrivato lo scorso gennaio, infatti, Luca Pellegrini ha fatto parte del gruppo che ha condotto la Lazio al secondo posto in campionato. Quindi, alla partecipazione in Uefa Champions League. Quella Champions dove si sono arenati i sogni di titolarità del ragazzo: schierato dal primo minuto in Lazio-Atletico (era il 19 settembre) poi non ha più visto il campo dal primo minuto. Solo scampoli, prima del ritorno dal 1’ in Coppa Italia contro il Genoa. Dove, tra l’altro, s’è messo in luce sugellando l’assist del gol vittoria di Guendouzi. Menzione di merito pure all’esultanza: rabbiosa, vogliosa, appassionata. Da laziale, quello che è.

Non vede, non sente, non parla, non gioca

7 presenze in Serie A (in campo solo nel 12% dei minuti totali delle 17 gare fin qui disputate) e 3 in Champions League. Una sola da titolare, appunto. Luca Pellegrini non ha spazio in questa Lazio. Poi il post enigmatico sui social. Tre scimmiette: una non sente, una non parla, l’altra non vede. Forse manca la quarta, quella del “non gioca”.

Una chance per Pellegrini

Forse quella storia nulla ha a che fare con la Lazio e con il calcio. Ma rimane un fatto: perché non dare più spazio al giocatore? Nessuna sassaiola ad Adam Marusic – che c’ha pure messo la faccia, prendendosi la colpa della sconfitta contro l’Inter – ma è pacifico che il montenegrino abbia bisogno di riposo. Adattato e spolpato, sempre in campo, alternandosi al massimo con Hysaj che pure è adattato. Un piede mancino sull’out mancino, utile come visto contro il Genoa dove è andato sul fondo ed ha servito. Tutto col piede naturale. Vale la pena provarci, ogni tanto. Merita una chance, ogni tanto, il buon Pellegrini.

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