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PRIMAVERA | Balde: “Venire alla Lazio è stato facile. Ora sogno la Serie A”

Balde
Le parole del giocatore biancoceleste, fratello di Keita. “Nella top tre dei giocatori con cui ho giocato metto due compagni. Il mio idolo...”

È arrivato alla Lazio a gennaio e ha subito lasciato il segno con la Primavera. Sono 12 le presenze fin qui, 2 i gol a cui si aggiungono 5 assist. E sta contribuendo anche lui alla corsa verso la promozione in Primavera 1 dei biancocelesti. Mahamadou Balde, fratello di Keita, ha avuto subito un impatto importante nel mondo della Primavera biancoceleste. E anche del suo arrivo alla Lazio ha parlato con Raul Moreno, ripercorrendo la carriera, in un episodio di 'Charlando con promesas', sul canale YouTubeEl Termómetro del Fútbol, Queste le parole del calciatore biancoceleste. “Sono sempre stato orientato verso il calcio, ho due fratelli che giocano a calcio e ho voluto seguire le loro orme. Ho avuto da subito un pallone tra i piedi, ho iniziato a giocare per la mia prima squadra già a quattro anni.

Poi con un amico sono andato al Barcellona dopo due anni, c’erano anche i miei fratelli. Sono stato lì un anno e quando mio fratello andò alla Lazio cambiai squadra anche io. Lì iniziai a giocare contro altri avversari, mentre al Barcellona giocavamo tra noi. Ho sempre giocato con gente più grande rispetto alla mia età. Al Cornellà ho fatto nove anni. È uno dei migliori club della Catalogna, c’erano alte esigenze perché dovevamo vincere quasi tutte le partite e avevamo a che fare con Barcellona ed Espanyol. È un settore giovanile in cui crescere bene, sono usciti molti giocatori da lì come per esempio Jordi Alba. Ho sempre giocato da attaccante centrale finché abbiamo giocato a sette, poi a passando al calcio a undici ho fatto anche l’esterno. Sono stato fortunato perché fin qui non ho subito particolari infortuni.

Quando arrivò il Covid già stavo pensando di venire in Italia. Ho passato molto tempo senza decidermi. Volevo cambiare aria, dopo tutti quegli anni in Spagna, e ho cercato una soluzione per venire con mio padre in Italia. Il nostro procuratore mi chiamò, potevamo andare in una Primavera o in Serie D. Ho pensato di poter andare già a giocare con gente più grande, volevo vedere se avevo il livello giusto e provare nuove esperienze. Così dissi di volere andare in Serie D. Mi avevano parlato della Nocerina, un club storico in Italia, e decisi di andare lì a provare. Notai subito la differenza, avevo compagni di 27-30 anni. Tra i giovani, eravamo tre 2004 e alcuni 2003, ma quasi tutti erano grandi.

La lingua? Qualcosa mi avevano già insegnato, ma non è stato difficile impararla. Però stavo a Napoli, lì si parla in modo differente. Comunque è stato facile, già capivo tutto dopo i primi due mesi. L’adattamento è andato bene, mi trattavano bene e sentivo che mi apprezzavano. L’Italia poi è simile alla Spagna, era un Paese che conoscevo già. Il numero? Alla Nocerina scelsi il 97 perché non volevo prendere il classico 11. Volevo un numero che non portava nessuno: mi piacciono 9 e 7 e scelsi il 97. Il nome? Ho scelto Balde Jr perché il mio nome - Mahamadou - è difficile, quindi tutti mi chiamano Balde. Ma di Balde ce ne sono molti e quindi essendo il più piccolo ho aggiunto Junior.

Mentre ero alla Nocerina mi hanno chiamato diverse squadre tra cui la Lazio che conoscevamo già. È stato facile: mi hanno dato attenzioni e un buon progetto. Il mio obiettivo ora è fare il meglio possibile, siamo vicini alla vittoria del campionato. Poi il prossimo anno non so cosa accadrà, ora penso soltanto a ottenere la promozione in Primavera 1. Ovviamente però come tutti sogno la Serie A, quindi provo a dare il massimo per vedere se potrò arrivare a giocare lì. Ci sono molte differenze tra le giovanili e la serie maggiori. Qui hai molto spazio, in Serie D è più dura e se sanno che sei più piccolo ti puntano. Qui si gioca più uno contro uno, ci sono meno combinazioni e scambi. Mi piace che gli avversari mi cerchino in campo, non ci sono problemi.

Il vero problema, invece, è che oggi si sta perdendo il gusto di giocare nella strada, ci sono pochissimi bambini per strada. Ed è un peccato, per me si impara più lì che nelle accademie. Se sento pressione per dimostrare qualcosa come Keita alla Lazio? No, pressione no. Ognuno di noi ha la sua carriera, siamo tre fratelli, per fortuna siamo tutti sulla buona strada. La Nazionale? Non so, sia Senegal che Spagna andrebbero bene: dipende da chi mi chiama. Ma sarebbe un orgoglio giocare per entrambe: la Spagna mi ha dato tutto, sono nato e cresciuto lì. Il Senegal invece è la terra della mia famiglia. Nei top tre giocatori con cui ho giocato metto due compagni: Diego Gonzalez e Sana Fernandes. L’avversario più forte con cui ho giocato? Gavi. Il mio idolo? Cristiano Ronaldo.