MANDAS: Prova a fare quello che può sul gol, non ha colpe e non viene più chiamato in causa. Il rinvio sbagliato sul finale spegne le ultime risicate speranze. VOTO: 5.5
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Lazio-Lecce, le pagelle della redazione: tre sufficienze e pioggia di 3, una vergogna!
MARUSIC: La spinta dei terzini sarebbe fondamentale, ma quei pochi palloni toccati nella metà campo avversaria non portano mai a nulla di pericoloso. VOTO: 4.5 (Dal 46’ HYSAJ: Vale il discorso di Marusic: è in campo e non si nota. VOTO: 5)
GILA: Ennesimo gol subito per una sua incomprensibile fretta nel gettarsi a testa bassa all’assalto. Non si discute sul potenziale, ma non impara mai dai suoi errori. E stasera il filtro del centrocampo ha poche responsabilità. VOTO: 3
ROMAGNOLI: Non ha colpe sul gol subito e non commette altre sbavature. Il rosso nel finale cambia poco, crolla co n tutta la Lazio. VOTO: 5.5
NUNO TAVARES: Niente strappi, la condizione fisica è ancora precaria. Ma fa espellere Pierotti e ogni cross che parte dal suo piede è una delizia per chi viene da anni di terzini abituati ad abbattere i piccioni dell’Olimpico. Poi dietro nulla di nuovo: qualche palla persa di troppo, ma è un prendere o lasciare. VOTO: 6 (Dal 73’ PELLEGRINI: Non è Tavares ma almeno ci prova: cross interessanti, da uno nasce l’autotraversa del Lecce. Potrebbe essere stata l’ultima in maglia biancoceleste, ci prova ma non può fare più di quanto fa. VOTO: 5.5)
GUENDOUZI: Il modo in cui Coulibaly lo prende in giro è l’emblema della sua partita. La stanchezza non basta a giustificare la totale assenza di grinta e cattiveria agonistica. VOTO: 3
ROVELLA: Partita anonima, come quella di tutta la squadra. Ma siamo alle solite: gli si potrebbe chiedere un po’ più di pulizia oggi, ma quando serve inventare non ci si può certo affidare ale sue giocate. VOTO: 5 (Dal 76’ VECINO: Niente inserimenti, niente centimetri in area, niente di niente. Non lascia traccia in quella che potrebbe essere stata la sua ultima partita con la Lazio. VOTO: 4.5)
ISAKSEN: Evanescente come poche altre volte. Ci aveva abituati a perdersi sul più bello, questa sera neanche ci prova. VOTO: 4.5 (Dal 46’ PEDRO: Prendere le ultime pagelle e incollare: serve sempre lui per cambiare le partite. È l’unico che crea, che inventa, che non si dimostra mai sazio o superficiale. Non merita lo scempio che mettono in campo i compagni. VOTO: 6)
DIA: Si sbatte e prova a legare il gioco, fatica tantissimo però contro un Lecce tutto compattato nella propria metà campo e in pochissimi metri. I compagni non lo aiutano: pochissimi i palloni giocabili. VOTO: 5
ZACCAGNI: I dolori con cui convive da tempo non bastano a spiegare l’ennesima partita sotto tono. Rischia tantissimo in un paio di occasioni in fase difensiva e non crea nulla in fase offensiva: dovrebbe trascinare la squadra, ma non lo fa più da tempo. VOTO: 3 (Dal 76’ NOSLIN: Prende spunto dal suo capitano: entra male, andando spesso a pestare i piedi a Castellanos. VOTO: 5)
CASTELLANOS: Ma cos’altro deve fare? I palloni giocabili che gli arrivano in novanta minuti si contano sulle dita di una mano, lui li trasforma tutti in azioni potenzialmente pericolose. Poi trova il solito Falcone che, giocasse sempre contro la Lazio, sarebbe da finale di Champions. VOTO: 6
BARONI: Dalla tribuna assiste impotente a una partita inspiegabile da parte della Lazio. Il primo tempo è il manifesto di chi ha già finito la stagione, quando c’era tantissimo in realtà in ballo. Il cambio di Pedro dà la scossa, l’assalto tardivo serve a poco. Anche lui e il suo staff aurano le loro responsabilità, ma la famosa cilindrata mentale di cui parlava qualcuno qui tende allo zero. E la colpa, di certo, non è di Baroni o Del Rosso. La Lazio è fuori da tutto, ma i i migliori affari sono quelli che non si fanno. VOTO: 5
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