Nel corso di una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Panini on Field in compagnia di Simone Tiribocchi, Marcelo El Matador Salas ha ripercorso la sua carriera, facendo ovviamente particolare riferimento alla sua parentesi con la Lazio. Queste le parole di Salas: "Fa sempre piacere tornare a Formello, mi tornano in mente mille ricordi. Il mio arrivo? Nello Governato venne a prendermi nel 1998 in Argentina. Sono arrivato e mi hanno presentato il giorno dopo, sono arrivato però mesi dopo, in estate.
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Salas: “Da Temuco alla Lazio: vi racconto tutto. E quel gol col Manchester…”
Segnai due gol al mondiale contro l’Italia. Per me era un’opportunità. Era un sogno giocare nel calcio italiano. Ero molto amico con Almeyda. Anche De La Pena e Conceicao erano miei grandi amici. Un grande anno, ma quello dopo è stato più difficile perché sono arrivati grandi giocatori. È stato bellissimo, abbiamo vinto cose importanti che la gente ancora ricorda. La Supercoppa Europea l'abbiamo vinta contro il Manchester United, a Montecarlo. Eriksson iniziò con Inzaghi, lui ebbe un infortunio dopo pochi minuti.
Un fallo fatto da Stam, che poi venne alla Lazio. Ero arrabbiato perché non ero partito dal primo minuto, avevo tanta voglia di entrare e menomale che è finita bene. Ho fatto gol e abbiamo vinto quella coppa, molto importante per noi e per i tifosi. Poi abbiamo vinto un’altra coppa importante contro il Mallorca, con gol di Vieri e Nedved. Scudetto 2000? Sono passati tanti anni, ma i ricordi sono gli stessi. Dovevamo aspettare negli spogliatoi che finisse Perugia-Juventus.
Eravamo nervosi, ascoltavamo la radio. Una volta terminata siamo andati in mezzo ai tifosi, è un ricordo molto fresco, come fosse ieri. Ero giovane, sono arrivato in una squadra importante come la Lazio che iniziava a vincere trofei. Il primo gol lo segnai in un’amichevole contro il Real Madrid, su assist di De La Pena. Poi il primo trofeo contro la Juventus in Supercoppa Italiana, al Delle Alpi. Segnò Conceicao.
Sono arrivato con Zoff, poi arrivò Eriksson. Zoff è stato un grande portiere, è stato un onore conoscerlo. Eriksson tatticamente era bravissimo, ma era impressionante nella gestione della squadra. Abbiamo avuto qualche confronto acceso, ma mi ci sono trovato sempre bene. Derby? È stato bellissimo aver segnato in una stracittadina. La città vive per quella partita, come in Argentina. La città si ferma, si parla tutta la settimana prima ma anche quella dopo. Sono stato fortunato a vivere quei momenti.
Il primo gol che ho segnato al derby era un rigore, è stata una delle reti più umportanti. Ma anche contro il Milan all’Olimpico, al 4-4, è stato molto bello. Soprannome? El Matador nasce con l’Universitad De Chile, feci quattro gol contro il Colo Colo in un 4-1 e i tifosi iniziarono a cantare "Matador, Matador!". I tifosi ripresero il coro da una canzone argentina, poi un giorno faccio l’esultanza e da lì sono rimasto con quella fino alla fine. Sono di Temuco, al sud del Chile. Sono andato via da lì a 15 anni da solo.
Cercavo la gloria, volevo diventare un calciatore professionista. I primi mesi sono stati duri, mi mancava la famiglia. Poi sono andato a Santiago, dove ho vinto con l’Universidad de Chile e prima di venire a Roma sono passato al River Plate. Poi dopo la Juventus ho fatto il percorso inverso, tornando prima al River Plate e all’Universidad de Chile, quando ho chiuso la carriera nel 2008 a 33 anni per un infortunio al ginocchio. Ero giovane ancora. Mancini è una grande persona. Quando sono arrivato ero suo compagno di stanza, nei primi mesi.
Sono arrivato da giovane e ho sempre guardato quelli più grandi per poter imparare. Ricordo ancora il suo gol a Parma di tacco. Un grande. Vieri era nato, straordinario. Eravamo molto amici, ancora ci sentiamo. Eravamo una bella coppia. Con Inzaghi siamo stati compagni uno-due anni. Una persona spettacolare. Ora è diventato un grande allenatore, non me lo sarei aspettato perché era molto tranquillo. Non pensavo diventasse un allenatore con un carattere così forte, sono molto orgoglioso di lui. Boksic mi ha aiutato molto quando sono arrivato. Nel ’96 lo sfidai, giocava alla Juventus e io al River. Avevamo un bel rapporto".
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