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Inzaghi-Mihajlovic: il loro destino è incrociato

Entrambi gli allenatori, ex compagni nello scudetto del 2000, sono in corsa per la panchina della Juve. Se vincesse Simone, Sinisa potrebbe candidarsi per la Lazio

redazionecittaceleste

ROMA - Simone Inzaghi e Sinisa Mihajlovic hanno vinto assieme lo scudetto con la Lazio, diciannove anni fa, ma adesso sono due volte avversari. Lo sono, sotto gli occhi di tutti, nella partita di stasera all’Olimpico (ore 20.30) che per i biancocelesti vale nulla e per il Bologna di Mihjalovic la salvezza, ormai a un passo.

E sono uno contro l’altro – con numerosi rivali in mezzo – anche in una corsa condotta in segreto lontano da Roma, per la precisione a Torino: in palio c’è la panchina della Juventus al posto di Massimiliano Allegri. Inzaghi alla vigilia ha scelto di parlare alla radio ufficiale del club, una decisione strana trattandosi di una partita di campionato (lo ha fatto spesso in Coppa Italia, non in Serie A). Il motivo va probabilmente ricercato nella volontà di non esporsi proprio su un argomento diventato spinoso qual’è quello del suo futuro sulla panchina della Lazio. Simone ha un contratto per un’altra stagione, fino al 30 giugno 2020: subito dopo la vittoria in Coppa Italia, mercoledì scorso contro l’Atalanta gli è stata ribadita la fiducia sia da parte del presidente Claudio Lotito che del d.s. Igli Tare, si è pensato anche a un prolungamento del contratto almeno fino al 2021 con aumento d’ingaggio. L’irruzione del ciclone Juventus, e la tentazione di poter sedere sulla panchina della squadra di Cristiano Ronaldo, hanno inevitabilmente cambiato le carte in tavola. Ancora più intricata è la situazione di Mihajlovic, che a Bologna vorrebbero confermare ma è pure lui tra i candidati al posto di Allegri e – nel contempo – rientra anche tra i tecnici seguiti da Lotito per la Lazio nel caso in cui Inzaghi se ne andasse. Sinisa ha parlato pure di questo, del suo futuro: «Prima di tutto mi confronterò con la mia attuale società. È una questione di rispetto. Ascolterò ciò che hanno da dirmi i miei dirigenti e da lì si andrà avanti, passo dopo passo». Il suo legame con i tifosi della Lazio è fortissimo, si è anche esposto per difenderli dopo quanto capitato in occasione della finale di Coppa Italia, quando è stato apostrofato con un epiteto razzista: «Ho raccontato che l’artefice di quel gesto è stato un poliziotto perché hanno accusato i sostenitori biancocelesti e non era giusto, loro non c’entravano proprio nulla». In questi giorni Inzaghi si è goduto il trionfo in Coppa Italia. Ha raccontato divertito di averla portata con sé in macchina al campo Melli, «ma poi purtroppo ho dovuto riconsegnarla». E ha svelato un particolare speciale: «È stato emozionante consegnare il trofeo ai genitori di Mirko Fersini, così come incontrare le sue sorelle. Lui è sempre qui con noi, nel mio ufficio ho un suo quadro, non lo dimentichiamo».

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