cittaceleste news Zauri: “L’arrivo alla Lazio, il mio gol in Champions e i derby: vi dico tutto!”

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Zauri: “L’arrivo alla Lazio, il mio gol in Champions e i derby: vi dico tutto!”

Edoardo Benedetti Redattore 
Le parole rilasciate dall'ex difensore biancoceleste, intervenuto ai microfoni della trasmissione "I Soliti Noti", in onda su Cittaceleste TV

È intervenuto ai microfoni di I soliti noti, in onda su Cittaceleste TV, l'ex difensore della Lazio, Luciano Zauri, in biancoceleste tra il 2003 e il 2008 e tra il 2011 e il 2013. Queste le parole di Zauri: "Ho vissuto tanti anni alla Lazio e ho tanti aneddoti. Il primo è quello del preliminare di Champions contro il Benfica: Olimpico gremito, 70.000 persone allo stadio. Una partita meravigliosa, poi vinta per 3-1. Non ebbi molto tempo per prepararmi, ero appena arrivato dall'Atalanta e fui subito catapultato tra gli undici titolari. La Coppa Italia a fine stagione, il primo gol... tante emozioni distribuite nell'arco di tante stagioni davanti al pubblico laziale. Tante soddisfazioni sicuramente. 

Arrivo alla Lazio? Purtroppo l'Atalanta era retrocessa, avevo fatto tredici anni là e significava tanto per me e la mia famiglia. Di lì a poco seppi dell'interesse di Mancini dal mio agente: da un episodio negativo subito il cuore si è riempito di gioia, qualcuno aveva apprezzato il lavoro fatto a Bergamo. Io e Dabo arrivammo di corsa a Roma, facemmo l'esordio al Flaminio contro il Chelsea. Un altro stadio pieno di erbacce quando passo vicino casa, mi piange il cuore. Attaccante? Giocai attaccante di destra in un Parma-Lazio 0-3, ma mi piace ricordare che dietro di me c'erano Oddo e Fiore. Primo anno dietro a Favalli? Non avevo solo un mostro sacro davanti, ma un amico vero.

Non ero avvicinabile a un giocatore così forte, ma dal primo giorno mi prese sotto la sua ala protettiva. Un riferimento per la squadra, anche perché era capitano. Ho avuto modo di ammirarlo da vicino e di rubargli tanti piccoli segreti, sia in campo che fuori. Una persona straordinaria. Lotito? Arrivai l'anno prima che arrivasse lui. Il suo percorso è stato innegabilmente importante, è riuscito a risanare e a ridare una credibilità a questa squadra. Siamo passati dalla Coppa Italia a una squadra che si salvò alle ultime giornate. Da fuori non si può dare un giudizio oltre al fatto che la Lazio sia penalizzata perché non può fare mercato. Prendere Sarri è una mossa importante, ma bisognerebbe sempre prendere calciatori funzionali al suo modo di fare calcio.

Qualcosa ho visto, ma non posso aggiungere grandi particolari. Figlia di Vincenzo Santopadre? Era il mio compleanno, ero con la mia famiglia. Dopo pranzo sono rimasto a fare due chiacchiere, mi sono avvicinato e ho trovato questa piccola voragine che si era aperta. Mi sono affacciato e ho trovato questo pozzo profondo sei metri. Con un po' di incoscienza sono riuscito a calarmi giù, ad abbracciarla. Poche volte ho provato un'emozione così grande in vita mia. La vicenda ha avuto un risalto perché c'ero io, Boniek, Santopadre. Ma la cosa importante è che la bambina poi stesse bene.

 Gol in Champions League? Un'emozione unica, anche se col Var me l'avrebbero tolto. Fa parte di quelle cose che sogni da bambino: la Serie A, la Nazionale, la Champions League. Dico sempre che l'ho fatto per pochi intimi perché la gara era a porte chiuse. Me lo sono goduto, portammo a casa un pareggio. Non era una Lazio di grandi nomi, all'epoca, ma di giocatori di grandi cuore. Fallo di mano contro la Fiorentina? Ho avuto modo di parlarci con l'arbitro: mi ha detto che gli ho fatto passare un brutto quarto d'ora. Non ne vado fiero, ma istintivamente ho fatto quel gesto, era una Lazio in difficoltà. Il fatto che il calcio d'angolo fosse stato battuto velocemente mi ha sorpreso perché tutto si svolse velocemente.

Le moviole l'hanno ingigantito, anche perché Lazio e Fiorentina lottavano per non retrocedere. Non nego che dopo feci il tifo anche per la Fiorentina perché mi sentivo in debito. L'anno dopo: Lazio-Fiorentina finisce 1-0, gol mio. L'anno dopo ancora vado a giocare nella Fiorentina. In ritiro si fece sentire la goliardia di quel fallo di mano, poi l'annata andò bene e passò tutto in secondo piano. Derby del 2005? Andammo in ritiro per il Giappone, programmato tempo prima. Era una Lazio diversa, c'era mister Caso e metà squadra Primavera. L'ultimo giorno di mercato arrivarono nove calciatori diversi, alcuni furono molto azzeccati tra l'altro. Ci salvammo all'ultima giornata di campionato, 3-3 col Palermo.

Giocare con Di Canio fu emozionante, era arrivato un campione a tutto tondo, dentro e fuori dal campo. Un trascinatore, un motivatore. Paolo era bello da vivere nella quotidianità, si faceva rispettare in tutto. Ho avuto la fortuna di fare la Serie A in anni irripetibili: faccio fatica a scegliere tra i campioni con cui e contro cui ho giocato. Un giocatore che ho affrontato e mi piaceva - e che mi ha messo in difficoltà - era Luis Figo: meraviglioso, elegante, molto forte. Il più forte con cui ho giocato? Oltre a Favalli c'era Stam, un giocatore unico. Particolare: non appariscente, ma fortissimo. Malta? Ho approcciato quest'esperienza con grandissimo entusiasmo, spronato dalla mia famiglia. L'anno prima ero stato fermo, erano arrivate offerte poco convincenti.

Volevo aggiungere due o tre parole al mio inglese. Durante la stagione l'ho vissuta come la Serie A italiana. Ho avuto la fortuna di avere forse la squadra migliore di Malta: sono realtà calcistiche diverse, tutti hanno tre stadi. Due squadre giocano, due si scaldano. Abbiamo fatto un percorso importante e vinto anche la Supercoppa maltese, una grande soddisfazione. Lazio? È in buone mani. Purtroppo questi momenti capitano, speriamo che contro il Lecce si riesca a vincere. Vorrebbe anche dire qualcosa di diverso rispetto al cammino iniziale. LucchiniScegliere un allenatore in seconda non è una scienza esatta, il calcio vive di emozioni. Ho scelto un amico, una persona seria, con cui ho vissuto due stagioni in campo e non solo.

C'è sempre stata questa voglia di lavorare insieme, spesso ci completiamo. Nello staff si cercano persone che abbiano voglia di lavorare, competenti e per bene. Si pensa sia al campo ma anche ad altri aspetti. La teoria è una cosa, la pratica un'altra. Foggia? Finché abbiamo giocato a calcio è andato tutto bene, poi siamo arrivati a ridosso della zona play-off e il presidente ha cambiato un po' strategia, perché pensava di non poter ambire ad arrivare quarto o quinto. E ha smantellato, togliendo tre-quattro giocatori importanti. Ho dei bellissimi ricordi di Foggia e di quel periodo, ma è chiaro che i risultati facciano da giudice. La Lega Pro è difficile, lunga, particolare. Ma sono in una piazza molto ambiziosa come me.

Stiamo facendo un buon cammino, vogliamo migliorare il risultato dello scorso anno, quando ci siamo salvati alle ultime battute. Speriamo di salvarci presto per poter strizzare gli occhi alle zone più alte. Siamo all'inizio di un percorso che speriamo sia importante, ma siamo sulla buona strada. Derby? Il primo anno fai fatica a capire tutte le emozioni. Dal secondo o terzo lo vivi proprio male: non dormi più, la pressione è tantissima, dalle televisioni alle radio. È una partita straordinaria, che ti regala emozioni incredibili. Quando lo vinci ti rendi conto di aver fatto felice un popolo, è bellissimo? Cosa mi è rimasto della Lazio? Tutto. Il rapporto che lega me alla tifoseria è sempre quello di quando giocavo.

Sicuramente avrò giocato qualche partita male, ma è sempre stato apprezzato l'impegno. Sono tornato a Roma più di una volta, fu bellissimo quando io e Oddo contro l'Udinese e fummo accolti sotto la Curva Nord con una sciarpa e uno striscione bellissimo. Nel calcio le emozioni te le regala il campo, non in questo caso. Marchetti a Malta? Stava allo Spezia e mi chiese se avessi firmato. Ci siamo sentiti di nuovo e mi disse che sarebbe venuto volentieri. Gli ho detto di venire e di vedere dove ci allenavamo e quale fosse il contesto. Alla fine è venuto, abbiamo giocato i preliminari di Champions League. Un'annata molto bella, ci sono meno pressioni ma abbiamo giocato e vinto anche qualche partita importante".