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Poli: “Chinaglia come un padre, mi portò alla Lazio. Gli spareggi a Napoli…”

Maestrelli e Chinaglia

Le parole dell’ex attaccante passato alla storia biancoceleste per la sua rete decisiva nel match contro il Campobasso

redazionecittaceleste

È intervenuto ai microfoni di Storie di Calcio su TMW RadioFabio Poli, ex calciatore biancoceleste nonché autore della rete decisiva nello spareggio contro il Campobasso. Era il 5 luglio 1987 e quella rete evitò alla Lazio una drammatica retrocessione in Serie C. Questo, ma non solo, l’argomento dell’intervista. Di seguito le sue parole.

 La squadra ad Auronzo

Gli anni alla Lazio

Ho fatto due stagioni con la Lazio, ricordo che la prima fu complicatissima, piena di infortuni e problemi societari. Per me Chinaglia è stato sicuramente come un padre: mi ha preso dal Cagliari e mi ha coccolato, ma fu un’annata comunque complicata. L’anno dopo poi arrivò la salvezza col Campobasso. Arrivammo agli spareggi a Napoli ormai praticamente senza benzina, passammo noi perché eravamo più forti. Senza tra l’altro dimenticare i tifosi, che voglio ringraziare perché furono straordinari. 

Con Fascetti abbiamo avuto qualche problema, ma al di là di questo lui è stato un grande. Litigammo davvero, io riuscii a rimanere calmo e a non reagire. Poi dopo risolvemmo tutto. Pensavo che dopo quello che avevo fatto avrei potuto fare ancora un anno, ma fui ceduto. Fui pagato tanti soldi ed ero in debito con la società, ma ero destinato a fare panchina. Arrivarono delle spinte per mandarmi via a ogni costo anche dall’interno della società”.

La discussione con Schillaci

Ricordo che a fine partita mi disse qualcosa in siciliano e io gli feci uno sberleffo con la mano. Lui sostenne che io gli avevo dato un pugno e reagì in modo brusco. Non dimenticherò mai la frase che mi disse davanti a tutti. Uscì addirittura sui giornali e mi fecero passare come uno che non doveva permettersi di reagire contro Schillaci. Alla fine pagai solo io per quanto accaduto. Ovviamente al processo sportivo fu negato tutto e io fui squalificato. Io mi arrabbia perché lui non disse la verità. Ci siamo rincontrati in altre situazioni, io non ho mai reagito. A causa di quell’episodio ho chiuso la mia carriera tra i professionisti a trent’anni. Sicuramente c’è chi ha grandi colpe, io non l’ho mai perdonato”.