Sei stagioni alla Lazio, nove all'Inter. Chi meglio di Dejan Stankovic conosce le due squadre che domenica si sfideranno all'Olimpico nel big match della 16ª giornata di Serie A. Il doppio ex, attualmente allenatore del Ferencvaros, ha detto la sua su Lazio-Inter e sul momento stagionale delle due squadre a La Gazzetta dello Sport.
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Stankovic: “Sarri un maestro, questa classifica non appartiene alla Lazio”
Domenica c’è Lazio-Inter, le sue due ex squadre.
“Parto dall’Inter. E dico la stessa cosa di quando l’ho sfidata con la Samp: fa paura. È un carrarmato. E ora ha molti meno alti e bassi, quello che fa la differenza. Barella dà il ritmo, è più concreto, alza meno le braccia. Calha e Micki sono le menti. I quinti di rado sbagliano una partita. Acerbi è un pilastro che tiene tutti nelle posizioni giuste. Forse ci si può aspettare qualcosa in più dai cambi in attacco. Ma l’Inter può arrivare in fondo a tutto”.
La Lazio?
“Ha il maestro Sarri, che stimiamo tutti, ha centrato il grande traguardo degli ottavi Champions. Ci sono partite in cui, quando funziona come un orologio svizzero, mi diverto una sacco a vederla. Poi però un allenatore può arrivare fino a un certo punto. Si stravede la sua mano, ma sono i giocatori a scendere in campo. Luis Alberto e Felipe devono crescere e la Lazio ha perso tanto dalla partenza di Milinkovic. Se ci aggiungi gli infortuni di Ciro, quello che ti porta gol, ecco il ritardo. Forse a Sarri manca qualcosa nella rotazione e giocando ogni tre giorni il problema si è accentuato. Ora senza le coppe avrà più tempo per aggiustare le cose. Questa classifica non appartiene alla Lazio, il maestro arriverà in alto”.
E la sfida come finisce?
“Non so, ma non sottovaluterei la Lazio. Sarà una sfida spettacolare, grazie anche ai moduli differenti. Notte bella, come è sempre stata quando c’ero io”.
Inzaghi, Italiano, Sarri... Quale è il tecnico e il gioco che le piace e che insegue?
“Italiano. Non che gli altri non mi piacciano, eh. Chapeau al maestro del 4-3-3, io ne devo mangiare di calcio per avvicinarmi. Ma mi rivedo in Italiano: per come pressa, gestisce la palla e attacca. È un tecnico da grande squadra? Assolutamente sì”.
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