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L'addio improvviso e la terribile malattia che lo ha colpito. Parla Stefano Sanderra, ex tecnico della Lazio Primavera, che ha raccontato la sua esperienza a oltre un anno dalla separazione con il club biancoceleste a causa del male del secolo, sulle colonne del Corriere dello Spor: "Di chili ne ho persi venti a causa della malattia, ne ho già recuperati la metà". Queste le sue parole:
Mister Sanderra, la prima domanda, la più importante: come sta?
"Adesso bene. L’operazione è stata pesante, il recupero lungo. Ne sto uscendo con nuove energie. Ho visto il buio, si sono riaccese le luci. Sono pronto a ripartire, mentalmente e fisicamente".
A novembre 2024 ha lasciato la Primavera per motivi di salute.
"Il male del secolo… Un anno fa ha colpito le vie biliari, coinvolgendo tre organi: 10 ore di intervento, più altre 7 per una complicazione mentre ero in terapia intensiva. Me ne stavo andando, qualcuno mi ha rispedito indietro. Forse era ancora troppo presto».
Un periodo tremendo.
"Ringrazio l’Ospedale Gemelli e tutta la Lazio per il supporto. L’operazione, la chemio, le analisi continue. Il peggio è alle spalle. Quanto mi è successo è un motivo di trasformazione".
Il percorso con la Primavera si è interrotto all'improvviso.
"Ho lasciato la squadra a novembre, era prima. Dopo il 3-0 alla Cremonese è iniziato il calvario".
Quando ha rivisto i suoi ragazzi?
"Ad aprile, una grande emozione. Erano rimasti scioccati. Ero orgoglioso della mentalità creata, avevano interiorizzato la filosofia mia e dello staff. Abbiamo lavorato sull’anima e sulla psicologia, non solo sull'aspetto tecnico-tattico. Era il terzo anno. Il primo abbiamo vinto il Primavera 2 e la Supercoppa, il secondo siamo arrivati alle semifinali scudetto e di Coppa Italia".
È pronto a ripartire?
"Sì, e sono aperto tutto. Questa cosa mi ha arricchito, ognuno di noi deve amare il proprio destino. L’Amor fati di Nietzsche, insomma: quello che verrà, lo prenderò con grande entusiasmo. “Pronti a tutto”, ho detto sempre ai calciatori: stavolta l’ho vissuto sulla mia pelle".
Ha un approccio filosofico.
"Mi piace studiare, mentre ero in ospedale ho scritto un secondo libro, che uscirà a breve, sul lato più spirituale del calcio. Serve l’arte maieutica per tirar fuori le risorse dei ragazzi. Va riaccesa la passione, spesso è tutto troppo calcolato. Deve essere recuperato il lato emotivo, più libero, senza dare importanza massima al risultato. Il talento sennò rimane soffocato. Non diamo fiducia ai giovani. Più idee e cultura, meno ansie. Il discorso cambia per le prime squadre, lì è più un calcio di produzione".
L’allenatore perfetto?
"Una fusione tra Sarri e Ranieri".
Con Sarri ha parlato di recente?
"Pochi giorni fa a Formello. Lo vedo più felice ora di quando vinceva lo scudetto alla Juve. Tra di noi c’è stima reciproca, è un personaggio che catalizza e caratterizza le sue squadre. Un punto di riferimento e un uomo schietto".
Lotito cosa le ha detto?
"Di non mollare, che bisogna combattere. È stato contento quando mi sono ripreso".
Da giugno scorso è libero.
"Ho la valigia in mano. Ho vissuto esperienze importanti in Italia e all’estero, a Malta con l’Hibernians abbiamo vinto il campionato e centrato sempre la qualificazione in Europa. A Latina ho lasciato un grande ricordo, dalla C2 alla B in tre anni. Vediamo cosa accadrà, ho più forza e voglia di prima. Mi sento rinato".
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