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Candreva: “Il periodo migliore della mia carriera? Alla Lazio”

Antonio Candreva si è raccontato. Il ragazzo sbocciato con la maglia della Lazio ha parlato a lungo della sua carriera e non solo

redazionecittaceleste

Notizie Lazio

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ROMA - L'ex esterno destro della Lazio, Antonio Candreva, si è raccontato in un'intervista concessa ai canali social ufficiali della sua attuale squadra, l'Inter:

Io sto bene, ma è un momento brutto per tutto il mondo. Ci auguriamo passi in fretta, consapevoli che la situazione resta grave e, perciò, dobbiamo continuare a rispettare le regole come fatto fino ad ora. Tanto, facciamo un lavoro di cui non possiamo lamentarci e, per questo, stare sempre in casa con la famiglia non capita quasi mai. Vivere la quotidianità così diretta e veder crescere ogni giorno mio figlio non era mai capitato prima e fa piacere. Mio padre è a Roma e non posso vederlo. Non ne ho mai parlato molto perché non amo fare pubblicità. È malato da un anno a causa di un brutto male, ma sta lottando e gli sono vicino. Lo abbraccio a distanza. Farà bene a tutti noi, ci godremo appieno le piccole cose, come le passeggiate o anche quei pochi minuti passati con i cari. Ci servirà da lezione per il futuro. Siamo iperattivi, non certo da film e divano. Ci piace molto allenarci in casa. Lei è super sportiva, durante l’anno si allena con il sorriso e adesso con me ha trovato pure una spalla. Ha anche un bel piede, perciò spesso palleggiamo. Facciamo fare tante cose a nostro figlio Raoul, le giornate sono lunghe perciò sfruttiamo il balcone. Amazon ci sta aiutando parecchio, lì abbiamo comprato alcuni giocattoli per nostro figlio. Il mister mi massacra davanti a tutti per il mio taglio attuale. Lo prendo in considerazione, visto che l’estate si avvicina. L’idea partì la scorsa estate: mi resi conto che non la toglievo da un anno e Allegra era d’accordo. Perciò la tagliai. Bello è diverso da significativo. Penso al primo gol di tre anni e mezzo fa nel derby. Il primo con la maglia nerazzurra e sotto la curva, al di là del pari finale. Lo ricordo con amore. La mia partita più importante? Penso con la Ternana ad Empoli, ancora minorenne. Il nostro mister allenava occasionalmente in Prima Squadra e perciò decise di regalarmi l’esordio con i grandi. Il calcio mi manca tantissimo, gli allenamenti e lo scherzo con i compagni, la domenica, lo stadio e i tifosi, la partita e le emozioni uniche che sa regalare. Non ho mai avuto un idolo. Sempre apprezzato i numeri dieci, l’eleganza e la forza di un giocatore. Scaramanzia? No, di nessun tipo perché non sono superstizioso. Magari, prima di scendere in campo, allaccio prima la scarpa sinistra. Il numero di maglia? È la mia data di nascita che ho sempre portato con me. Lo avevo già scelto alla Lazio. Per continuità e ruolo all’interno della squadra, dico alla Lazio. Feci un percorso determinante che mi diede la possibilità di approdare in un top club come l’Inter. Devo ringraziare i biancocelesti. Mi piacerebbe fare l'allenatore, ma non saprei dire se sarò bravo. Quando verrà il momento, sarà tutto diverso. Devi capire tutti i giocatori. L’allenatore deve essere un po’ papà e un po’ psicologo. Non è facile”.