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Signori: “Mai convinto di lasciare la Lazio. In Baroni rivedo…”

Beppe Signori
Le parole dell’ex attaccante biancoceleste sulla sua nuova vita e su quella passata, prima di soffermarsi sull’attuale stagione di Serie A
Stefania Palminteri Redattore 

Lunga intervista rilasciata da Beppe Signori sulle colonne della Gazzetta della Sport. I dieci anni di buio prima dell’assoluzione, la nuova vita e la Serie A di oggi. Queste le parole dell’attaccante della Lazio: “Da un anno sono diventato nonno. Faccio una vita da pensionato (ride, ndr)… Scherzi a parte: ora si comincia a lavorare per la mia... scuola, si chiama BS 188 Football Academy- 188 come i gol segnati in A - e va da giugno a settembre, ci tengo da impazzire, mi piace. Io non voglio allenare, voglio insegnare, infatti i miei bambini vanno dai 7 ai 14 anni”.

Oggi si gioca Parma-Bologna: nel ’95 un popolo intero scese in piazza per lei, già ceduto proprio al Parma.

Sarei stato l’acquisto più caro della storia, in quel momento: era tutto fatto per 25 miliardi di lire. Poi, tutto saltò. I laziali si “ribellarono”. Io? Mai stato convinto di andare via. Volevo restare alla Lazio. In diecimila scesero per le strade e bloccarono tutto. A ripensarci mi vengono i brividi. Certe cose magari sono successe a Baggio o Riva ma non in queste dimensioni. I laziali si identificavano nella mia persona e io con loro avevo un’alchimia difficile da spiegare e che mai si è interrotta. Spesso anche fra me e me ho detto una cosa: che rinuncerei a dieci scudetti vinti pur di vivere una esplosione d’amore così, vedere diecimila persone che ti vogliono è pazzesco e bellissimo”.

C’è un talento che l’ha colpita, magari non ancora pazzesco?

Yildiz, fa numeri incredibili. Resta spesso in panchina? Lì non ci posso entrare, nel senso che l’allenatore è obbligato a fare delle scelte. Ma Yildiz ha margini di miglioramento enormi”.

E come calcio proposto?

Mi piace vedere Lazio e Bologna, mi ha impressionato quel voler difendere attaccando. Sempre avanti, aggressivi, propositivi, come è sempre piaciuto a me dai tempi di Zeman”.

Zeman era avanti.

In mille cose. Anche la stessa preparazione atletica che faceva: noi andavamo il doppio degli altri. E io come attaccante ne godevo di più. Oggi in Italiano e rivedo molti suoi concetti: intraprendenza calcistica allo stato puro. E la gente si diverte”.

Lei vive a Bologna, ma al Dall’Ara ci va?

Da un po’ di tempo no. Ma la squadra di Italiano sta dimostrando una cosa evidente. Le spiego: l’anno scorso Thiago ha saputo valorizzare al massimo ogni giocatore, tutto funzionava e il merito andava tutto a Motta. Ma quest’anno? Quest’anno Italiano sta facendo bellissime cose, un grandissimo lavoro, ed è lì, fra le prime otto con quasi gli stessi punti…”.

Traduca lei…

Che il gruppo squadra vale. E vale anche tanto,

senza nulla togliere a Italiano che stimo molto. Significa che la parte storica di questa squadra, che da una annata all’altra ha cambiato allenatore e anche pedine non indifferenti, è forte, ci sa fare. E la Champions l’ha fatta crescere ancora di più. E allora bisogna fare un applauso a chi l’ha fatta: quindi Fenucci, Sartori e Di Vaio, perché molti giocatori di oggi tre anni fa erano sconosciuti... Prenda Castro. Averlo preso nel gennaio di un anno fa significa saper guardare avanti”.

Ha un che di Lautaro oppure no?

Ha un che di Batistuta: sempre in lotta, vede la porta, sa anche giocare coi compagni. Dominguez? Ha colpi e mi impressiona: pur non essendo un colosso ha forza esplosiva e non lo butti mai giù”.

La slavina italiana in Champions: pensieri?

Non sono un nostalgico ma si ricorda quando gli stranieri erano solo tre e crescevano i ragazzi italiani? Purtroppo non si tornerà mai indietro ma ci vogliono più italiani nel nostro campionato: due mondiali senza l’Italia vanno letti anche così. I giovani sono il nostro filone d’oro: gli va dato il tempo di crescere e anche di fare errori. Non so se potrà bastare, ma sarebbe un inizio. Prenda l’Atalanta: all’inizio del suo tragitto aveva 7-8 undicesimi italiani, cresciuti soprattutto nel proprio settore giovanile. Ora 7-8 sono stranieri: cos’è, la fretta di vincere?”.

È sorpreso che l’Inter non sia capoclassifica?

Vista la completezza dell’organico sì. Poi, però, mi fermo perché dall’altra parte c’è Antonio Conte, che non ha le coppe ma ha quasi la stessa formazione, per di più senza Kvara, eppure è in testa, meritatamente. È un campionato di qualità e anche imprevedibile. Finalmente”.

La lotta per il quarto posto è un bel groviglio.

Atalanta forte, Milan che è in fase di ristrutturazione, Fiorentina, poi Juve e Bologna. Ecco: il Bologna ha dimostrato di saperci stare in Champions, e allora perché non pensare che possa tornarci?”.

E come calcio proposto?

Mi piace vedere Lazio e Bologna, mi ha impressionato quel voler difendere attaccando. Sempre avanti, aggressivi, propositivi, come è sempre piaciuto a me dai tempi di Zeman”.

C’è chi pensa: la futura Atalanta sarà il Bologna.

Può essere. C’è Sartori. Guarda caso...”.

Beppe, ma lei non torna ad allenare?

Ho il patentino dal 2010. Potevo anche allenare la nazionale. Poi, nel 2011…”.

Poi sono andati in scena dieci anni da incubo per il caso-scommesse: assolto. Dieci anni in 5 parole?

Terribili. Ingiusti. Pieni di sofferenza. Un altro vocabolo è solitudine: non che mi abbiano lasciato solo, nessuno mi ha abbandonato ma ero io che mi sentivo inutile in tutto, per tutto. Quinta parola, attesa: sono stati anni interminabili, anche di silenzio, certe cose ti logorano dentro, la vita, il sonno, lo stato d’animo. Era il febbraio 2021 quando mi hanno assolto con formula piena. Dieci anni che nessuno mi ridarà: che mi hanno piegato ma non spezzato. Mai. E lì ho fatto una selezione naturale: ho capito chi è un amico vero e chi no. Ora, pochi ma buoni”.

Le piace il Var?

Ci fosse stato avrei venti gol in più…”.

Tornerebbe nel calcio anche in un settore giovanile?

Certo. I bambini mi piacciono, mi diverto a insegnare tecnica individuale e collettiva. È gioia. Anche i rigori? Noooo (sorride), per quelli è presto”.

Ma se la chiamano, torna davvero?

Rispondo…”.