È intervenuto ai microfoni di Quelli della Libertà, in onda su Cittaceleste TV e Radiosei, l'ex calciatore della Lazio Lorik Cana. Il difensore albanese ha celebrato il decimo anniversario dallo storico successo del 26 maggio. Questo il suo intervento.
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QDL – Cana: “26 maggio? Un giorno e una finale indimenticabile”
"Questa finale, questo giorno rimarrà indimenticabile per noi che l'abbiamo giocato. Vivendola da calciatori, sapevamo che non era una partita come le altre e che poteva farci entrare nel cuore della società e dei tifosi. Nello spogliatoio tutti stavamo già con gli smartphone a guardare i messaggi, abbiamo festeggiato tanto e a bere già lì. Ci siamo presi un po' di tempo tra di noi, prima di uscire con la gente che stava fuori.
I giorni prima? L'ho già detto qualche volta, in quegli anni la squadra da battere era la Juve. Noi ce la siamo trovata sulla strada, dopo aver battuto loro, qualsiasi altro avversario sarebbe stato un avversario alla nostra portata. E' capitata la Roma e nel corso della stagione avevamo vinto la prima in stagione e pareggiando la seconda, sbagliando un rigore se non sbaglio. In finale abbiamo dimostrato, così come nella stagione, che la Lazio fosse superiore alla Roma.
Vivere queste partite? La particolarità è che tutti avevano capito l'importanza, sia chi era alla Lazio da anni, sia chi era arrivato da poco tempo. Avevamo in rosa calciatori che avevano fatto partite importanti, come Klose. Il primo trofeo che ho vinto in carriera l'ho vinto con il PSG contro il Marsiglia, ho fatto dei derby in Turchia tra Galatasaray e Fenerbache... Ma quel giorno sapevo che fosse una partita unica: abbiamo fatto il necessario per vincere.
Il mister vedeva lo stato di forma e come rispondeva la rosa nelle ultime settimane e negli ultimi mesi. Non abbiamo mai avuto, nella seconda parte della stagione, una rosa completa. Perché andando avanti in Europa abbiamo lasciato qualcosa in campionato. E a quella partita ci siamo ritrovati con tutta la squadra ma giocatori con differenti stati di forma. Personalmente arrivavo da settimane in cui non mi sentivo male. Avevamo perso ai quarti contro il Fenerbache, ce la siamo fatta 'rubare' in Turchia. Mentalmente e fisicamente stavamo bene tutti e avevamo a disposizione tutti i centrali: il mister ha scelto Beppe e me, ma c'era anche André. Dovevamo onorare la maglia. La partita l'ho vissuta molto tranquillamente per importanza ma emotivamente molto carico".
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