Di Lorenzo Manelfi
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ESCLUSIVA – Marchegiani: “La parata su Andy Cole la più importante in carriera. Strakosha? Deve migliorare sulla spinta”
Queste le parole del Conte
ROMA - Prendendo spunto dalla canzone di Gabry Ponte e dal programma su Italia 1, vogliamo provare a farvi rivivere la Lazio degli anni 90 attraverso esclusive, foto, video, curiosità e racconti. Non lasciatevi confondere dal titolo, non intendiamo assolutamente deridere i tifosi biancocelesti della nuova generazione, tutt'altro. Questa rubrica è stata creata soprattutto per tutti coloro che hanno vissuto lo storico 26 maggio e il gol di Murgia al 93esimo in Supercoppa contro la Juve, ma che purtroppo (o per fortuna) non sono tanto vecchi da aver visto la Prima Squadra della Capitale raggiungere la vetta del mondo. Come poteva d'altronde non riuscirci. Era la Lazio di Cragnotti, di Zoff, di Eriksson e di Zeman, di giocatori fenomenali come Signori, Gascoigne, Boksic, Vieri, Nesta, Mancini, Salas, Veron, Nedved, Simeone e tanti altri... Impossibile ricordare tutti i protagonisti di quel fantastico decennio, che ha visto trionfare la Lazio non soltanto in Italia, con lo scudetto nella stagione 1999-2000, ma anche in Europa, con la Coppa delle Coppe alzata a Birmingham e la Supercoppa Uefa vinta contro il Manchester United campione d'Europa. Siete pronti a fare un salto nel passato? Si comincia...
COL CONTE NON SI PASSA
Il portiere più vincente della storia della Lazio ha compiuto due giorni fa 52 anni. Di chi stiamo parlando? Del Conte Marchegiani naturalmente, soprannominato così per la professionalità e la signorilità dimostrate nel corso della sua carriera. Mister 745 minuti di imbattibilità - record della storia biancoceleste - è annoverato tra i migliori numeri uno degli anni '90. Con il club capitolino ha vinto uno scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa. Con la Nazionale invece si è laureato vice-campione del mondo nel 1994.
La nostra redazione lo ha contattato non solo per fargli gli auguri, ma anche per rivivere i momenti più belli con la maglia biancoceleste: "Sono stati anni meravigliosi non soltanto per me, ma anche per la Lazio e il calcio italiano. La Serie A vantava i migliori giocatori del mondo, tutti volevano venire a giocare da noi. Lo Scudetto del 2000 è stato il trofeo che ricordo con più piacere, era sicuramente il più ambito e importante, ma anche alzare trofei in Europa ci ha regalato grandi soddisfazioni". Tanti compagni di squadra gli sono rimasti nel cuore, uno su tutti: "Con Mihajlovic c'era un rapporto speciale, avevamo tanti interessi comuni. Ricordo con piacere anche Nesta, Negro e Favalli, con cui ho iniziato la mia carriera nella Lazio. L'allenatore migliore? Eriksson era fantastico, è stato il nostro valore aggiunto. Ci ha trasmesso una mentalità vincente, ma c'è anche da dire che ha raccolto il frutto del lavoro dei precedenti allenatori". In carriera si è reso protagonista di tante parate fantastiche, ma su quale sia stata la più importante non ci sono dubbi: "Quella su Andy Cole che ci ha permesso di vincere la Supercoppa europea contro il Manchester United. Esistono parate difficili e parate importanti, quella è stata sicuramente una parata importante".
LA LAZIO DI INZAGHI E STRAKOSHA
Il mister biancoceleste, nonché suo ex compagno di squadra, sta facendo cose straordinarie: "Simone è un ottimo allenatore. Ormai non è più una sorpresa, è una certezza. Dove può arrivare la sua Lazio? In Europa non lo so, ma se la può giocare con tutte, anche con Atletico Madrid e Borussia Dortmund. Le altre squadre sono tranquillamente alla portata dei biancocelesti. In campionato lotterà con Inter e Roma per la Champions League". Anche Strakosha ormai non è più una sorpresa: "E' un portiere completo con una forte personalità, dà sicurezza ai compagni. Non ha difetti evidenti. Tecnicamente è solido ma deve migliorare sulla spinta. Se la palla è vicina al corpo la para, se è distante fa più fatica". Conclude l'intervista parlando della Nazionale di ieri e di oggi: "Non sono mai stato il titolare con l'Italia, ma è finito il tempo dei rimpianti. Quello che dovevo e potevo fare l'ho fatto. L'erede di Buffon? Donnarumma e Perin sono il futuro".
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