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Filisetti: “Il ritiro è totalmente cambiato rispetto ai miei tempi”

BELLUNO, ITALY - JULY 20:  Senad Lulic and Alessandro Rossi of SS Lazio meets the boys from Lazio summer camp before on July 20, 2018 in Auronzo di Cadore nearBelluno, Italy.  (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

La Lazio si prepara al ritiro di Auronzo di Cadore, l'ex Filisetti racconta la sua esperienza

redazionecittaceleste

ROMA - La campagna abbonamenti è stata lanciata ed ora è ufficialmente scattato il conto alla rovescia per il ritiro di Auronzo di Cadore. A proposito di ritiri, e della loro funzionalità, si è espresso l'ex Lazio Daniele Filisetti. Ecco le sue parole alla radio ufficiale del club biancoceleste:

"Non so come siano adesso i ritiri, la prima partita io la disputavo dopo 21 giorni di corsa e basta. Le gare le giocavo contro gli alpini o i soldati, invece ora dopo tre giorni si confrontano già contro il Real Madrid. A quei tempi era importante convivere con i tuoi compagni, si creava il gruppo con l’obiettivo di renderlo coeso e compatto. Si diventava una vera e propria squadra".

Ci stavano varie dinamiche di gruppo che ricordo con molto piacere, molti compagni a cui rimango ancora molto legato. Ricordo anche che in alcuni ritiri a Fregene si giocava anche nelle Pinete.

Era presente un telefono solo ed a turno tutti i giocatori dovevano chiamare i propri familiari, il più giovane era quello che li avrebbe sentiti per ultimo i propri cari, prima le chiamate le effettuavano i calciatori più “anziani”

Ora lo staff di una squadra è composto da 15 persone, prima vi era solo l’allenatore ed il vice allenatore, è cambiato tutto. Come figura adesso è presente anche lo psicologo, il nostro a mio parere era un calcio più normale.

Effettuavo il risveglio muscolare alle sei di mattino, poi colazione ed allenamento. Il pomeriggio si svolgeva tutta la parte tattica e tecnica. A livello giovanile nessuno offre il 100%, ora si calibrano di più. Le preparazioni sono ad altissimo livello, ma nessuno arriva mai al massimo.

L'allenatore era una figura sacra per la squadra, non esisteva contraddirlo o non essere d'accordo con lui. Ai miei tempi la concezione della disciplina era completamente diversa"

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