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ESCLUSIVA – Cioffi: “Il giovane Immobile? Tutto treni e allenamenti, e che carattere! Ecco cosa mi disse prima di debuttare…”

Notizie Lazio: Ciro Immobile

Mister Cioffi, attuale tecnico del Rimini, è stato il primo allenatore di Ciro Immobile. Ecco, in esclusiva, il suo racconto...

redazionecittaceleste

Di Giovanni Manco

ROMA - Il primo mister non si scorda mai, ecco perché nel loro ultimo incrocio Immobile non ha mancato di elogiarlo: "È stato colui che mi ha fatto debuttare..." ha detto con aria fiera a Coverciano qualche anno fa quando - in ritiro con la Nazionale - ha incrociato mister Cioffi e lo ha presentato ai suoi compagni. Questo è uno dei tanti aneddoti che in esclusiva ci sono stati raccontati da Renato Cioffi.

Che ragazzo era il giovane Ciro?

"Ciro si è fatto le ossa, veniva a Sorrento da Torre Annunziata con la Vesuviana (un treno che collega Napoli a Sorrento). Veniva presto ed andava tardi, voleva vivere il campo il più possibile. Quando eravamo in Serie C lui si allenava con gli Allievi, io seguivo tutte le giovanili e quando ad una partita mi sono ritrovato con la rosa defezionata ho deciso di portarlo con me: eravamo ai quarti di finale di Coppa Italia e dovevamo affrontare il Gallipoli. Immobile era un classe 90 e stava in mezzo a gente d'esperienza come Rastelli e Ruotolo. L'ho messo dentro ed ha fatto benissimo, lì c'erano degli osservatori tra l'altro ed alcuni dirigenti di Napoli e Juventus lo hanno visionato. Da lì a poco sarebbe passato alla Juve. Sono felice per lui, se lo merita, poi sta dando una mano ad un amico come Inzaghi: un tecnico bravissimo che ho conosciuto a Coverciano, merita di vincere tanti trofei".

Che carattere aveva?

"Divertente, un ragazzo scherzoso sempre pronto alla battuta. Però, una volta in campo, metteva in luce una serietà unica. Aveva una grande cultura del lavoro, questo lo ha portato ad essere dov'è. Non lo nego, alcuni coetanei erano più forti di lui ma la sua testa ha fatto la differenza: sempre sui treni, sempre ad allenarsi, sempre sul pezzo. Si è messo in gioco ed ha cercato di migliorare i suoi difetti...".

Per esempio?

"Aveva una corsa un po' ciondolante, brutta a vedersi. È migliorato molto anche sotto questo aspetto. Però la porta l'ha sempre vista, i gol li fa eccome. Poi ripeto, aveva grande testa, questo me lo ha fatto preferire a persone anche più grandi di lui".

Era il 21 febbraio 2007, stadio 'Bianco': Gallipoli-Sorrento. Cosa hai detto ad Immobile prima che entrasse?

"Quando stava per entrare volevo tranquillizzarlo dicendogli di stare tranquillo e sereno, di fare le cose che sapeva. La sua risposta è stata secca: 'Mister non ti preoccupare, me la vedo io'. Mi ha freddato, ha dato una risposta che darebbe uno con almeno 30 campionati alle spalle. Questo carattere lo ha portato lontano, compreso in Nazionale".

A proposito di Nazionale, come spieghi questa differenza di rendimento rispetto ai numeri pazzeschi centrati con la Lazio?

"In Nazionale hai un allenatore che non è tale, lo vedi una volta ogni due mesi. Poi il modo di giocare è diverso, non è facile adattarsi secondo me, molti calciatori soffrono di questa cosa con la Nazionale. Alla Lazio è diverso, i calciatori lo servono esaltando le sue caratteristiche".

Ma se lo aspettava che Immobile avrebbe fatto così tanta strada?

"Non voglio essere presuntuoso, ma l'ho sempre detto... Ho sempre creduto in lui. Le categorie cambiano ma chi fa gol li fa ovunque, ed Immobile è un grande giocatore senza dubbio. All'estero non ha fatto benissimo, ma resto dell'idea che può giocare in qualsiasi squadra perché se c'è bisogno di fare gol, lui c'è. Sempre".

Cosa gli diresti oggi, quale ennesimo consiglio potresti dargli?

"Innanzitutto gli farei i complimenti. Poi gli direi di continuare così, di essere sé stesso e non montarsi la testa. Per carità, ha la testa sulle spalle e questo sono sicuro non accadrà, ma visto che ora si parla sempre di lui gli darei questo consiglio. Impegnati, migliorati sempre di più... Non guasta mai. Ecco cosa gli direi".