È stata intervistata dalla rivista ufficiale della società, Lazio Style 1900 Official Magazine, Carolina Morace. L’allenatrice della Lazio Women è stata capace di ripotare la squadra in Serie A con una cavalcata incredibile. Un’ampia intervista, di cui qui vi riportiamo un estratto. Di seguito le sue parole.
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Morace: “Lazio Women disposta a tutto per la promozione”
L’allenatrice della selezione femminile biancoceleste è stata intervistata dalla rivista ufficiale della società: qui un estratto
Ritorno al passato
“È stato mio padre a trasmettermi la passione per il calcio. Io e mio fratello siamo cresciuti giocando insieme a calcio. Lui poi era stato anche preso dalla Primavera del Verona, ma alla fine ha preferito scegliere un’altra strada e oggi è un architetto. Mio padre era ufficiale di Marina, mia madre invece faceva la casalinga e insegnava. Loro sono sempre stati d’accordo con la mia scelta di giocare a calcio, ma allo stesso tempo volevano che io continuassi i miei studi. È grazie a loro se oggi sono anche un’avvocatessa. Mentre giocavo mi pagavo gli studi, oggi ho ancora lo studio legare in cui ho esercitato. Ovviamente oggi non lo faccio più, sono solamente socia e addetta alle pubbliche relazioni”.
Carriera in campo
“Penso che io fossi forte, intelligente, potente e anche agile. Probabilmente mi rivedo un po’ in Vialli, anche se io ero meno cavallo pazzo (ride, NdR). Qualcuno mi paragonò anche al portoghese Eusebio, però io in carriera non l’ho mai visto giocare. Dei calciatori della Lazio, invece, ho sempre apprezzato Vieri e Boksic”.
Ritorno alla Lazio
“Dopo la chiamata del presidente Lotito, il primo contatto che ho avuto è stato con Monica Caprini. Lei è stata prima una mia compagna di squadra alla Lazio, poi successivamente ho anche avuto occasione di allenarla. Mi ha detto che quando Bianchessi le ha anticipato che sarebbe arrivato un coach importante ha subito pensato a me. Però so che non erano tutti convinti che io potessi accettare la proposta”.
Primo discorso da allenatrice
“Fu strano, all’epoca avevamo tutti quanti le mascherine: dissi loro che ero orgogliosa di allenare questa squadra. Personalmente preferisco l’agire al parlare, sono una personadiretta. Dopo un mese che parlavamo, ho aumentato sedute ed intensità. Ho ringraziato le ragazze: non hanno mai battuto ciglio pur venendo da otto ore di lavoro. La loro riposta è sempre stata che erano disposte a tutto pur di ottenere la promozione”.
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