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QDL – Sosa: “Vi racconto Maradona: dalla Lazio alla dipendenza”

Notizie Lazio: Ruben Sosa

Ruben Sosa è tornato a parlare di Lazio, senza trascurare l'amico ed ex avversario recentemente scomparso, Diego Armando Maradona

redazionecittaceleste

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ROMA - I microfoni di "Quelli della Libertà", in onda sui 98.100 di Radiosei e sul canale 85 del digitale terreste su Cittaceleste TV, hanno intercettato l'ex Lazio Ruben Sosa. Ecco le parole rilasciate dallo storico uruguaiano biancoceleste nella trasmissione condotta dal direttore Stefano Benedetti e da Federico Terenzi:

 Notizie Lazio: Sosa e Maradona

"Ieri ho dormito pochissimo e oggi ancora meno, tutto questo per la faccenda di Diego. Abbiamo mangiato e stiamo seguendo l'ultimo saluto a Maradona, da domani ricominceremo con la nostra vita. Nelle ultime ore girano alcune brutte foto nei suoi confronti. Lui è stato un calciatore grandissimo, forse il più forte contro il quale ho giocato. Intorno agli anni '90 giocammo una delle ultime sfide contro il suo Napoli. Contro di lui ci ho giocato sia a Roma, che in trasferta che in Nazionale. Ricordo che il mio Uruguay perse una Copa America per colpa della sua Argentina. Ho paura che sia morto solo, uno come lui consapevole della sua situazione, non credo che abbia voluto intorno troppa gente. Mi dispiace per quello che ha passato, in vita ha avuto la malattia peggiore: quella della droga. Quando era in Arabia ai miei amici dissi che se veniva in Argentina sarebbe morto. E così è stato. Nella sua terra d'origine era più i nemici che gli amici. Gli ultimi tempi si vedeva che era stanco. Ricordo nel 2010 già sembrava non stare benissimo. Se non fosse successo all'epoca sarebbe successo poco dopo. Quello degli ultimi tempi non era più Diego. Mi ha fatto male la sua storia perché non eravamo molto diversi, entrambi venivamo dal nulla e avevamo dei cari a cui pensare. Ma ora continuiamo a vivere".

"Lazio? Io ho due cuori: uno biancoceleste e uno nerazzurro. Peccato per il cammino in Champions League della milanese. Decisamente meglio il cammino dei capitolini. Stanno letteralmente volando. Come aveva già detto l'anno scorso, gran parte del merito è di Simone Inzaghi. Lui conosce i giocatori e l'ambiente. Manzini? Ha compiuto 80 anni da poco, come passa il tempo! Ancora oggi è uno degli ambasciatori più importanti nella storia del club. Ogni volta mi regalava tute, magliette e vari articoli di abbigliamento della Lazio da portare a Montevideo. Diego disse di me che, insieme a Francescoli, ai tempi della Lazio ero uno dei più forti di sempre. Peruzzi? Ci siamo conosciuti quando sono stato in Italia per l'ultima volta. Quando mi vide mi disse che questa era casa mia. Era difficile all'epoca ambientarsi, ma lui riuscì a farmi sentire il benvenuto. Il goal più entusiasmante? Ricordo un goal da 35/40 metri contro il Pescara. Tirai una bordata e misi la palla sotto l'incrocio. Roma al Flaminio? Un oltraggio. Giocammo in quell'impianto delle partite indimenticabili. Che belli gli spalti attaccati al campo. Avevo una gran voglia di giocare a calcio, dopo gli allenamenti mi fermavo e continuavo per conto mio. Se sapevo calciare bene il pallone è soprattutto merito di tutto il tempo che ho dedicato ad allenarmi".