Nella giornata di ieri, 8 agosto, ricorreva il trentennale dello sbarco della nave Vlora in Italia. L’8 agosto del 1991, infatti, la nave proveniente dal porto di Durazzo, in Albania, attraccava al porto di Bari, carica di 20mila migranti. Tutti provenienti dall’Albania, furono protagonisti del più grande sbarco di migranti mai giunto in Italia. In occasione dei trent’anni dall’avvenimento, allora, su Rai 3 è andato in scena uno speciale dedicato al rapporto tra il popolo italiano e quello abanese. Tra le persone intervistate, anche il direttore sportivo biancoceleste Tare. Il ds della Lazio ha ripercorso velocemente la sua storia, ricordando quando da giovane sognava di poter giocare nel campionato italiano. E poi si è soffermato anche sul rapporto che ancora oggi lega i due popoli. Di seguito le sue parole.
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Tare: “L’Italia è sempre stata il mio sogno, felice di esserci riuscito”
Le parole del ds biancoceleste, intervenuto ieri in occasione del trentennale dallo sbarco della nave Vlora al porto di Bari
I ricordi d’infanzia
“Io sono nato e cresciuto a Valona e porto con me dei bellissimi ricordi. È nato da lì il mio sogno di riuscire a giocare a calcio nel campionato italiano. È stato un piacere grandissimo quando sono riuscito a realizzarlo. Io inizialmente non avrei voluto prendere la cittadinanza greca, però per tutto il nostro popolo in gioventù rappresentava un’avventura la forza di poter provare qualcosa che fosse nuovo. Mi sento felice perché ho realizzato ciò che ho sempre sognato sin da quando ero bambino. È davvero una grande soddisfazione”.
Il rapporto tra i due popoli
“Lo sbarco della Vlora rappresentava all’epoca un sogno. Il sogno di 20mila persone che andavano alla ricerca di qualcosa di migliore in Italia. Penso che sia una cosa che ci lega molto al popolo italiano. Ancora oggi è il paese più amato in Albania, non a caso nelle piazze albanesi durante l’Europeo c’era tantissima gente che faceva il tifo per l’Italia. Noi tutti siamo cresciuti insieme alla televisione e alla lingua italiana, poterla vivere in prima persona ha sempre rappresentato un sogno”.
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