di ALBERTO ABBATE
ROMA – Uno spiraglio di Lulic, nell’angolino basso. E magari domani è un altro giorno. La Lazio vince, ma non convince affatto: trenta minuti con un uomo in meno, il Catania si batte alla pari. Forse perché sino al sessantesimo era in superiorità numerica: Cana sembra baciato dall’Etna ed erutta un orrore dopo l’altro, regala una bella cassata a Barrientos per il pareggio. E ci mette pure tre cannolicchi di contorno. Per fortuna non raccoglie, il carretto siciliano. Meglio Plasil per far passare subito il mal di panzer, inutile aspettare Floccari: non è un numero, ha 99 chili sulle spalle, è un Boa immobile. Di veleno, ne sprigiona molto più Perea in 22 minuti.
Debutti e riscatti. Quant’è strano il destino, prendi il piumaggio meno pregiato, t’aggrappi a due ali di riserva e ricominci a planare. Vola Ederson, vola Pereirinha. Benedette le vostre ali “maledette”. Una passa i tre punti, l’altra li agguanta. Assist del portoghese, rete del brasiliano. Che scuote pure Hernanes allo scadere: il Profeta riabbraccia l’oracolo, scansa i cattivi presagi con una capriola e ammutolisce i primi fischi su Petkovic. Una volta andava al massimo, il tecnico, ora rientra di corsa negli spogliatoi al novantesimo. Deve riprendersi immediatamente la Lazio: Vlado di fretta.
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