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QDL – Ayala: “Vi racconto Falcone, Borsellino e la mia vita sotto scorta”

L'ex politico e magistrato, Giuseppe Ayala, è intervenuto nelle trasmissioni di Cittaceleste TV e di Radiosei per parlare di mafia

redazionecittaceleste

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ROMA - I microfoni di Quelli della Libertà hanno intervistato l'ex politico e magistrato Giuseppe Ayala. Ecco le sue parole nella trasmissione in onda su Cittaceleste TV e su Radiosei condotta dal direttore Stefano Benedetti e da Federico Terenzi:

"Non vivo più a Roma ma a Palermo. Dal 2012 sono in pensione e sono tornato alla base dalla famiglia. Qui in città la situazione calcistica non è delle migliori, ora mi consolo con i rossoneri di Pioli. Politica? Io ho fatto il parlamentare cercando di portare la mia esperienza con la mafia. Fare politica è diverso. Mi sono occupato esclusivamente della materia che mi compete. Il mio ingresso a Montecitorio è stato fortuito. L'ex direttore del Messaggero, Pietro Calabrese, fu mentre giocò a tennis che pensò a me. Lui era già in politica. Giovanni Falcone in persona, dopo averci riflettuto, mi consigliò di prendere in considerazione l'idea di questa strada. Accetti velocemente e fu una bella esperienza. Rispetto agli anni ottanta facemmo diversi progressi nei confronti della mafia. Falcone e Borsellino? Avevamo un sistema di sicurezza senza precedenti: macchine blindate più la scorta armata. Non facevamo quasi mai la stessa strada per depistare eventuali problemi, tuttavia per andare all'aeroporto non potevamo cambiare e facevamo sempre lo stesso percorso. Anche in quel sistema c'erano delle falle e questo costo loro la vita. Nonostante fu segnalato non ci fu nulla da fare. Il 23 maggio ricordiamo la tragedia dei due magistrati. Da quel momento ho riflettuto molto. Prendevo aerei privati per tornare a Palermo e lì c'erano due elicotteri dei carabinieri: io sceglievo su quale salire. Questo fa capire quante misure di sicurezze vennero prese per tutelare la nostra incolumità. Vivere sotto scorta? Non si augura a nessuno. Non puoi fare niente, passi da casa all'ufficio. Io all'inizio, e i giornali lo confermano, ero un po' ribelle. I primi tempi facevo come mi pareva. Mettevo il casco integrale e andavo in giro in moto per conto mio. Con il tempo mi sono abituato, sapevo che era la mia vita e non potevo farci niente. Ad un certo punto diventa la normalità. Nel 2002 me la sono fatta togliere, anche se con fatica. Ma mi sentivo libero e lo sono diventato. E' stato emozionante scendere di casa per la prima volta dopo vent'anni ed essere solo. La prima cosa che ho fatto è stata andare a socializzare al supermercato. Rudolf Giuliani era il nostro corrispondente dagli Stati Uniti, la collaborazione reciproca funzionò. Quando Falcone venne ucciso, gli USA votarono un documento in cui c'è scritto che l'uccisione di Falcone era un danno anche per loro. Vivere quel periodo fu davvero particolare. Ci vedevamo insieme delle videocassette visto che lui era un collezionista. Di cosa ha paura la mafia? Del sistema politico e amministrativo. Queste due realtà dovrebbero lavorare in sinergia contro di essa. Invece la corruzione ha permesso alla mafia di intrufolarsi e gli interessi che ne hanno giovato sono naturalmente i loro. Basti pensare ai fatti della Salerno-Reggio Calabria. La giustizia italiana? E' in assoluto il momento più basso. Il sistema va rivisitato completamente. Magistrati? Qualcuno desidera questa carica solo per il potere. Ma la maggior parte di loro, e su questo non c'è dubbio, è gente che lavora seriamente. Senza generalizzare una deriva protagonistica c'è sicuramente". E intanto, parlando del mercato della Lazio, arrivano grosse indiscrezioni: "9 trattative possibili a gennaio!" >>> LEGGI SUBITO LA NOTIZIA